Quelle motovedette donate a Tripoli nel silenzio generale

Il video è datato 2 novembre, proprio il giorno della scadenza del memorandum tra Italia e Libia

Mauro Indelicato 5.11. 2019 it.insideover.it - ( lettura180”)

Il video è datato 2 novembre, proprio il giorno della scadenza del memorandum tra Italia e Libia, per il quale è sì scattato il rinnovo automatico con però la nota verbale del governo italiano che ha chiesto a Tripoli alcune modifiche. Mentre nel nostro paese in quelle ore andava avanti la diatriba politica interna alla maggioranza sul memorandum, nel porto della capitale libica arrivavano dieci motovedette donate dall’Italia: nel video sopra accennato, postato su Twitter dal canale di Migrants Rescue Watch, si nota per l’appunto il varo dei mezzi destinati alla Guardia Costiera libica.

Le motovedette donate a Tripoli

Non è certo la prima volta che l’Italia ha trasferito in Libia materiale volto a far crescere la locale Guardia Costiera. Del resto il memorandum oggetto di discordia di questi giorni ha come finalità la collaborazione con Tripoli, la quale in cambio di mezzi e soldi ha il dovere di contrastare le partenze dalle proprie coste. Questa volta però, sotto un profilo politico, la donazione ha un significato importante: come detto, essa è arrivata mentre a Roma la maggioranza litigava sull’opportunità o meno di rinnovare il memorandum con la Libia.

L’invio delle motovedette in questione è stato deciso il 6 agosto 2018, con una votazione in Senato che ha visto un visto confronto tra Lega, all’epoca al governo, e Pd, in quel momento all’opposizione. L’allora ministro dell’interno Matteo Salvini con quell’atto ha voluto far accrescere la collaborazione tra Italia e Libia sul fronte del contrasto alle partenze dalle coste nordafricane. Un atto comunque in continuità con quanto fatto dal predecessore, ossia quel Marco Minniti che era ministri durante il governo Gentiloni.

L’invio delle dieci motovedette è inseribile anche nel contesto del sostegno da parte italiana al governo di Fayez Al Sarraj, l’unico riconosciuto sia dall’Onu che dal nostro paese e con il quale Roma ha sempre avuto canali privilegiati. Uno scenario quindi piuttosto chiaro, non scalfito dal cambio di governo e di maggioranza arrivato nello scorso mese di settembre.

Le ambiguità sulla Libia

Ed è proprio questo il punto politico fondamentale: nel momento delle trattative tra M5S e Pd che hanno poi portato alla nascita del Conte II, da sinistra si è chiesta discontinuità soprattutto sull’immigrazione. Dunque, via i decreti sicurezza e via ogni collaborazione con la Libia, ritenuta inadatta interlocutrice. Tuttavia, soprattutto per l’opposizione in tal senso di Luigi Di Maio, la tanto decantata discontinuità non si è avuta: dal M5S si è preoccupati di come un eccessivo spostamento dalla linea tenuta con Salvini sull’immigrazione possa dare la mazzata finale in termini di consensi.

Eppure la fronda interna alla maggioranza sulla Libia si è allargata, tanto da mettere ad un certo punto in discussione anche lo stesso memorandum con Tripoli. Ufficialmente perché, sia dalla sinistra del Pd che da LeU, così come da settori di Italia Viva e dello stesso M5S, appare molto alta la preoccupazione sulla situazione all’interno dei campi profughi gestiti dal governo di Al Sarraj. Le richieste di modifica al memorandum arrivate sabato, altro non sono che il tentativo di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio di accontentare una parte delle richieste pervenute da sinistra.

Ma proprio mentre partiva la nota verbale, a Tripoli arrivavano le motovedette. Segno di come il dibattito politico avvenuto in superficie in questi giorni, non ha scalfito quella che è la realtà profonda dell’operato dell’esecutivo. Il quale è comunque andato avanti con il memorandum e non ha bloccato la cessione dei mezzi alla Libia. Il dibattito, che a gennaio in sede di rinnovo delle missioni internazionali si annuncia ancora più ricco di tensioni all’interno della maggioranza, potrebbe in realtà essere privo di pratici contenuti. Questo perché, tra un occhio ai sondaggi ed uno alla realpolitick, è impossibile al momento non fare a meno della Libia. Quantunque il governo di Tripoli appaia certamente discutibile e poco affidabile. Il problema a questo punto è che anche gli stessi libici potrebbero accorgersi dell’ambiguità di Roma, la quale da un lato dona i mezzi al paese nordafricano e dall’altro però, lungo la superficie del dibattito politico, continua a mettere in discussione ogni tipo di collaborazione. Un’ambiguità che aumenterebbe sempre più, a lungo andare, il potere ricattatori di Tripoli.

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