La strategia del premier Conte sui dossier che scottano

Mozione alla Camera sulla Tav, Modifiche alle bozze sull'autonomia. Intervento sull'Irpef in manovra. Il premier mette a punto la road map sui temi caldi. Mentre prende le distanze da M5s e Lega.

Francesco Pacifico 24.7 2019 21.30, www.lettera43.it

Neppure era entrato nell’Aula del Senato quando Giuseppe Conte è stato avvicinato da un senatore grillino. «Presidente», gli ha detto il pentastellato, «il via libera alla Tav è stata una coltellata alle spalle. Non pensare di fare lo stesso con gli F35». Un perfetto benvenuto per quello che sarebbe avvenuto di lì a poco: quasi tutti componenti del gruppo del M5s di Palazzo Madama si sono alzati quando il premier ha iniziato a riferire sul Russiagate, che rischia di travolgere non soltanto il leader della Lega, Matteo Salvini. Conte ha reso più manifesta la sua volontà di gestire a Palazzo Chigi tutti i dossier che contano. E poco importa se si parla di politica estera, autonomia differenziata, Tav o manovra. In quest’ottica avrebbe già pronta una sua road map.

TAV, L’IPOTESI DI UNA MOZIONE ALLA CAMERA PRIMA DELLA PAUSA ESTIVA

Sull’alta velocità Palazzo Chigi starebbe ipotizzando di votare alla Camera una mozione prima della pausa estiva dei lavori. L’ipotesi l’avevano lanciata i cinque stelle, con l’obiettivo di spingere la Lega di votare il via libera con il Pd. Ma nelle intenzioni del premier ci sarebbe anche quella di mandare un segnale al partito che l’ha indicato come presidente del Consiglio: far capire che in parlamento può succedere di tutto e che non è detto che gli equilibri non possano cambiare.

AUTONOMIA, BONISOLI E GOVERNATORI LEGHISTI A RAPPORTO

Sul fronte dell’autonomia differenziata Conte si appresta a convocare sia il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, per risolvere i noti ancora aperti su questo fronte, sia – soprattutto – i governatori leghisti di Lombardia e Veneto. Al di là delle polemiche epistolari della scorsa settimana, con il botta e risposta di missive sul Corriere della Sera, “l’avvocato del popolo” avrebbe chiarito ad Attilio Fontana e Luca Zaia che non intende stravolgere le bozze finora contrattate dalle parti, ma soltanto correggere alcuni punti, per quanto non secondari, come la gestione del surplus fiscale e l’organizzazione scolastica.

MANOVRA, DALL’INTERVENTO SULL’IRPEF AL SALARIO MINIMO

Infine c’è la manovra: Conte ha confermato ai partiti di governo che si farà un intervento sull’Irpef molto vicino alla Flat tax (ma avrebbe posto come tetto di spesa quello di non superare i 10 miliardi) e che contemporaneamente si troveranno le risorse per congelare l’aumento dell’Iva e per avviare il salario minimo. Ma ogni decisione deve essere presa a Palazzo Chigi. E tutto in maggioranza sembra rafforzare l’ipotesi di un partito di Conte. Tornando all’incidente del 24 luglio, in una nota i pentastellati hanno fatto sapere che il loro gesto era dovuto al fatto che «in Senato doveva esserci il ministro Salvini e non il presidente del Consiglio». In realtà, poco prima, il senatore pentastellato Michele Giarrusso aveva ammesso candidamente che l’abbandono dei banchi di Palazzo Madama era «per via di quanto accaduto alla Camera e sicuramente per le dichiarazioni di Conte sulla Tav». Con l’avvocato siciliano che ha sentenziato che il via libera alla Torino-Lione è «la Caporetto del Movimento».

Conte ha poco da lamentarsi: la sua scelta di presentarsi in Senato per parlare di Russiagate ha finito per levare le castagne dal fuoco a Salvini

Fonti del M5s

Un cronista dell’Adnkronos, quando l’informativa era finita, ha incrociato il premier Conte che se la stava prendendo per quanto accaduto con il capogruppo grillino al Senato, Stefano Patuanelli. Ma dal fronte pentastellato spiegano che «sì, abbiamo fatto una cazzata, perché hanno comunicato a Patuanelli di fare questa sortita mezz’ora prima che il premier parlasse. E l’abbiamo organizzata così male che non tutti i senatori l’hanno saputo. Ma il premier ha poco da lamentarsi: la sua scelta di presentarsi in Senato per parlare di Russiagate ha finito per levare le castagne dal fuoco a Salvini. Volevamo che venisse lui davanti alle Camere a metterci la faccia. Ora potrà non farlo».

IL MESSAGGIO DI CONTE AGLI AZIONISTI DI GOVERNO

A ben guardare anche il discorso di Conte in Senato va nella direzione scelta per prendere le distanze da Salvini e Luigi Di Maio, «sottolineare la sua terzietà», come dicono da Palazzo Chigi. Sul Russiagate non ha fornito nuovi elementi. Infatti, ha confermato che il maggiore protagonista del caso, Gianluca Savoini, «sulla base delle informazioni disponibili alla presidenza del Consiglio, non riveste e non ha rivestito incarichi formali di consulente esperto di questo governo. Era presente a Mosca il 15 e 16 luglio 2018 a seguito del ministro Salvini». Ma sono due i passaggi che hanno fatto più rumoreggiare l’Aula e che sono stati letti come un messaggio ai leader di Lega e cinque stelle. Prima quando ha fatto sapere che sul caso «non ho ricevuto informazioni dal ministro competente», cioè Salvini, nonostante le avesse sollecitate. Ma ancora più netto è stato quando ha scandito che la politica estera, in Italia, si fa a Palazzo Chigi, non nelle segreterie di partito.

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