Tavolo riforme. GIORGETTI FIATA, SALVINI LO STRONCA

“IL CAPITONE” LO FULMINA: “SONO IMPEGNATO IN TEMI MOLTO PIÙ CONCRETI”

Emanuele Lauria per “la Repubblica” nov. Dagospia.com

- L’EX SOTTOSEGRETARIO LANCIA LA PROPOSTA DI UN TAVOLO COMUNE SULLE RIFORME, UNA COSTITUENTE MIGNON APERTA A TUTTI I PARTITI, MA “IL CAPITONE” LO FULMINA: “SONO IMPEGNATO IN TEMI MOLTO PIÙ CONCRETI” - L’IDEA ERA METTERE MANO ALLA LEGGE ELETTORALE MA, NELLA LEGA, LA PROPOSTA E’ VISTA COME UNA LEGITTIMAZIONE IMPLICITA DEL CONTE-BIS - “FRATELLI D’ITALIA”: “NON È CHE IL TAVOLO PER LE RIFORME È UNA SCUSA PER RINVIARE LE URNE?”

Un' uscita a sorpresa, non concordata neppure con Matteo Salvini. È a titolo personale che Giancarlo Giorgetti, colui che è stato a lungo il braccio destro del leader della Lega, lancia la proposta di un tavolo comune sulle riforme, una sorta di Costituente aperta a tutti i partiti. Ma la sortita dell' ex sottosegretario alla Presidenza, dal palco di un convegno dell' Huffington post , finisce non solo per dividere la maggioranza giallorossa: fa sbandare anche il Carroccio, perché in serata Salvini alza disco rosso. «Sono impegnato in temi molto più concreti », dice gelido il segretario.

Eccole, le parole di Giorgetti: «Sediamoci a un tavolo per cambiare 3-4 regole del gioco». Aprire un tavolo per le riforme, dice il colonnello leghista, «era l' unica cosa che bisognava fare il 20 di agosto. Interesse dell'Italia è che questo governo non vada avanti così, ci si mette d'accordo per cambiare le 4-5 cose necessarie, magari anche la legge elettorale per dare la possibilità in futuro a chi governa di decidere».

Giorgetti non nasconde neanche i suoi timori sulla legge elettorale: «Se si torna al sistema proporzionale, questo Paese è spacciato, indipendentemente da chi va al governo». Una posizione che - in ogni caso - stride con quella di Salvini, perché implica la legittimazione indiretta del Conte 2 e la convinzione che l'attuale esecutivo durerà. Matteo Renzi si insinua subito nel varco leghista: «Noi ci siamo», dice il leader di Italia Viva.

Il Pd è più prudente: i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci dicono sì al dialogo proprio pensando a una legislatura di maggiore lunghezza e serenità. Ma sottolineano, assieme a Dario Parrini che rappresenta i dem in commissione Affari costituzionali, che l'apertura di Giorgetti è valida solo se equivale a un allontanamento dalla linea Salvini-Calderoli sul referendum per il maggioritario, chiaro atto ostile verso la maggioranza.

I 5 Stelle invece frenano: «Sarò felice di ascoltare le proposte di Giorgetti - afferma il ministro per le riforme Federico D'Incà ma quello di cui ha bisogno il Paese oggi è la stabilità attraverso questo governo che saprà, con le sue riforme, far scendere lo spread sotto quota 100, facendo risparmiare miliardi di euro all' Italia, che potranno essere investiti in politiche sociali a favore dei cittadini».

Nel centrodestra gli esponenti di Fdi rimangono spiazzati: «Non è che il tavolo per le riforme è una scusa per rinviare le urne?», chiede Francesco Lollobrigida. Ma è l' intervento di Salvini, a tarda ora, a bloccare tutto, aprendo però una crepa grande così nella Lega. Perché quel «sono impegnato in cose molto più concrete » pronunciato dall' ex ministro altro non è che una sconfessione del suo fedelissimo. «L' idea di Giorgetti - dice Salvini può essere interessante in prospettiva, però gli italiani, dalla Calabria alla Romagna, mi chiedono meno tasse meno e meno burocrazia oggi». Come dire: per la Lega dopo le Regionali c' è solo il voto.

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