A 38 giorni dal voto europeo i giornali sono pieni di aria fritta prodotta dai partiti

Ballando (altro giro!) sul Titanic. Ma il tira e molla di tutti con tutti sta proprio finendo

di Domenico Cacopardo, 19.4.2019 www.italiaoggi.it

Sfogliate i giornali, cari lettori. Online, in casa o al bar date un'occhiata ai quotidiani di oggi, per esempio, e troverete pagine e pagine dedicate ai dissensi tra leghisti e grillini. Posizioni, sottoposizioni, distinguo e sottodistinguo, insulti espliciti e impliciti di entità sempre più rilevante, anche se (lo sappiamo benissimo) questo metodo di lavoro è comparso sulla scena il 2 giugno 2018, giorno successivo al giuramento del governo giallo-verde. Ma ora, alla vigilia (mancano solo 38 giorni) delle elezioni europee, piemontesi e di tante altre realtà locali, l'ampiezza delle polemiche è tale da occupare oltre tre quarti della cronaca politica.

Lo dico subito: aria fritta, agitata per la convinzione (per me erronea) che in questo modo siano ampliate le aree di consenso delle forze di governo pur mantenendo una formula di coalizione (il contratto) che comporta il «potere» cui nessuno dei due protagonisti intende rinunciare. Più ognuno è disposto a sacrificare concrete esigenze e posizioni, più alza la voce imprecando a questa o quella mosse dell'amico-avversario.

Nessuno capisce, per insufficienza politica e culturale Di Maio; per eccesso di sufficienza, Salvini, che prima o dopo, più prima che dopo, arriverà il momento che l'ennesimo passo falso sarà così falso da non poter consentire un passo indietro o laterale e, quindi, rendere troppo largo –incolmabile- il varco tra i partiti di governo. Oggi, peraltro, già si vedono i punti critici sui quali la nave di Conte potrebbe incagliarsi e affondare.

La politica estera. Nel momento in cui l'inconsapevole, inesperto e insufficiente premier chiama in soccorso (sulla vicenda Libia) Donald Trump, ammettendo così la sconsolante impotenza del governo, è costretto ad ascoltare la richiesta, un po' ricattatoria, dell'interlocutore: riconoscete Guaidò in Venezuela. Siamo dell'idea che la terzietà italiana tra Maduro, con il suo regime corrotto e finto popolare (basterebbe approfondire un poco, solo un poco il tema dei gerarchi di regime che, pieni di soldi, si rifugiano a Miami), e Guaidò sia stata una sciocchezza, anche per l'abbandono di decine di migliaia di italo-venezuelani, abbandonati al loro destino dalla madre-patria.

Ma sappiamo che, se il governo vuole ottenere il vitale appoggio di Trump per riavere un qualche ruolo in Libia, dovrà scegliere Guaidò e aprire un'ennesima frattura con la cosiddetta base grillina (che è una base virtuale, giacché è costituita da una sparuta comunità di tributari di Casaleggio e della sua Rousseau, e da una massa di simpatizzanti pronti a diventare antipatizzanti). E di fratture, il sistema Casaleggio&Di Maio non ne può sopportare altre.

E, sempre in materia di politica estera, la compresenza di tanti protagonisti e di tante linee non potrà non regalarci le logiche conseguenze: prima fra tutte una incolmabile perdita di credibilità. Che va fare in giro, per esempio, Luigi Di Maio, digiuno di lingue e di cultura d'impresa se non dimostrare le non-conoscenze diffuse nel governo italiano, fragili relazioni con il mondo delle imprese o, addirittura, l'autolesionistica e supponente sottovalutazione del ruolo economico, finanziario e di ricerca (e ricercatori) svolto dal settore farmaceutico italiano, primo in Europa, dopo avere di recente sorpassato quello tedesco?

E poi, i rapporti con nazioni europee: partitici, derivanti da velleitari (vedi 5Stelle-gilet gialli) tentativi di approccio, nei quali gli interlocutori non italiani vengono scelti in modo smaccatamente erroneo, o da relazioni consistenti (Lega) con consimili forze sovraniste che, tuttavia, per definizione intrinseca del sovranismo non presentano nessuna disponibilità a soccorrere l'Italia in nessuno dei dossier europei di nostro interesse. Uno stato dei rapporti esteri che, alla fine, ricadrà sulla situazione politica interna. Presto si parlerà di legge di stabilità 2020 e anni a seguire.

Il cavaliere solitario Italia riuscirà a piegare alle proprie esigenze (diciamocelo francamente, un po' sventate) finanziarie (allargamento delle spese, riduzione delle entrate, crescita geometrica del debito) i suoi partner europei? E se non ci sarà una mediazione possibile proprio per isolamento politico e amministrativo, quale potrà essere una praticabile via d'uscita che non distrugga il valore che gli italiani hanno accumulato in decenni di lavoro da formiche?

Già, mentre Tria esamina la possibilità-necessità di aumentare l'Iva, Salvini e Di Maio dichiarano che mai questo governo l'aumenterà, a nessuno viene in mente che la coperta di cui dispongono è troppo corta? E che l'unico modo di allungarla consiste nel ridisegnare il perimetro di questo stato burocratico, clientelare e inefficiente, ampliando gli spazi del privato? E che, per esempio, il cosiddetto salvataggio dell'Alitalia (si salva l'Alitalia e si prosciugano le risorse degli italiani) non è tanto una follia quanto una stupidaggine?

Ecco, potremmo riempire quattro pagine di questo giornale elencando le questioni, i dossier, i propositi illusori e controproducenti che sono all'odg del governo italiano. Il momento in cui il vaso di Pandora delle illusioni esploderà non ce ne sarà per nessuno, nemmeno per un'opposizione (a sinistra e a destra) senza idee senza proposte senza uomini credibili.

Epperò, in fin dei conti, poiché in politica non esiste il vuoto assoluto, è meglio che le contraddizioni esplodano prima che dopo, per consentire alla democrazia, se ne sarà capace, di riprendere il sopravvento.

di Domenico Cacopardo www.cacopardo.it

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