La tribù rossa che non molla il potere

Mi domandavo perché chi appoggia questo governo disprezzi e respinga come insignificanti le critiche fatte dai giornalisti, dagli intellettuali, dagli studiosi.

Francesco Alberoni - Dom, 06/01/2019 - 15:34

In un recente articolo Angelo Panebianco ha dato la sua risposta al quesito che avevo posto nel mio articolo del 30 dicembre su il Giornale, in cui mi domandavo perché chi appoggia questo governo disprezzi e respinga come insignificanti le critiche fatte dai giornalisti, dagli intellettuali, dagli studiosi.

E preferisca credere a persone inesperte, purché diverse, nuove. Panebianco spiega questo rifiuto osservando che la vecchia élite del potere non era più capace di capire i bisogni popolari. Questo perché, mentre in una vera democrazia la classe dominante emerge a poco a poco grazie al merito, in Italia ha raggiunto il potere attraverso legami famigliari o di parentela, cioè perché uno era figlio, o figlia, o fratello, o sorella, o marito, o moglie o ex marito o ex moglie di qualche potente. E questo in tutti i campi, dalla finanza al giornalismo, alla letteratura, alla televisione, al cinema, agli alti gradi della burocrazia statale, della sanità, della magistratura.

La classe dirigente italiana, osserva Panebianco, non è una élite democratica, è una oligarchia formata da parenti. Io aggiungerei, a quanto lui scrive, che il suo tratto distintivo non è solo la parentela, ma anche una comune ideologia di sinistra, senza la quale non potevi far carriera, vincere un concorso, nemmeno essere ricevuto dalle persone che contano. Le forze politico-culturali contrarie (Democristiani, Psi, Psdi, Repubblicani e Liberali) sono state annientate da Mani Pulite e Berlusconi, ma quest'ultimo non ha mai raccolto attorno a sé gli intellettuali, non ha mai creato per loro istituzioni idonee. Ha lasciato che la gente di sinistra si infiltrasse anche nelle sue televisioni.

Panebianco, quindi, ha ragione, ma aggiungendo che la struttura familistico-tribale dominante è anche una consorteria ideologica che respinge e ostacola tutti coloro che la pensano diversamente. Questa consorteria chiusa è stata incapace di capire i problemi della popolazione, che si è ribellata ed ha votato per i grillini e Salvini. Però i suoi intellettuali e i suoi giornalisti continuano a occupare le posizioni chiave nella televisione. I più noti volti televisivi come Gruber, Fazio, Mieli e Travaglio sono sempre gli stessi.

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