Parla l’ex: "I grillini? Sono solo una scatola vuota"

Il fedelissimo di Casaleggio: «Non c’è un progetto economico»

Angelo Allegri - Mer, 20/02/2019 www.ilgiornale.it

«I Cinque stelle sono un contenitore vuoto. Anche dal punto di vista del programma economico. E non può essere che così, perché il movimento non è altro che una creatura personale, ideata e costruita all`interno di una società di consulenza che si occupa di pubblicità e di strategie sulla Rete.

Non di altro».

Nicola Biondo, scrittore e giornalista, è stato uno degli uomini più vicini a Gian Roberto Casaleggio e, fino al 2014, responsabile della comunicazione dei Cinque Stelle alla Camera. L`anno scorso ha pubblicato, insieme a Marco Canestrari, Supernova. I segreti, le bugie e i tradimenti del moVimento 5 stelle (Ponte alle Grazie). «Accusavano Berlusconi di avere costruito su Publitalia lo scheletro di un partito politico», racconta. «Qui si va ben oltre, qui l`identificazione tra azienda e politica è totale».

Che cosa intende?

«Tutto è nato nella testa di Gian Roberto Casaleggio che a un certo punto ha stabilito un principio: il movimento oggi e lo Stato poi, si governano attraverso un`azienda, la sua. E Gianroberto, che era davvero geniale, riusciva a ridurre tutto alla semplicità, sostanzialmente a un meccanismo pubblicitario. Praticando spessissimo quello che il blog di Grillo condannava con parole feroci».

Per esempio?

«Un esempio è stato il salto di qualità in termini di fatturato. Per la Casaleggio il momento della svolta arriva quando inizia a lavorare per l`Idv di Antonio Di Pietro. È l`azienda a incassare una bella fetta di finanziamento pubblico del partito. Le ricordo che in quegli anni per i grillini erano soldi praticamente rubati. Poi tenga presente il significato originario delle Cinque Stelle, che rappresentano alcuni macro-temi: acqua, ambiente, trasporti, connettività, sviluppo. All`inizio sono tutti argomenti che hanno una connotazione di sinistra e il Movimento pesca proprio tra i delusi della sinistra. Poi Gianroberto, che ha una sua strategia, decide di dare un taglio netto. È lui a dettare una serie di post che vengono pubblicati in Rete e che sono contro gli immigrati, contro i romeni e così via. Si va a destra, ma destra e sinistra non contano. Da questo punto di vista Casaleggio è un vero arcitaliano».

E cioè?

«Arcitaliano nel senso in cui ne parlava Giorgio Bocca: quello che giovava a lui andava per definizione bene al Paese. Nella sua creatura una visione economica precisa non c`è mai stata. Prendeva concetti di sinistra, li rielaborava da uomo d`azienda di destra che si era appiccicato l`immagine da imprenditore illuminato alla Olivetti, figura dalla quale era lontanissimo. Un giorno ci confidò che era tra i quattro gatti che andava a sentire il Bossi delle origini. Poi abbiamo controllato e abbiamo avuto delle conferme: era vero, ma allora non avrebbe mai potuto dirlo pubblicamente».

Lei parla solo di Casaleggio, ma non delle idee di Grillo.

«Ma la figura di Grillo va capita: è stato un volto, un megafono. Casaleggio aveva bisogno di una maschera da mettere sul palcoscenico visto che lui i voti non avrebbe mai potuto prenderli. Grillo a quello è servito: è una lavagna intonsa, un foglio bianco, attraverso cui Casaleggio ha veicolato i suoi messaggi. Di suo non ha mai avuto un`idea. Di recente ha fatto rumore il fatto che abbia firmato il manifesto pro vaccini di Roberto Burioni; le assicuro che domani potrebbe firmare il contrario. È capitato anche a me di accompagnarlo in giro per l`Italia. Quando doveva parlare ci vedevamo nel suo camper, gli dicevo: oggi si parla di questo, le cose da sapere queste, i messaggi da fare passare questi altri ancora. Divulgava un copione scritto da qualcuno. Non è mai stato un leader. Anzi, le confesso che anche per me è stato una delusione, pensavo avesse più sfaccettature, più profondità».

Oggi però le cose sono cambiate, Gianroberto è morto, e a succedergli alla guida dell`azienda è stato il figlio Davide.

«Che ha, se possibile, perfezionato il conflitto di interessi. Ha formalmente separato l`azienda dal movimento, affidando quest`ultimo alla piattaforma Rousseau. Un giochetto, visto che ha in mano la Casaleggio e ha anche il controllo assoluto di Rousseau. Il partito resta l`asset commerciale su cui la società di famiglia fonda le sue azioni di lobbying. Anzi, detto più chiaramente, è l`unico asset commerciale. Dal punto di vista tecnico l`azienda non è granché, visto che ha inaugurato Rousseau per vederselo hackerare il giorno dopo. Eppure ci sono grandi imprese come Poste Italiane e molte altre che fanno la fila per partecipare alle sue iniziative. Ci sarà pure un motivo».

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