LA PROPOSTA DI SALVINI, VOTARE IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI E POI DI ANDARE SUBITO AL VOTO, E' UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

- LA RIFORMA COSTITUZIONALE NON PUO' ESSERE APPROVATA E POI DIMENTICATA IN UN CASSETTO –

Francesco Bei per “la Stampa” dagospia .com

PER GLI ADEMPIMENTI, CI VOGLIONO CIRCA 5-6 MESI DALL'ULTIMO VOTO DELLA CAMERA SE NON C'È IL REFERENDUM E 10-11 SE INVECE SI SVOLGE - C'È POI IL PROBLEMA DELLA NUOVA LEGGE ELETTORALE…

Nella sua spericolata svolta dell' ultima d' ora, presa dopo quella già spericolatissima di una crisi di governo in piena estate, Matteo Salvini non ha calcolato di potersi andare a schiantare frontalmente contro un portone bello robusto: quello del Quirinale. Ed è esattamente quello che è successo ieri sera, quando nelle telefonate tra La Maddalena, dove il capo dello Stato si trova da qualche giorno in vacanza, e i suoi consiglieri a Roma, si è compresa fino in fondo la portata dirompente della trovata del leader leghista. Ovvero votare subito il taglio dei parlamentari, lasciando in un limbo la crisi di governo, e poi sciogliere immediatamente le Camere. Una corsa a perdifiato che rischia di provocare un infarto costituzionale alla Repubblica.

La novità ha infatti lasciato di stucco il Presidente, «sorpreso» a dir poco - stando a quanto filtra dal Colle - per una proposta che cambia le carte in tavola. Mentre il Presidente attende di capire come evolverà la crisi di governo e quale proposta gli porteranno le due forze politiche, Pd e Cinque Stelle, impegnate nella trattativa per dare un futuro alla legislatura, ecco la bomba sganciata dal vicepremier.

Una riforma costituzionale così importante, che modifica in profondità le regole del Parlamento, per Salvini dovrebbe essere approvata e quindi dimenticata in un cassetto per cinque anni. Facendo finta di niente. «Una cosa che non sta né in cielo né in terra», secondo il giudizio di chi frequenta le stanze del Quirinale.

E dunque se finora il Presidente ha lasciato fare, aspettando i risultati del dibattito politico e la sua neutralità è stata riconosciuta da tutti (a partire da Salvini), si può stare certi che questa novità sarà soppesata con tutta la severità necessaria. Il problema infatti, visto dal Colle, non è di forma ma di contenuto. Per qualsiasi altra norma costituzionale sarebbe potuto valere il principio della sospensione citato da Salvini, ma non con una riforma che incide così sulla formazione del Parlamento.

In pratica, le nuove Camere nascerebbero già delegittimate dalla ghigliottina di una legge costituzionale che le amputa di un terzo dei componenti. Senza contare tutti gli adempimenti che l' approvazione del taglio comporta. Il costituzionalista Stefano Ceccanti ha fatto un calcolo preciso anche dei tempi necessari.

Un calendario che al Quirinale hanno ben presente: «Tre mesi per chiedere il referendum; fino a un mese per la Cassazione per esaminare le eventuali richieste e qualche altro giorno per eventuali ricorsi; fino a 60 giorni per indire il referendum; fra 50 e 70 giorni per svolgerlo; quindici giorni di vacatio e due mesi per i collegi». Insomma, per farla breve, alla fine dei conti «ci vogliono circa 5-6 mesi dall' ultimo voto della Camera se non c' è il referendum e 10-11 se invece si svolge».

C' è poi il problema della nuova legge elettorale da approvare, se non altro per ridisegnare collegi elettorali diventati mostri da 800 mila elettori. Una materia, quella della legge elettorale e del possibile impatto sulla rappresentanza parlamentare, che a Mattarella sta molto a cuore. Fu sua infatti la firma sulla legge elettorale che archiviò la prima Repubblica - il Mattarellum appunto - e fu la sua firma di giudice costituzionale a seppellire il Porcellum, come fu sempre lui a promulgare sia l' Italicum che l' attuale Rosatellum.

Insomma, con già quattro leggi elettorali passate sotto la sua diretta responsabilità, si può star certi che il Presidente non mollerà facilmente la presa. Salvini sembra aver preso coscienza di quanto esplosivo sia il materiale che ha deciso di lanciare tra i piedi dei Cinque Stelle. Adesso giura di voler rispettare «le prerogative del Quirinale», ma stavolta ci vorrà più di un tweet per convincere Mattarella.

Commenti   

#2 riki 2019-08-14 09:34
Giancarlo Giorgetti, bordata a Salvini: "La crisi sua responsabilità personale, se l'avesse fatta prima..."
Giancarlo Giorgetti, bordata a Salvini: "La crisi sua responsabilità personale, se l'avesse fatta prima..."
"Responsabilità personale di Matteo Salvini". Ai microfoni di Fatto, Fanpage e Repubblica.it, Giancarlo Giorgetti risponde così, duro, alle domande sui tempi della crisi. "Sono le decisioni di un capo, e un capo sempre decide lui da solo e alla fine sono responsabilità personali".
#1 riki 2019-08-14 08:51
Scoppia l'ira del Quirinale sull'azzardo del "Capitano"
Non si può approvare in fretta una riforma costituzionale e poi congelarla per 5 anni. Gelo tra Lega e Colle da Il giornale

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