Riuscirà Landini a dire qualcosa di moderatamente di sinistra?

Ma la eterna sfida tra proprietà e lavoro continuerà. Anzi: esploderà con un fragore senza precedenti.

di Sergio Luciano, 26.1.2019 www.italiaoggi.it

Il lavoro del prossimo decennio somiglierà pochissimo a quello del decennio trascorso. Ma la eterna sfida tra proprietà e lavoro continuerà. Anzi: esploderà con un fragore senza precedenti. Perché una quantità di lavori finora svolti da uomini con l'ausilio di macchine sarà svolta da macchine progettate da altre macchine per lavorare senza alcun ausilio da parte degli uomini. Se n'è parlato ieri al World Economic Forum di Davos, dove sono risuonate parolacce come «tassazione alternativa» o come «reddito di base universale». Già, perché la rivoluzione tecnologica dell'intelligenza artificiale che rende le macchine autonome dall'uomo è così poco intelligente da non saper rispondere a una domanda semplice-semplice: visto che non serviranno più lavoratori per produrre, chi avrà più in tasca i soldi per comprare i prodotti?

Ecco, prendere un mandato sindacale importante come la segreteria della Cgil, com'è successo a Maurizio Landini, in una fase storica del genere e in un Paese particolare come l'Italia, è una supersfida. E, diciamo la verità: il personaggio, sanguigno e tonante, si presenta con molte luci ma anche alcune ombre. C'è chi gli dà del massimalista e del paleocomunista. Perché di lui si ricorda soprattutto la contrapposizione frontale con Sergio Marchionne sul futuro della Fiat, dove sicuramente lo scomparso manager italiano-canadese iniettò furbizie e doppigiochi ma costruì sviluppo anche per l'Italia e ci stiamo già accorgendo quanto quella scelta non sia stata banale. Landini collocò la sua Fiom-Cgil su posizioni isolate rispetto a Cisl e Uil, che firmarono il contratto aziendale con Fiat senza di lui.

Ma Landini isolò, in quel caso virtuosamente, la Fiom nella polemica frontale sul disastro ambientale dell'Ilva, su cui proprio ieri la Corte dei diritti umani ha dato torto all'Italia.

Insomma un combattente, un duro, secondo cui il lavoro deve produrre benessere per tutti: per la proprietà e per i lavoratori. La proprietà resta privata (in questo Landini non è un comunista classico) ma deve rispondere di quel che fa e non può guadagnare infinitamente di più di chi lavora. Nei fatti, è fisiologico che la proprietà si adoperi per guadagnare sempre di più, e i lavoratori per prendersi una fetta sempre maggiore del guadagno che la proprietà tende a tenere per sé. Non c'è niente di male: è una contrapposizione di interessi. Nella quale la sinistra italiana ha rinunciato da anni ad avere un ruolo, preferendo - i suoi ducetti - iscriversi tout-court al partito della proprietà. Riuscirà Landini a dire qualcosa di (modernamente di) sinistra? O la Cgil continuerà a essere un sindacato di pensionati senza interesse per il futuro?

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