L’uscita dalla recessione non è una svolta. Il giudice che anticipa il giudizio

Del tutto inadeguata la linea di politica economica e di finanza pubblica del governo, sicuramente non migliorata con il decreto crescita

Le lettere del 1 maggio al direttore www.ilfoglio.it

Al direttore - Salvini pubblica libro con CasaPound. Tanto non ci crederà nessuno.

Giuseppe De Filippi

  

Al direttore - L’uscita dalla recessione, attestata dalla stima dell’Istat, non rappresenta di certo una svolta, anche se va pur sempre valutata con attenzione perché non si potrebbe mai arrivare a essere una sorta di “heautontimorumenos” che punisce se stesso non rilevando i sia pur deboli progressi che si compiono o, meglio, i pericoli che si scampano. E ciò pur giudicando del tutto inadeguata la linea di politica economica e di finanza pubblica del governo, sicuramente non migliorata con il decreto crescita che incide sull’epidermide non sulla sostanza del corpo economico. Tuttavia, è molto probabile che una supervalutazione sia invece compiuta dalla maggioranza di governo, con l’intento di voler dimostrare l’efficacia della propria linea e, magari, di trovare in questa notizia la possibilità di un sia pur momentaneo silenziatore delle quotidiane controversie al proprio interno. A questo punto, si pone il problema del ruolo dell’opposizione. Sarà, finalmente, in grado di imbastire una convincente iniziativa che, senza ovviamente mettere in dubbio i tenuissimi avanzamenti registrati, pur tra contraddizioni, anche nel mercato del lavoro, evidenzi gli errori gravi e l’inadeguatezza del governo dell’economia, a cominciare dalle questioni strutturali e dal debito, e proponga una linea alternativa fatta di impegni concreti, scadenzati, sequenziali, riconducibili a un organico quadro di riferimento? O resterà il mero gioco di rimessa e con esso la marginalità della evidenziazione nel dibattito pubblico? Con i migliori saluti.

Angelo De Mattia

  

Festeggiare per essere usciti da una recessione tecnica creata in buona parte da questo governo è un atteggiamento curioso, che indica il grado di attendibilità dei due azionisti della maggioranza. Uno 0,2 nel primo trimestre è una buona notizia, così come è una buona notizia il fatto che gli occupati siano tornati a salire. La scorza dell’Italia è più forte di quello che sembra, ma fino a quando il debito pubblico non tornerà a scendere, fino a quando lo spread non tornerà a scendere, fino a quando il deficit non tornerà a essere sotto controllo, fino a quando lo stato non smetterà di pagare interessi sui titoli di stato inferiori rispetto a quelli di oggi, fino a quando gli investitori continueranno a considerare l’Italia un posto da cui fuggire e non un posto in cui investire, l’Italia resterà quello che è: un paese incapace di costruire un futuro. Quanto all’opposizione, la sua riflessione è corretta: i numeri dell’economia ci daranno la possibilità di misurare la capacità del populismo di incidere in modo positivo o negativo sul benessere del nostro paese ma un’opposizione con la testa sulle spalle e capace di incidere sulle dinamiche della politica non dovrebbe limitarsi a scommettere sullo sfascio del paese, giocando con gli incubi, ma dovrebbe trovare un modo per creare un’alternativa indicando un’orizzonte, giocando con i sogni, dando un nuovo brio. L’opposizione, se ci consente un sorriso, si fa più con lo spritz che con lo spread.

  

Al direttore - Per ricusare i giudici bisogna avere le palle e i imputati del processo sullaTrattativa stato-mafia non le hanno. Davanti a un giudice che in apertura del processo di appello sostiene noi non facciamo gli storici ma se succede significa che non è stato voluto… bisognava capire e non ci voleva molto che il presidente della Corte d’appello stava difendendo i colleghi di primo grado che avevano emesso sentenza di condanna ed erano stati accusati di voler riscrivere la storia piuttosto che giudicare persone imputate. Parole non solo irrituali quelle del giudice ma una vera e propria anticipazione di giudizio… la ricusazione sarebbe un atto dovuto… Sarebbe.

Frank Cimini

  

Al direttore - Martedì Salvini ha detto con chiarezza che con Maduro non si può stare. Resta un punto da chiarire: è la posizione di Salvini o la posizione del governo?

Luca Zino

  

Sul Venezuela Matteo Salvini ha scelto di stare dalla parte giusta della storia, condannando gli orrori di Maduro e dando il suo sostegno a Guaidó. La posizione dell’Italia, purtroppo, è molto diversa da quella di Salvini e non a caso poco tempo fa Maduro ha mandato dei ringraziamenti ufficiali al nostro governo. Il punto ora è molto semplice da capire: se per Salvini la difesa della democrazia è un valore negoziabile, la posizione dell’Italia resterà ambigua come è oggi; se per Salvini la difesa della democrazia è un valore non negoziabile, la posizione dell’Italia dovrà cambiare a costo di rompere l’equilibrio del governo. Fino a quando le cose giuste che dirà Salvini resteranno nell’ambito dei valori negoziabili, Salvini resterà un leader solo chiacchiere, distintivo e libri con CasaPound.

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