La classe M5s digerisce tutto.

L'importante è non andare a casa perché molti di essi non saprebbero proprio che cosa fare , Ben diverso è il suo elettorato che non vota adesso, però

di Cesare Maffi 29.8.2019 www.italiaoggi.it

Qual è il giudizio dei cinque stelle sull'alleanza con il Pd? Distinguere si deve: fra eletti, attivisti, elettori.

Partiamo da quelli che agli albori della presenza grillina nelle istituzioni erano democraticamente, anzi, demagogicamente, definiti «portavoce» (da notare che è venuta meno, da un pezzo, l'avversione verso l'appellativo di «onorevole»: il potere, con i suoi privilegi, piace). Gli eletti sono unanimemente mirati a mantenere il posto. Qualcuno esterna problemi di alleanze, ma l'essenziale è che un accordo si trovi, non importa con quali contenuti. L'essenziale è restare al governo e, più ancora, che la legislatura proceda sino allo sbocco naturale (non essendo possibile prolungarla oltre, in assenza dello stato di guerra costituzionalmente previsto).

Manca nel M5s la classe dirigente, perché vi opera soltanto un ristrettissimo vertice. Non ci sono intermediari fra base e diarchi (o triumviri, computando il capo politico). Per base bisogna intendere gli attivisti, coloro che agiscono su Rousseau: pur non essendo ben noto il loro numero, e sconosciuta restando la loro composizione sociologica, si può asserire che i fondatori, i puri, gli ortodossi, i contestatori, detestavano già il contratto, ritenendo innaturale qualsiasi alleanza con la casta. Si vedrà come si esprimeranno sul prossimo governo, anche se molto dipende da come verrà posta la consultazione. Va poi rammentato che la politicizzazione, col passare degli anni e delle presenze nelle istituzioni, finisce col contaminare gli iscritti.

Ben diversa è la posizione degli elettori. Chi alle europee (2014 e 2019) e alle politiche (2013 e 2018) si è espresso per il M5s è in genere un protestatario, ostile a intese proprio con i partiti abbandonati per sostenere il grillismo. Centinaia di migliaia fra quegli elettori, se provenienti da destra, si sono parte allontanati, attratti dal Carroccio, mentre quelli di matrice Pd, ancora fedeli al sostegno per il M5s, non sempre apprezzano di accasarsi con la formazione che hanno abbandonato. L'elettore pentastellato è più liquido di molti altri: in genere non gradisce intese con il mondo della politica, verso la quale prova ripugnanza. L'anno scorso non rimase soddisfatto del contratto con il Carroccio, tanto che alle europee di quest'anno ha voltato le spalle al M5s, anche non votando. Valutare gli umori di questa massa indistinta di elettori, che più volte in molte plaghe si esprime pro M5s con un sostegno maggioritario, perfino largamente maggioritario, è difficile. Le reazioni vere si vedranno molto più in là, non certo con gli appuntamenti regionali (che non portano bene ai pentastellati M5s), ma soltanto con un voto nazionale. Certo, non dovendo tener conto degli umori fra gli elettori ed essendo obbligati ad accontentare esclusivamente gli eletti col serbar loro l'incarico, l'oligarchia pentastellata può agire con ampia libertà: compresa, è naturale, quella di provocare disastri.

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