Gli illuminati Padri Costituenti vollero rigorosamente dividere in tre aree indipendenti e relativamente

Gli illuminati Padri Costituenti vollero rigorosamente dividere in tre aree indipendenti e relativamente influenti l'una sull'altra i poteri istituzionali in Italia: legislativo, esecutivo e giudiziario

Sergio Luciano 9.5.2019 www.italiaoggi.it

Gli illuminati Padri Costituenti vollero rigorosamente dividere in tre aree indipendenti e relativamente influenti l'una sull'altra i poteri istituzionali in Italia: legislativo, esecutivo e giudiziario. Lo fecero ponendo l'esecutivo sotto il controllo del Parlamento ma autonomo nella gestione ordinaria del governo e nell'applicazione delle leggi, che sono approvate dalle Camere e promulgate dal presidente della Repubblica. E ponendo la magistratura al riparo dal potere esecutivo, tenuta ad applicare le leggi approvate dal potere legislativo ma autonoma nella loro interpretazione. Contemporaneamente, i Costituenti protessero il potere legislativo dalla discrezionalità inquirente e giudicante della magistratura introducendo a loro scudo l'istituto dell'immunità parlamentare.

Con Tangentopoli quest'equilibrio è saltato e tuttora manca, mentre si è creata una forma unica tra i Paesi avanzati di precarietà permanente del potere politico esposto alla discrezionalità della magistratura come non mai.

Com'è potuto accadere? È accaduto perché della straordinaria dose di equilibrio democratico prevista dalla Costituzione, i politici hanno iniziato ad abusare adottando metodi e costumi che la magistratura ha avuto buon gioco a colpire, con Mani Pulite, ratificando la convinzione della maggioranza degli italiani secondo cui i politici «sono tutti ugualmente ladri».

I media hanno fatto grancassa. E le procedure hanno reso possibile l'imperversare incoercibile e impunibile delle Procure, che con le istruttorie e le conseguenti sentenze mediatiche possono di fatto espellere chiunque dalla vita pubblica ben prima dei costituzionali tre gradi di giudizio.

Nel caso Siri, a prescindere dagli accaduti di cui danno conto le cronache di questi giorni, siamo all'ennesima follia: da una parte l'oggettiva difficoltà di far finta di niente di fronte ad accuse così gravi e circostanziate contro un uomo di governo; dall'altra c'è il principio di innocenza che va a farsi friggere se basta un avviso di garanzia e una fuga di notizie, più o meno lecita, sui contenuti di alcune unilaterali dichiarazioni, al momento non verificate nella loro sostanza, per espellere un eletto dall'incarico affidatogli dagli elettori: così accade nei regimi polizieschi, non in quelli civili.

Unica soluzione teoricamente possibile: una corsia preferenziale nella quale questi procedimenti andrebbero incanalati per arrivare prestissimo, in poche settimane, quanto meno alla fine dell'istruttoria. Ma non accade: gli unici a poterla creare sono i magistrati, nella loro autonomia. Ma palesemente non hanno alcuna sollecitudine per farlo. E il Paese, si freghi.

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