Il problema italiano è la produttività

Nel 2018 la produttività del lavoro è diminuita dello 0,3% e nel periodo….

di Marcello Gualtieri 7.12.2019 italiaoggi.it

Se qualcuno avesse realmente interesse a capire i problemi dell'economia italiana e le possibili soluzioni, dovrebbe partire dalla lettura degli ultimi due documenti pubblicati da Istat. Ecco cosa scrive l'Istituto di Statistica: (Conti economici trimestrali) «Nel terzo trimestre 2019 il Pil è cresciuto dello 0,1% rispetto il trimestre precedente, le ore lavorate hanno registrato una crescita dello 0,4%». Ancora (Prospettive dell'economia italiana): «Nel 2018 la produttività del lavoro è diminuita dello 0,3% e nel periodo 2014-18, è aumentato il divario della crescita della produttività del lavoro tra l'Italia (+0,3% annuo) e l'area euro (+1%)». Il primo dato certifica che la produttività del lavoro è diminuita in quanto il Pil è cresciuto (+0,1) meno delle ore lavorate (+0,4); il secondo dato, conferma il primo anche nel lungo periodo e certifica il divario crescente tra l'Italia e l'area euro.

Chiunque si occupi dell'economia del paese dovrebbe, in primo luogo, chiedersi perché la produttività del lavoro non cresce, ma mi pare che non se ne discuta affatto. Personalmente credo che l'origine del problema sia da ricercarsi nella crisi irreversibile del modello di sviluppo che ha portato nel dopoguerra al boom economico: micro, piccole e medie aziende che introducevano in maniera parcellizzata, ma (al tempo) efficace, innovazioni tecnologiche nel processo produttivo. Man mano che la maturazione dell'economia rendeva necessario lo spostamento da una produzione mirata ai volumi di output fisico a una produzione ad alto valore aggiunto, il modello è entrato in crisi.

Lo stato, invece di accompagnare la creatività e la laboriosità italiana verso l'innovazione e la modernità, ha favorito l'affermarsi di un capitalismo clientelare e parassitario e nello stesso tempo si è indebitato per finanziare sprechi e un welfare insostenibile. Così siamo arrivati alla stagnazione odierna: qualche campione di competitività, stragrande maggioranza di nanoimprese con produttività calante e uno stato che spende più per interessi passivi sul debito che per l'intera istruzione, dalla scuola materna all'università: un circolo vizioso nelle competenze del paese da interrompere al più presto.

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