Effetto Russiagate: ungheresi e polacchi scaricano Salvini (e il fronte sovranista non esiste più)

Dovevano formare la santa alleanza per ribaltare l'Europa e invece nel momento più importante i sovranisti polacchi e ungheresi hanno votato per Von der Leyen mentre la Lega no. Aumenta il solco tra sovranisti dell'Est e dell'Ovest: "Se Salvini vuole cooperare con noi molli la filo-russa Le Pen"

Andrea Fioravanti 18.7.2019 www.linkiesta.it

Dovevano allearsi per ribaltare insieme l’Europa, ora sono tornati a essere perfetti sconosciuti. Da una parte Viktor Orbàn e Jarosław Kaczyński dall’altra Matteo Salvini e Marine Le Pen. I sovranisti dell’Est e dell’Ovest sono sempre più divisi. Il caso Russiagate e le presunte accuse di finanziamenti illeciti a un membro della Lega avevano già raffreddato i rapporti, l’elezione della presidente della Commissione europea è stato l’ultimo strappo. Ursula Von der Leyen ha vinto per un soffio anche grazie ai 13 voti degli ungheresi di Fidesz e i 26 di Pis, il partito sovranista che dal 2015 governa la Polonia. Invece la Lega e tutti i suoi alleati dell’eurogruppo Identità e democrazia hanno votato contro. L’asse tra il gruppo di Visegrad e Salvini che si era creato per far affondare la nomina del socialista Frans Timmermans a capo della Commissione non esiste più. Eppure non sono passate neanche tre settimane dalla telefonata in cui Orbàn chiese a Salvini di mettere il veto sull’olandese. Sembrava il modo migliore per creare in Parlamento la santa alleanza sovranista che il leader della Lega non era riuscito a formare prima delle elezioni del 26 maggio. Sembrava amore, e invece era Realpolitik. Salvini è una volpe a capire l'umore degli italiani, ma dimostra di essere sempre più scarso in politica estera: è stato usato da politici più cinici e scaltri di lui per eleggere Von der Leyen considerata dal gruppo di Visegrad il male minore, nonostante il suo discorso filoeuropeista. Orbàn dopo aver insultato in tutte le lingue del mondo il candidato guida del suo eurogruppo, Manfred Weber, è tornato nel caldo e sicuro ovile del Partito popolare europeo.

I polacchi di Pis che rifiutarono l’alleanza con Salvini ad aprile sembrano quasi infastiditi quando tra i corridoi del Parlamento europeo di Strasburgo gli chiediamo se coopereranno in futuro insieme. Perché l’eurogruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) di cui fa parte anche Fratelli d’Italia si considera da sempre un’altra cosa. E il nome già lo fa capire: è composto anche dai tories inglesi e i liberali slovacchi. Perfino i nazionalisti di Vox per non sembrare agli occhi europei così anti establishment sono entrati in questo eurogruppo. «Noi non siamo euroscettici, siamo realisti e pragmatici», ci spiega Richard Czarnecki, eurodeputato polacco dell’Ecr. «Cinque anni fa, durante il voto per Juncker, ci siamo astenuti, non votammo contro di lui. Ci piace cooperare con chi comanda nel Parlamento europeo, anche quelli che accettano solo una parte della nostra visione». Per questo i conservatori si sono stupiti per aver ricevuto lo stesso trattamento riservato ai sovranisti. «È molto grave, un comportamento fazioso, antidemocratico e illogico. Ho presentato personalmente la candidatura la candidatura di Beata Szydło come capoo della commissione Affari sociali dell'Europarlamento. Szydlo è un'ex primo ministro polacco, la più votata in Europa con oltre mezzo milione di voti personali e donna. Ma hanno bocciato la sua candidatura. Incredibile», afferma stupito Raffaele Fitto. Chiariamo una cosa: Fratelli d'Italia che fa parte dell'Erc ha votato contro la Von der Leyen perché «è una commissione che nasce debole sulla base di compromessi al ribasso con il tentativo di tenere insieme tutto e il contrario di tutto». Forse una posizione più a uso interno che contro la neo presidente, direbbero i maligni, ma non è così per i loro alleati polacchi che vedono molte garanzie in Von der Leyen per il loro sovranismo. Soprattutto sul fronte Nato e protezione da una possibile minaccia russa.

