Il Parlamento ingiunge, la burocrazia non fa

». Norma di grande civiltà: perché chiedere al contribuente un documento già in proprio possesso?

di Marino Longon, 17.4.2019 www.italiaoggi.it

L'articolo 3 del disegno di legge in materia di semplificazioni esaminato dalla Camera e in attesa del voto del Senato vieta all'Agenzia delle entrate di chiedere ai contribuenti «documenti relativi a informazioni disponibili nell'Anagrafe tributaria». Norma di grande civiltà: perché chiedere al contribuente un documento già in proprio possesso? Peccato che una norma simile sia già stata approvata almeno tre volte, evidentemente senza grandi risultati pratici.

La prima volta risale alla riforma Bassanini del 1990 che, al comma 2 dell'articolo 18, stabiliva che «al contribuente non possono, in ogni caso, essere richiesti documenti e informazioni già in possesso dell'Amministrazione». A quei tempi, una norma rivoluzionaria. Ma le abitudini sono dure a morire. Così il legislatore, dieci anni dopo, pensò bene di intervenire con una legge particolare, lo Stato dei diritti del contribuente, che aveva la pretesa di fissare i principi generali, inviolabili, del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione (è invece una delle norme più violate dallo stesso legislatore).

All'articolo 6, comma 4, si fissava solennemente il principio che «al contribuente non possono, in ogni caso, essere richiesti documenti ed informazioni già in possesso dell'amministrazione finanziaria o di altre amministrazioni pubbliche». Repetita iuvant. Nonostante ciò la pubblica amministrazione non perse la (comoda) abitudine di chiedere al cittadino documenti già in suo possesso, tanto che 11 anni dopo il legislatore ritenne necessario ritornare sull'argomento con l'articolo 15, comma 1, della legge 12 novembre 2011, n. 183 ribadendo, per la terza volta, il principio che la p.a. non può più richiedere ai cittadini la presentazione di documenti detenuti da altre pubbliche amministrazioni.

Ora siamo alla quarta «grida». Evidentemente, in Italia, nemmeno la pubblica amministrazione ha il sacro rispetto per la legge, ed è necessario richiamarla continuamente ai suoi doveri. Oppure il valore primario di questa norma (non è un caso se l'approvazione è sempre avvenuta poco prima di una chiamata alle urne) non è quello giuridico ma quello estetico: una specie di spot elettorale, da non prendere troppo sul serio.

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