Mimmo Parisi non può comprare la sua app? Ecco la convenzione per farla comprare da Invitalia

Il cda di Anpal ha dato mandato al dg Salvatore Pirrone di avviare una interlocuzione con Invitalia per la ricerca del software del reddito di cittadinanza. Ma che c’entra Invitalia con le politiche attive?

Lidia Baratta 14.6.2019 www.linkiesta.it

ricerca del software per incrociare i dati di domanda e offerta di lavoro e trovare un’occupazione ai percettori del reddito di cittadinanza si fa sempre più complicata e contorta. Nel consiglio d’amministrazione dello scorso 12 giugno dell’Agenzia nazionale delle politiche attive, Anpal, guidata dall’italoamericano Mimmo Parisi, è stato messo nero su bianco che l’agenzia stipulerà una convenzione con Invitalia per l’acquisto della piattaforma informatica, alla cui realizzazione nel decretone del reddito sono stati destinati 25 milioni di euro. Al punto 6 dell’ordine del giorno, il consiglio ha dato mandato al direttore generale di Anpal Salvatore Pirrone di avviare un’interlocuzione con Invitalia per stabilire le modalità di scelta dell’infrastruttura tecnologica con cui presumibilmente dovranno lavorare i navigator. Facendo però a questo punto sorgere più di una domanda su che cosa c’entri Invitalia – che si occupa della creazione di nuove aziende e del rilancio delle aree industriali – con le politiche attive del lavoro e l’incrocio dei dati. E sul perché Anpal, che invece di lavoro si occupa, debba affidare a un’altra società in house la ricerca del suo software.

Per capire l’incastro di controllate su controllate, bisogna fare qualche passo indietro, tornando alla nomina controversa di Mimmo Parisi alla presidenza di Anpal. Il professore di demografia del Mississippi, esperto più di Big Data che di politiche attive, negli States ha già sviluppato una app, Mississippi Works, che funziona come una sorta di “Tinder del lavoro” per far “matchare” imprese e lavoratori. L’idea del ministro Luigi Di Maio, che da subito ha indicato Parisi come il guru del reddito, è quella di replicare il modello Mississippi in Italia. Aprendo il rischio di un conflitto di interessi nel caso in cui Parisi si trovi a comprare, come presidente di Anpal, la app che ha creato. Di fatto vendendola a se stesso. Sul caso si sono susseguite ben tre interrogazioni parlamentari, alle quali il governo non ha mai risposto. E nonostante il ministro Di Maio abbia promesso da tempo una gara per la scelta del software, del bando non si sa ancora nulla.

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