C'è un ecologismo turlupinatore

Ma chi digerisce Greta è disposto a ingoiare tutto

di Domenico Cacopardo 21.9.2019 italiaoggi.it

«Appena il Duce apparve sullo schermo, il pubblico si alzò in piedi battendo le mani. Soltanto Mussolini, non abituato ad alzarsi in piedi in proprio onore, rimase tranquillamente seduto. Un tizio, all'evidenza modesto, che s'era alzato, vedendo quel signore rimanere seduto, indifferente, si chinò al suo orecchio e gli disse: ''Scusi, anch'io la penso come lei, ma è meglio alzarsi''». (Curzio Malaparte, Il grande imbecille, collage di riflessioni, pubblicato nel 1999). Questo racconto, poco più di una battuta, m'è venuto in mente quando ho letto una mail firmata con un nick-name, nella quale mi veniva suggerito di smettere con i miei articoli, che mi procurerebbero tanti nemici. Qualcosa di simile me l'aveva detto una mia lontana parente, che insegnava storia e filosofia in uno storico liceo-classico di Messina, quando mi esortò a non parlare né scrivere di mafia, perché così facendo infangavo tutti i siciliani onesti e me stesso con la nostra famiglia.

Naturalmente, mi guardai bene allora e mi guarderò bene oggi dal seguire i suggerimenti, più o meno interessati, al silenzio. E continuerò a esprimere le mie opinioni che sono sempre il risultato ragionato dell'osservazione di quanto accade nel nostro Paese o, talora, altrove. Se giro il capo intorno, mi rendo conto, però, che il sistema che anno dopo anno siamo andati costruendo è sempre più basato su assunzioni non correlate alla realtà effettiva, a valutazioni farlocche, la cui causa è la strumentalità politica, burocratica, ideologici. Un danno oggettivo e irreparabile, col quale siamo costretti a convivere, pur dissentendo ed essendo consapevoli della falsità delle asserzioni e, quindi, dei programmi politici.

Parliamo di ecologia e di ambiente. Decenni fa, un esponente comunista, noto per non avere peli sulla lingua e per essere capace di smontare le più sapienti costruzioni ideali, dichiarò in televisione, testualmente: «L'ecologia è una cosa da ricchi». E aveva ragione, allora come oggi. In merito, il programma di governo è un libretto di illusioni e di stupide promesse, che, in definitiva, non saranno attuate, ma che scontenteranno gli italiani. In gran parte sono dovute allo sciocchezzaio grillino, ma il Pd - è di moda e fa fino, dopo Greta Thunberg (che sa tanto di operazione studiata a tavolino: colpa mia che sono vecchio e ne ho viste tante) - s'è accodato. Nessuno ha riflettuto sul fallimento irrimediabile dei Verdi italiani, colpiti sì dall'affarismo di alcuni (pochi) e, soprattutto, dall'indifferenza del popolo, che, ogni tanto, fiuta l'inconsistenza a prima vista.

Ora, è tornata di moda, almeno nelle pagine governative, la gestione circolare dei rifiuti. Consiste nel realizzare un sistema per cui i rifiuti vengono tutti raccolti e riutilizzati. Perciò, una società a rifiuti zero non ha bisogno di discariche, di zone di stoccaggio e, soprattutto, degli aborriti impianti di incenerimento. In questa irrazionale idiosincrasia, si può individuare la natura truffaldina del messaggio grillino, almeno in questa materia: la verità è che ogni volta che, dopo procedimenti dalla lunghezza biblica, una regione individua un luogo nel quale fare sorgere un inceneritore, nello stesso momento insorgono i Ninby (Not in my backyard, non nel mio cortile), che, con argomenti del tutto infondati, soltanto emotivi, riescono a raccogliere intorno a sé nutriti movimenti di protesta anti-inceneritore, intorno ai quali si esercitano le stupide astuzie di apprendisti stregoni della politica. Vivo a Parma e Federico Pizzarotti vinse le elezioni comunali con una promessa impossibile: il blocco dell'inceneritore. Diventato sindaco scoprì (ma era chiaro anche prima, quando condannò l'impianto) di non poter fermare i lavori di costruzione né impedirne il funzionamento. Sono passati molti anni, la popolazione s'è quietata e nessuna protesta è più immaginabile, visto che l'inceneritore funziona, le sue ciminiere emettono vapori bianchi, e che non emerge alcuna traccia di inquinamento.

Nessuno spiega il beneficio netto che le comunità ricevono dalla presenza di impianti del genere: essi non solo bruciano, ma producono reddito diretto e indiretto, mediante la produzione di energia elettrica e la distribuzione di acqua calda. Un vantaggio netto per la cittadinanza che può pagare meno tasse e spendere meno in riscaldamento. Per non parlare di Varsavia (la capitale del depresso Est Europa che ci dà tanti punti sotto tutti i profili) o di Copenhagen, il cui inceneritore, ricoperto di verde sciabile, fornisce un bel campo di addestramento per questo sport e di svago per giovani e meno giovani.

Vogliamo parlare di Roma? Di quanto spende per spedire all'estero migliaia di tonnellate di rifiuti che, se fossero trattati in Italia e nelle vicinanze della capitale, arricchirebbero le casse del comune, mettendo a disposizione montagne di quattrini spendibili per l'assistenza, per le strade, insomma per i necessari e negletti usi comuni? E di come, la stolida consonanza di parole tra il sindaco Virginia Raggi e il ministro dell'Ambiente Sergio Costa stia producendo danni irreparabili all'erario e alla cittadinanza?

Due ultime considerazioni. L'idea di tagliare sussidi e ristorni a determinati settori (vitali per la nostra economia industriale) va iscritta nel libro delle follie. Attraversiamo la seconda grave crisi economica dopo il 2008 e vogliamo ridurre sostegni a settori (il trasporto su gomma, ad esempio) che di essi hanno vitale necessità? Senza ricordare che i camionisti possono paralizzare il Paese, possiamo suggerire di avviare un programma decennale di ferroviarizzazione dei trasporti, con il quale e dopo il quale il ricorso al trasporto su gomma sarebbe ridimensionato? O la questione delle auto elettriche, che non inquinano l'aria, ma le cui batterie presentano un grave e, per ora, irrisolto problema di smaltimento?

Parlare chiaro e parlare diretto nella società della manipolazione e delle fake news è necessario e utile. Verrà un giorno in cui la gente rifiuterà di subire truffe e mistificazioni? Anche se non lo credo, non si deve rinunciare alla scelta etica e civile di testimoniare la verità. Per carità, non una verità assoluta, che è il pane dei tiranni, ma la verità relativa, quella che possiamo cogliere con l'osservazione critica e la ragione.

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