C'è carenza di medici per i quali però c'è anche il numero chiuso

Fra le preoccupazioni suscitate dalla legge 100 sulle pensioni c'è quella sul futuro del Servizio sanitario nazionale

di Gianfranco Morra. 8.2.2019 www.italiaoggi.it

Fra le preoccupazioni suscitate dalla legge 100 sulle pensioni c'è quella sul futuro del Servizio sanitario nazionale. Che già ora conta su un numero di operatori troppo limitato rispetto alle necessità. E sono per lo più di età matura (media 55 anni) e certo con il pensionamento anticipato se ne perderanno tanti. E ciò vale anche per gli infermieri; si parla di 50 mila posti oggi vacanti.

Il problema è aggravato dal fatto che il nostro paese assiste a una fuga di personale medico verso altre nazioni europee. Tra il 2010 e il 2016 non meno di 70 mila medici italiani hanno scelto altri lidi, circa mille defezioni ogni anno. Ciò è dovuto alle migliori condizioni economiche che trovano fuori Italia: dove la media del compenso è di euro 4 mila euro mensili più l'alloggio. La retribuzione in Germania è superiore a quella italiana del 33% e in Svizzera del 26%.

Le corsie si stanno svuotando? Non poco. Del resto la possibilità della pensione a 62 anni tenta non pochi medici anche per il malessere dovuto alle difficoltà reali del loro servizio: eccessiva burocratizzazione, sempre maggior lavoro anche notturno e festivo per la mancanza di personale, poco apprezzamento della loro opera da parte dei familiari dei ricoverati, non pochi dei quali arrivano a denunciarli e anche ad aggredirli. Senza che lo Stato abbia predisposto adeguati strumenti di tutela e difesa. Gli esperti prevedono in 60 mila le prossime uscite di medici e dirigenti: 45 mila a 65 anni, 25 mila con l'anticipo a 62 della nuova legge. Ciò vale anche per i medici di famiglia, che hanno un contratto e regole proprie (la loro data normale di pensionamento è più alta). Ma anche molti di loro sono vicini alla pensione e nei prossimi cinque anni vi entreranno in 20 mila. Cioè 20 milioni di italiani perderanno il medico di famiglia.

Occorre dunque un impegno forte da parte dei politici e degli amministratori per ridurre questi disagi. Occorre potenziare le scuole di specializzazione, anche perché il lavoro del medico non può essere affidato subito a chi manca di conoscenze ed esperienza. Occorre tempo ed è utile una osmosi tra le diverse generazioni dei medici. Oggi il numero di posti nelle scuole di specializzazione è del tutto insufficiente per le necessità del Servizio sanitario nazionale. Proprio mentre il lavoro dei medici diventa sempre più specialistico. Occorre poi sbloccare le assunzioni e adeguare i compensi alla media europea (il contratto nazionale dei medici è fermo da dieci anni).

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