Perché l’illusione dell’eccezionalismo italiano ci sta demolendo

Gli altri ci odiano, il deficit non esiste, la Bce è autoritaria, la globalizzazione ci fiacca. I mantra vittimisti portano allo schianto

di Mario Seminerio 7 Aprile 2019 www.ilfoglio.it

Come in uno stanco rituale, anche l’ultimo aggiornamento delle previsioni di crescita per l’Italia, elaborato questa volta dall’Ocse (ma il teatrino si ripete per qualsiasi ente di ricerca ed organizzazione internazionale si azzardi a prevedere la “sottoperformance” della nostra economia), è stato accolto a Roma e dintorni da fremiti di sdegno pavloviano ed accuse di condotta anti-italiana, frammiste a concetti del tipo “voi non capite, le cose non stanno in questi termini”. Ogni volta, pare che agli incauti previsori sfugga la “ricetta segreta”, quella che metterà pepe e benzina nella crescita italiana. Ogni volta, mestamente, i consuntivi ratificano che l’ingrediente magico non è affatto magico, e spesso si rivela addirittura tossico.

Anche a questo giro, quindi, dall’Italia non sono mancati i rilievi, tra priapismo mascellare e condiscendente pedagogismo, sulla mancata comprensione dell’eccezionalismo della nostra economia. Quelli di Matteo Salvini, uno abituato a mangiarsi lo spread a colazione e postarne la foto sui social, o quelli di Luigi Di Maio, che per un divertente riflesso pavloviano vede complotti di “austerità” contro l’Italia ogni volta che qualche osservatore esterno si dice in disaccordo con le misure di politica economica del governo

Quanto al premier Giuseppe Conte, sempre alla ricerca di qualche interlocuzione per rinviare il più possibile la scelta dell’albero a cui impiccare il paese, il suo vaticinio resta saldo: un primo semestre zoppicante per cause esterne (ça va sans dire) e poi un’accelerazione da luna park per toccare i livelli di crescita vaticinati a inizio anno nei documenti di bilancio.

Perché, vedete, loro avevano esattamente previsto il rallentamento: anche per quello hanno evitato di scrivere una crescita del 3% ed oltre, come invece strologato dall’ex ministro Paolo Savona, che aveva ipotizzato di “invitare” le controllate pubbliche a dar fondo nel 2019 ai budget di spesa per il successivo quadriennio ed oltre; invito rimasto incomprensibilmente inascoltato.

Ma forse serve fermarsi a riflettere sull’eccezionalismo italiano, che ormai sta mettendo profonde radici nel modello culturale del paese. L’ultimo bollettino mensile della Bce ha certificato un nuovo primato: il nostro paese è l’unico in Eurozona a necessitare di un avanzo primario per stabilizzare il rapporto debito-Pil. Nel 2017, infatti, tutti i paesi dell’area euro tranne il nostro hanno registrato tassi di crescita nominale superiori al costo medio del debito pubblico, la condizione necessaria a ridurre l’indebitamento. Avere un avanzo primario alimenta un circolo vizioso di soffocamento dell’economia del paese, a cui vengono sottrarre risorse destinabili alla crescita.

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