Non esiste un rapporto tra noi e identità e democrazia. Il problema è Marine Le Pen che è troppo filorussa e anti Ue. Se Salvini deciderà di separarsi da Le Pen, sarà il benvenuto se vorrà lavorare con noi conservatori e riformisti

«Von der Leyen è stata ministra della difesa. Comprende il problema della sicurezza nella nostra parte d’Europa. Speriamo che come capo della Commissione europea, cooperi e rafforzi la Nato. È fondamentale recuperare il rapporto con gli Stati Uniti» spiega Witold Waszczykowski, eurodeputato di Ecr ed ex ministro degli Esteri polacco dal 2015 al 2018. Ed è lui a spiegarci lo stato dei rapporti tra sovranisti dell'Est e dell'Ovest: «Non c’è una relazione in questo momento tra noi e Identità e democrazia. Il problema è Marine Le Pen. Il suo Rassemblement National è molto filo russo e anti Unione Europea. Quindi è difficile trovare un linguaggio comune per la cooperazione. Se Salvini deciderà di separarsi da Le Pen, sarà il benvenuto se vorrà lavorare con noi conservatori e riformisti». Nato sì, Mosca no. Salvini forse, Marine Le Pen sicuramente no. E il Russiagate ha aumentato il divario tra due visioni diverse di sovranismo le cui differenze sono state accantonate per un po' per affrontare il perfetto nemico comune: i migranti.

Tra i due sovranisti litiganti, il Movimento cinque stelle gode. E lo fa con un lungo post su Facebook dove rivendica di aver votato a favore della Von der Leyen e attacca l’alleato di governo: «C’era un accordo. Ma questo la Lega non ve lo dirà mai. L’accordo era che anche i cosiddetti “sovranisti”, lontani dai partiti tradizionali, la votassero, sapendo che la "sua" maggioranza non esisteva e in questo modo avremmo potuto condizionare ogni decisione futura in Europa. Perché mai la Lega, che fino alla mattinata di ieri dichiarava pubblicamente di votare sì insieme al MoVimento 5 Stelle, all'improvviso alle 17 ha votato no? Forse solo per attaccare pubblicamente il MoVimento 5 Stelle». Forse, ma quello che pentastellati non dicono su Facebook, lo rivela una fonte molto vicina al gruppo del M5S nel Parlamento europeo: la Lega avrebbe deciso di votare all’ultimo contro la Von der Leyen anche per spingere la neo presidente a non dare un commissario di peso all’Italia.

Tra l’auspicio e la rivelazione, la fonte interna del Movimento mette le cose in una cornice coerente: la prossima legge di bilancio sarà tosta da trattare. L’Italia ha evitato per poco la procedura d’infrazione. Sarebbe ancor più difficile “dare battaglia” alla Commissione europea e metterla in cattiva luce agli occhi degli italiani se tra i suoi membri ci fosse un fedelissimo della Lega. E anche per questo Salvini ha deciso di arroccarsi con i suoi più stretti alleati sovranisti in Europa. Da soli contro tutti è più facile fare la vittima e dare la colpa agli altri. Non a caso ieri Salvini con un post su Facebook ha attaccato i 5 Stelle: «Poteva essere la volta buona per un cambiamento storico dell’Europa, qualcuno ha preferito la poltrona. Ma come si fa a votare con Renzi, Merkel e Macron per qualche poltrona in Europa?» si chiede il leader della Lega mentre posta un collage di foto di Luigi Di Maio messo assieme ai tre politici citati. Forse questa scelta aumenterà ancora di più i consensi della Lega in Italia, ma senza alleati in Europa non basterà neanche il 100% dei voti per cambiare veramente le cose.

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