Il caso Mifsud e il governo giallorosso

L’ipotesi: lo Spygate spiega la nascita del governo giallorosso?

Roberto Vivaldelli 6.10 2019, it.insideover.com

La visita di William Barr e di John Durham in Italia ha generato un vero e proprio terremoto politico che ha coinvolto il premier Giuseppe Conte e gli alti vertici dei servizi segreti. “Non c’è stata alcuna anomalia, è stato fatto tutto in modo trasparente e secondo consolidate prassi”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Conte rispondendo ad Assisi a una domanda dei giornalisti sul suo presunto incontro con una delegazione americana a Roma, nella vicenda del Russiagate. Conte ha spiegato di voler rispondere prima al Copasir, la commissione parlamentare di controllo dei rapporti con l’intelligence, e solo dopo ai giornalisti. “State scrivendo le cose più fantasiose. Il presidente del Consiglio non ha incontrato alcuna delegazione americana – ha affermato Conte – ma se rispondessi ai giornalisti prima di riferire davanti al Copasir commetterei una grande scorrettezza istituzionale”. Il premier ha quindi precisato di non averlo fatto prima “perché mancava un componente”.

“I vertici dell’intelligence non hanno commesso alcuna scorrettezza o anomalia”, ha assicurato, per poi concludere: “Volete speculare, speculate, ma lo state facendo scorrettamente”. Sarò anche come dice Conte, ma sono stati gli stessi 007 a sottolineare, attraverso le agenzie di stampa, che i vertici di Aise e Aisi hanno partecipato alla riunione con il ministro Barr e la delegazione americana dopo una convocazione per iscritto di Vecchione. È pertanto evidente che è stato il governo italiano ad accogliere le richieste americane su ordine del premier Conte che, a sua volta, ha allertato Vecchione e da lì, a spiovere, i direttori di Aise e Aisi.

Il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr avrebbe avuto almeno due incontri a Roma il 27 settembre scorso con funzionari dei servizi segreti italiani per informarsi sulle origini del “Russiagate”. Scopo della visita a Roma di Barr era di scoprire se l’Italia avesse avuto un ruolo nello Spygate e se i servizi segreti italiani avessero ottenuto dei documenti dal Fbi. In particolare, il procuratore generale degli Stati Uniti intendeva sapere se l’intelligence di Roma avesse raccolto informazioni su Joseph Mifsud.

L’ipotesi: lo Spygate spiega la nascita del governo giallorosso?

E qui, come spiega Daniele Capezzone su La Verità, entra in gioco proprio il ruolo del premier. Quando ad agosto è venuto in Italia una prima volta il protagonista della controinchiesta trumpiana, l’attorney general William Barr, Conte avrebbe dato via libera a un incontro di Barr con i vertici dei servizi italiani, invitati a collaborare alle indagini. Alla luce di questa ricostruzione, si può rileggere – secondo molte interpretazioni – il tweet elogiativo di Trump verso “Giuseppi”: comprensibile, dal punto di vista di Trump, elogiare un premier che si stava mostrando collaborativo.

Se Conte dunque ha deciso di collaborare, prosegue Capezzone, perché non informò nessuno, da quanto emerge dal dibattito politico di queste ore? Conte ha avuto l’appoggio americano senza dire nulla a nessuno? Solo ipotesi, ribadisce Capezzone, per quanto suggestive. Ma è evidente che l’inchiesta sullo Spygate non può essere ignorata e potrebbe spiegare – usiamo il condizionale – il sostegno americano alla nascita del Conte-bis.

Inoltre, come spiegava Francesco Giubilei su Il Giornale, Giuseppe Conte fu favorito dal fatto che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini non era riuscito a costruire solide relazioni nell’esecutivo guidato da Trump né negli influenti ambienti del deep state. A ciò si aggiunga che l’entrata in scena dei renziani, sottolinea Giubilei, ha rimesso in gioco le componenti del Partito democratico che coltivano da tempo rapporti con gli Stati Uniti, in particolare con il mondo della finanza, il deep state e soprattutto con il Dipartimento di Stato.

“L’avvocato delle spie”

Una pista molto interessante sul ruolo di Conte e il rapporto con gli Usa la suggerisce Lucia Annunziata sull’Huffpost. L’Avvocato Conte, osserva, ha sempre voluto, e conservato gelosamente, il suo ruolo di capo dei Servizi. La legge affida infatti al presidente del Consiglio “l’alta direzione e la responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni democratiche”. La legge 3 agosto 2007 n. 124 all’art. 3 all’art. 3 prevede che il presidente del Consiglio possa delegare talune sue prerogative (eccetto quelle sue esclusive) a un ministro senza portafoglio o a un sottosegretario di Stato alla presidenza. La legge dice che può, ma non che deve.

Annunziata si chiede se, per opportunità politica, Conte non avrebbe dovuto informare gli alleati di governo. “Il rapporto fra Conte e l’amministrazione americana avviene infatti con tempi tali da sollevare almeno il dubbio che ci sia una forte relazione fra la crisi italiana, la conferma del premier e il consenso americano” sottolinea. “Si intravvede uno scambio, e forse questo scambio c’è o forse no, ma Conte ci deve sicuramente una spiegazione”. È certamente probabile che il premier sia diventato una figura di “garanzia” per gli Stati Uniti, a patto che ora consegni a Barr e Durham ciò che chiedono.

Commenti   

#1 riki 2019-10-07 14:05
Pier Ferdinando Casini, una bomba sotto la poltrona di Conte: "Perché deve lasciare la delega ai servizi" Al di là di toni e diktat, Casini "condivide" il consiglio di rinunciare, perché "i premier più esperti e più capaci hanno sempre delegato questa responsabilità, perché c'è la necessità di competenze specifiche e di un impegno al cento per cento"

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