Votano Lega e vanno in piazza contro Quota 100: lo strano caso dei pensionati italiani

Il 1 giugno i pensionati scendono in piazza a Roma. Nonostante i dati dicano che alle ultime europee il voto della Lega tra i più anziani sia cresciuto del 17%, il provvedimento più attaccato dalla piazza sarà proprio la “quota cento” vessillo del Carroccio

Lidia Baratta 2.6.2019 www.linkiesta.it

Si sentono traditi e delusi da un governo che sul “fattore P”, il voto dei pensionati, aveva puntato tanto. Promettendo di tutto, dall’abolizione della legge Fornero alle pensioni di cittadinanza fino a quota 100. E invece il primo giugno i pensionati protesteranno in piazza San Giovanni a Roma, radunati da Cgil, Cisl e Uil, dopo che tanti capelli bianchi si erano già visti in quella piazza a febbraio nella prima manifestazione dei sindacati contro il governo. «Dateci retta. Abbiamo 16 milioni di buoni motivi», è lo slogan. Tanto per contarsi, e ricordare a Lega e Cinque Stelle quanto i pensionati pesino in Italia. Anche nelle urne.

Ora, nonostante i dati dei flussi elettorali dicano che alle ultime europee il voto della Lega tra i più anziani sia cresciuto del 17% (arrivando al 35% tra i nati tra il 1946 e il 1964), il provvedimento più attaccato dalla piazza sarà proprio la “quota cento” vessillo del Carroccio. La Fornero non è stata abolita, e il provvedimento leghista è solo una “toppa”, dicono, giudicata troppo rigida da tanti. Tant’è che le domande non decollano: all’Inps finora ne sono arrivate poco più di 131mila, di cui solo circa 34mila donne. Respinte circa il 20%. Evidentemente, tanti si saranno fatti anche i conti in tasca: con una retribuzione di 2mila euro netti, un quotacentista può scendere a 1.275 euro di pensione al mese, fa notare l’ultimo Rapporto sullo stato sociale. Con l’aggiunta del divieto reintrodotto del cumulo con altri lavori. E con le previsioni economiche fosche che si hanno davanti, l’adesione (e quindi anche la spesa) è molto probabile che sia più bassa del previsto.

Anche perché, in questi anni, ripetono i pensionati sugli striscioni, «ci hanno scambiato per un bancomat». E il discorso vale pure per Lega e Cinque Stelle, che invece avevano promesso altro. Era stato lo stesso sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti a rassicurarli che non ci sarebbero stati prelievi.

«Guardate quanto abbiamo perso in meno di dieci anni», scrive lo Spi Cgil su Facebook, pubblicando la tabella dei tagli. Il calcolo è questo: senza rivalutazione delle pensioni all’inflazione secondo i cosiddetti “scaglioni Prodi”, tra il 2012 e il 2019 quelle con una mensilità lorda da 1.500 hanno perso 7.282 euro in totale. Per chi ne prende 3.500 lordi, la perdita è stata di oltre 20mila euro. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco totale del governo Monti. Dal governo Letta in poi è stato reintrodotto qualche piccolo ritocco. E il ritorno al sistema più favorevole risalente al 2000 era stato promesso sia dal governo Renzi, sia da quello Gentiloni. Ma non si è mai tornati ai vecchi scaglioni.

Dal 1 giugno scatta il taglio per le pensioni d’oro e il conguaglio del governo per riprendersi i 100 milioni versati in più nella rivalutazione di gennaio, febbraio e marzo

E non lo ha fatto nemmeno questo governo, nonostante i due partiti di maggioranza continuino a negare i tagli alle pensioni. Dal primo aprile è partito il nuovo sistema di rivalutazione previsto per il 2019-2021. E se l’impatto è trascurabile per i trattamenti più bassi, sale invece quando l’assegno è più alto: chi prende 3mila euro lordi al mese, ad esempio, perderà 174,85 euro all’anno. Totale: un prelievo di 3,6 miliardi in tre anni. «Forse neanche l’avaro di Molière si accorgerebbe di qualche euro in meno», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una battuta che il mondo delle pensioni non ha gradito affatto.

Soprattutto perché, archiviate le europee e gli slogan elettorali, quello di giugno sarà un mese di passione per i pensionati. Dal 1 giugno partirà il taglio alle cosiddette “pensioni d’oro”, con sforbiciate dal 15 al 40% degli assegni superiori ai 100mila euro lordi annui. E proprio mentre i pensionati si ritroveranno in piazza San Giovanni, partirà pure il conguaglio del governo per riprendersi i 100 milioni versati in più nella rivalutazione di gennaio, febbraio e marzo. Insomma: circa 5 milioni e mezzo di pensionati troveranno qualche euro in meno nell’assegno.

Nessuno sconto, insomma. E mentre il reddito di cittadinanza è stato spinto dai Cinque Stelle in chiave elettorale, della famosa “pensione di cittadinanza” si sa poco o nulla. Non si sa ancora a quante persone andrà, ma in ogni caso non saranno molte e certo non basterà a risolvere il problema della povertà tra i più anziani.

Il Forum Pensionati, che raccoglie 18 sigle per un totale di 800mila iscritti, prima delle europee aveva inviato una circolare ai propri soci, ricordando di come Lega e Cinque Stelle avessero “commesso un furto” ai danni dei pensionati e consigliando quindi di non votare la Lega fino a quando non ci sarà un “ravvedimento operoso”. Evidentemente, le indicazioni di voto non sono bastate. Gli elettori leghisti tra gli over sono cresciuti molto alle europee, mentre in tanti hanno abbandonato i Cinque Stelle. Di sicuro in pochi si sono riconvertiti al Pd.

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