Questa Amazzonia spuntata in Europa

Negli ultimi venticinque anni sono cresciute foreste grandi come un Portogallo. Faccenda confinata alle curiosità turistiche, mentre trionfa la turlupinatura climatica globale

di Giuliano Ferrara 24.11. 2019 www.ilfoglio.it

Commenti 5, lettura 5'

Non è per fare il negazionista climatico, ma ecco che veniamo informati dall’Economist: negli ultimi venticinque anni in Europa le foreste sono cresciute per un’estensione pari a quella del Portogallo. Bel colpo, si direbbe. Una boccata di ossigeno, a quanto pare. Un rinverdimento senza strepito che rinvia per un aspetto non minore l’apocalisse. La casa brucia, ma intanto crescono gli alberi e ci crescono in casa, a vista d’occhio. Si dovrebbe tenerne conto, di notizie come questa, così minori nel loro essere vicine alla realtà, percepita o meno che sia, e comportarsi di conseguenza, ridimensionare l’allarme, prenderla cautamente con i green plan, la stupida guerra contro automobili e aeroplani, l’ossessione dei pesticidi, della carne rossa, degli allevamenti. Invece no, la faccenda è confinata alle curiosità turistiche, trionfano peraltro bombe d’acqua, acque alte, caldo generato dal surriscaldamento e freddo anche quello da global warming, e tornado o vecchie dannose trombe d’aria per chi può, tremende carestie seguite da tremende inondazioni, tutto un apparato di balle, previsioni, modelli che alimenta il peggio della scienza, la sua pretesa di infallibilità e dunque la sua voglia di dominio sulle coscienze.

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Non mi pare ci sia niente di più deprimente, e folle, di questa turlupinatura globale, così misteriosa nella sua espansione a macchia d’olio, nella sua capacità di indurre indottrinamento e paura, e nella sua propensione a mettere l’uomo, non quello vitruviano delle proporzioni umanistiche e alchemiche, semmai quello onusiano della magia nera, al centro non più della Rivelazione ma dell’Apocalisse. La rovina della terra antropogenetica passerà alla storia, perché ci sarà una storia anche dopo di noi che la viviamo, e qualcuno sano di mente dovrà documentarsi e scriverla, come una infezione parareligiosa delle menti, un tuffo credulo nell’incredulità: rinuncia alla fede e avrai chestertonianamente la ciarlataneria dispiegata.

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La plastica e l’inquinamento, la cultura del rifiuto, la deforestazione e le città. Il catastrofismo sul clima. Se i sentimenti, per quanto ammirevoli, non lasceranno spazio alla ragione e alla politica del fare, saremo seppelliti dall’indignazione

Finché si è pensato che la natura ha una sua autonomia, i suoi cicli, può variare, impensierire, anche terrorizzare, può risultare chiara all’esperienza o misteriosa al pensiero, ma niente di nuovo sotto il sole, sotto mari fiumi pianure e montagne, finché la si è tenuta fuori dalle nostre beghe mentali, c’è stato spazio per non pensarsi sublimi, per non esercitare profezie a buon prezzo. Ora non più. Ci crescono intorno le foreste e ci sentiamo in debito di ossigeno. Dovremmo ripulire il pianeta molto sporcato dallo sviluppo e dalle sue maleducazioni inquinanti, invece vogliamo salvarlo, trasformarlo, cambiare lo stile di vita di chi lo abita, le acquisizioni di sempre, in nome del losco futuro che sta per accadere. E’ un altro modo postcristiano e se è per questo anche postpagano e postgiudaico per sentirci al comando, per espellere quello che ci trascende, per volatilizzare la realtà nei nostri incubi di dominio. E sono davvero stordito quando vedo che un sacco di persone intelligenti si fanno trascinare in questo abisso predittivo senza stare ad ascoltare, anzi spregiandoli, i pochi ma buoni scienziati e sorveglianti razionali che segnalano l’insania. Certe profezie hanno bisogno del bollino, si sottraggono alla logica discorsiva, alla sequenza dei fatti. Un’estate nel Rio delle Amazzoni e poi un autunno tra le belle foreste d’Europa, grandi come un Portogallo.

Commenti

guido.valota

24 Novembre 2019 - 18:06

Per tornare agli alberi in legno e corteccia il bello - si fa per dire - deve ancora iniziare. Ma ci siamo quasi: l'ultima generazione di italiani che si scaldavano a legna e a carbone di legna è stata sepolta da un bel po' ormai, e i successori si sono trasferiti in massa nelle città di pianura abbandonando al bosco le zone collinari e di montagna (oltre il 75% del territorio nazionale). A seconda delle aree geografiche, non viene effettuata manutenzione boschiva da due-cinque decenni, o solo in alcune regioni e province spec. autonome virtuose. Finchè esondano i torrenti sovraccaricati dell'acqua che un bosco abbandonato non trattiene più, si può dare la colpa al cambiamento climatico, viva Greta, e tutti sul divano il venerdì. Aspetto di sapere però chi sarà il colpevole degli alberi invecchiati troppo che cadranno p.e. sulle strade e su chi ci transita. Intanto, giustamente, il Gosplan PD + Italia Viva sta iniziando a piantare milioni di alberi dei quali nessuno poi si occuperà

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24 Novembre 2019 - 18:06

Contro il fanatismo e l'ignoranza anche Econimist fa cilecca

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Rispondigsamico

24 Novembre 2019 - 16:04

Purtroppo il mondo è ormai fortemente contaminato dal grillismo acuto senza frontiere.

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24 Novembre 2019 - 14:02

Le sardine: simpatiche, fresche, ingenue, eco green. Prima mossa ufficiale, hanno fatto registrare in Europa il loro logo, il loro marchio politico: dieci sardine appese ad una nuvola. Lasciamoli in pace. Ok. Hanno già iniziato a contraddirsi. Stabilita anche una trasferta a New York. Chi paga? Il sonno della ragione continua. Prima o poi si voterà. A meno non subentri la DemDir o non s'arrivi alla dittatura delle sardine. A Grillo il PD rifiutò la tessera. Ora si vendica col suo abbraccio mortale, utilizzando i seggi parlamentari ottenuti per farlo sparire. Le sardine abboccheranno? Alla bella giornata del Foglio, ciascuno ha parlato pro domo sua. Logico.

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RispondiChichibio

24 Novembre 2019 - 11:11

I flagellanti si accorgeranno mai che gli alberi hanno bisogno di CO2? E che il bosco, anche da noi, sta tornando a crescere. Magari anche In Lucania che proprio dal bosco deve il suo nome ?

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