Quando se ne vanno? I fatti non bastano

Il caos italiano spiegato con il grasso del potere che legittima l’assurdo

di Giuliano Ferrara, 24.1.2019 www.ilfoglio.it

Commenti 11

La domanda delle domande, che corre sulla bocca di molti, è: quando se ne vanno? Un’alternativa politica e parlamentare non c’è, allo stato, quindi niente garantisce un esito positivo di un’eventuale crisi, che rovesci il peggio delle tendenze venute fuori con il voto del 4 di marzo del 2018 e la formazione avventurosa, con il contratto fra due minoranze faziose che fanno maggioranza, del governo del cambiamento. Tuttavia si insiste: quando se ne vanno, come si può continuare così in economia col ristagno e la diffusione di un confuso assistenzialismo clientelare di massa, in politica estera con l’isolamento e lo sfascio, in devastazione delle istituzioni come programma di ogni giorno, occupazione di tutti i luoghi di potere, esibizione di ruffianerie che superano perfino quelle del passato, mascheramenti, bullismi contro i tentativi di integrazione degli immigrati, proclami antisemiti, forconismi, complottismi, idiozie? C’è chi dice che la fiammella si sta consumando più velocemente del prevedibile, chi dice dopo le elezioni europee, ma è un si dice, un chissà balbuziente, si va a tentoni, a intuito, nessuno in verità sa niente, nemmeno gli autori della grande truffa.

  

Proviamo a individuare, per essere realisti, l’unico successo vero di questa classe demagogica e discutidora, esibizionista, velleitaria ma sbandieratrice. Sono riusciti, questo sembra il punto, a portare alle sue conseguenze di parata la fanfara della rottura di sistema senza però essere costretti a rompere il guscio di regole fondamentali, la gabbia, dell’Unione europea, dei suoi rapporti di solidarietà tra alleati e partner, della sua moneta senza la quale l’intero progetto del cambiamento, così perfettamente italiano, così volgarmente pittoresco, affonderebbe inesorabilmente. Stanno un po’ di qua e un po’ di là, con il piede in due staffe. Quando la Grecia raggiunse quel limite, in tutt’altro contesto, e si trovò obbligata a scegliere, sappiamo come è andata. L’Italia a quel punto è riuscita per adesso a non arrivare. Sono arrivati di rincalzo i gilet gialli, che lì tirano sassi e bloccano strade, qui fanno la stessa cosa ma al governo del paese. La Merkel fa quel che può e che obiettivamente, senza più al suo comando il partito di riferimento (Cdu e Csu) e con la crisi galoppante della socialdemocrazia, è poco. Per ogni dove, dalla Spagna alla Polonia alla lega anseatica dei super ricchi, da Londra a Budapest, tira un’aria di buriana più o meno sotto controllo, più o meno meteorologicamente prevedibile. Allignano l’espansionismo russo, il disimpegno caotico americano, le guerre commerciali. Che l’Italia sia incasinata come mai prima nella sua storia è considerato parte di una geografia generale del disordine, più che uno scandalo individualizzabile.

  

Così la governabilità ha cambiato di segno. Il tuìt e il post, lo spirito cazzaro, regnano incontrastati, i sondaggi registrano la nuova morfologia ferragnez della comunicazione politica, e chi si occupa delle cose sode, qualche presidente di regione, il sindaco di Milano, la Lega del nord imprenditoriale e bottegaia, residui di istituzioni, un pezzo dell’opposizione politica, associazioni e movimenti tra cui un sindacato che speriamo in ripresa, si ritrova per ora con un pugno di mosche in mano: è il fascio debole della politica, desolidarizzata, delegittimata, prostrata davanti alle tecniche di vendita all’incanto dell’antisistema che viaggia con le cautele del sistema e le protezioni del guscio di regole ancora teoricamente, virtualmente in vigore, contro il fascio forte dei pronunciamenti sconnessi, attivistici, vitalistici, gridati e fervorosi il giusto. Inoltre, e non è un particolare da poco, questi occupano tutto l’occupabile, è considerato non si dica decente ma inevitabile uno spoils system barbarico, privo di una qualunque razionalità, robe che mai nemmeno Craxi, Berlusconi o Renzi hanno osato pensare possibili. Asini che attaccano asini dove vogliono.

  

Quando se ne andranno a casa? Teniamo anche conto del piacere animalesco, giovanile e buzzurro, non professionale, tribale, di stare insieme, Truci e Balconari, uniti nel grasso del potere che legittima l’assurdo, e teniamoci stretti alle nostre incertezze previsionali.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Commenti

Stearm 24 Gennaio 2019 - 16:04

Gli effetti dei governi sulla crescita nel breve periodo sono però relativamente limitati, perchè altre variabili giocano un ruolo più determinante. L'esistenza stessa di un cilco economico è da considerare una regolarità empirica (un pò come le maree). Per fare un esempio, Trump si trova da un anno e mezzo in una fase ascendente del ciclo iniziato prima che arrivasse al potere, probabile che, a prescindere dall'impatto delle politiche messe in atto nell'ultimo anno e mezzo, questo ciclo durerà ancora per un certo periodo prima che inizi una fase recessiva. Ed è probabile che le politiche dell'ultimo anno e mezzo influenzeranno l'intensità e la durata della prossima recessione. Lo stesso vale per le politiche di questo governo, ovvero che il rallentamento dell'economia italiana nel 2018 sia dipeso in prima linea da fattori fuori dal controllo del governo, ma che gli effetti delle politiche attuali influenzeranno più la durata e l'intensità della crisi nel medio periodo.

Report

Rispondieleonid 24 Gennaio 2019 - 14:02

Ben detto uniti nel grasso del potere! Ma la domanda è , su quanto grasso possono ancora contare. Perchè al momento questi signori stanno facendo la loro rivoluzione col grasso accumularo dai loro predecessori . E non mi riferisco ai politici, che gira e ti rigira ultimamente sono tutti fatti con lo stampino . Ma agli italiani che ci hanno preceduto e che ci hanno messo tutta la loro vita per farci crescere nel grasso . Durerà? E quanto durerà? Non credo che le elezioni europee che tutti aspettiamo con ansia potranno darci una risposta adeguata a tale domanda. Certo si potrà constatare quanto gli italiani viventi si siano resi conto del casino in cui ci stiamo cacciando. Ma la fanfara che costoro stanno suonando, facendo la parte in commedia di essere forza di governo e di opposizione, fino ad ora si sta trascinando dietro un sacco di gente speranzosa di raccogliere caramelle, dolci, soldi e chissà cos'altro ancora.

Report

Rispondistearm 24 Gennaio 2019 - 20:08

Durerà Eleonid. Hai mai visto un bambino dire alla mamma che ha mangiato troppe caramelle?

Report

Rispondicarlo.trinchi 24 Gennaio 2019 - 14:02

Costruire un’alternativa, altrimenti saremo allo sfascio. Costruiamo credibilità altrimenti non vi è via di uscita alle chiacchiere. La ricostruzione è difficile da comprendere se viene da coloro che hanno spinto il popolo credulone a mandare questi al governo. Se malgrado le incongruenze da questi commesse gli stessi hanno consenso vuol dire che chi c’era prima di loro non si deve ripresentare ma vanno cercate facce e partiti nuovi. Il cosiddetto centro è un ago della bilancia e non una massa determinante, quindi la ricerca deve scendere a livelli di popolo che pur non grida vuole concretezza. Se così non si farà caro direttore aivoglia a spremersi le meningi su quello che è e non su quello che vorremmo avvenisse.

Report

Rispondistearm 24 Gennaio 2019 - 14:02

Una cosa sola manca in questa analisi, la divisione ormai netta a livello politico tra Nord e Sud. Capisco che la Lega in confronto al partito della redistribuzione senza crescita (del neo-sofista Grillo) può essere visto, ad essere molto ottimisti, come un argine e concediamo pure che gli amministratori leghisti siano amministratori discreti (ma qui più che ottimismo, bisogna rallegrarsi di rotonde e capannoni). Nonostante ciò, la contraddizione di fondo rimane, può la Lega aspirare a rappresentare gli interessi di tutto il Paese? E' da trent'anni ormai che a questa domanda si preferisce non rispondere, anzi si preferisce non porsela proprio. Il collante era Berlusconi, uno capace di parlare alla pancia di tutto il paese e amatissimo al Sud, ma è proprio al Sud che l'avanzata dei redistribuzionisti è inarrestabile o almeno lo è stata (con punte del 70% alle scorse elezioni). Non per essere catatrofista, ma il compromesso Lega-M5S può anche essere l'ultimo compromesso unitario.

Report

Rispondifranco.malandra 24 Gennaio 2019 - 14:02

Caro Giuliano ci possono aiutare solo le agenzie di rating declassando i bond del debito pubblico italiano a titoli spazzatura perchè temo che la 'cattiva' speculazione abbia deciso di spennarci piano piano visto che ci vantiamo di avere un robusto risparmio privato. Fuori di metafora per gli investitori (io nel mio piccolo ho acquistato ultima emissione BTP ITALIA ) lo spread italiano oscillante tra 250 e 300 è perfetto ne troppo basso per i guadagni ne troppo alto come nel 2011 da far saltare il banco. Think different cordiali saluti Franco

Report

Rispondigiantrombetta 24 Gennaio 2019 - 10:10

Affresco impeccabile, non c’e’ che dire. Quanto al tenerci stretti alle nostre incertezze previsionali, oso porre un solo interrogativo. Arriveranno presto i risultati delle elezioni europee, e, a dar retta a tutti i più accreditati sondaggisti, si dovrebbero registrare due cose : un fortissimo incremento della Lega ed una forte flessione dei pentastellati. La domanda previsionale che sorge mi pare semplice: reggerà l’attuale contratto di governo a questo tsunami politico, ove i sondaggisti l’avessero azzeccata? A corollario posso solo aggiungere che sempre a dar retta ai sondaggi, dalle elezioni europee dovrebbe uscire numericamente una coalizione di centro destra modello marzo scorso a guida leghista in grado di conquistare largamente la maggioranza del,Parlamento italiano con la legge elettorale vigente. Teniamoci stretti alle nostre incertezze previsionali, pero’....

Report

RispondiStevekarakorum 24 Gennaio 2019 - 07:07

Ottime riflessioni... già..quando se ne vanno ? ma siamo poi sicuri che questi se ne vanno da soli una volta resi consapevoli della loro incompetenza irresponsabilità e pericolosità ? e soprattutto , quando i nostri concittadini si renderanno conto di quanto sono stati ingannati ? l'arroganza manifestata in ogni loro atto politico , in ogni loro auto dichiarazione su fb subito rilanciata da tutte le tv dimostra la protervia di chi sa di avere un potere blindato. Serve una mobilitazione , una nuova resistenza democratica ...altrimenti non rimane che l espatrio (prima che diventi confino)

Report

Rispondijoepelikan 24 Gennaio 2019 - 15:03

E tutto questo solo perché non ha vinto il suo partito che, se avesse vinto, avrebbe lo stesso potere blindato. Che guarda caso, si chiama maggioranza parlamentare. Come sempre, alla Sinistra la democrazia va bene quando vince la Sinistra. Che reazione infantile! Alle prossime elezioni si rivoterà e si vedrà.

Report

RispondiSkybolt 24 Gennaio 2019 - 17:05

E' antropologia, carissimo.

Report

Rispondistearm 24 Gennaio 2019 - 17:05

E' anche antropologia, autoconvincersi che esista un'entità immaginaria chiamata 'sinistra' comprendente una massa non differenziata di nipotini di Stalin che comprende sia un Calenda e Renzi come pure un Landini e, perchè no, Mario Capanna (evito di aprire la polemica su Battisti che, a sentire chi la storia non la studia, ma se la inventa, era all'epoca indistinguibile da un Berlinguer). Anzi più che antropologia è una forma di paleo-archeologia, visto che siamo nel Ventunesimo secolo e che la Guerra Fredda è finita. O forse una forma di psicosi collettica visto che c'è una grande parte di questa massa informa di ex-comunsiti che considera Renzi o Calenda dei traditori, naturalmente sbagliandosi perchè in realtà una volta comunisti (Renzi e Calenda sicuramente lo saranno stati), comunisti si resta. I paraocchi ideologici purtroppo o si decide di toglierseli attraverso l'autocritica oppure rimangono vita natural durante

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata