Il Pd abbandoni la vocazione maggioritaria di stampo prodiano

Quello che l'Emilia-Romagna può insegnare a Zingaretti: il partito coltivi il dialogo con le sardine senza fagocitarle e si apra ad alleati come la Schlein, lasciandosi alle spalle l'illusione del partito unico.

Peppino Caldarola 29.1. 2020 lettera43.it –lettura3’

Il dopo-voto ha rilanciato la suggestione di un Pd che deve cambiare aprendosi ad altre forze e in cui possano contare persino i non iscritti.

Credo che ogni sforzo che il Pd farà per togliersi di dosso l’immagine del partito burocratico e elitario sia benvenuto e Nicola Zingaretti ha le caratteristiche anche umane del leader che può rappresentare una fase di apertura.

Tuttavia starei in guardia dal riproporre l’ipotesi del partito a vocazione maggioritaria. Se tutto ciò che si è messo in movimento in questi mesi dovesse entrare o rientrare nel Pd, elettoralmente si sposterebbero pochi voti.

IN EMILIA-ROMAGNA SI È APERTA UNA NUOVA FASE DEL CENTROSINISTRA

Il dato più interessante di questa fase, il vero segreto di un combattimento che ha arrestato l’ascesa di Matteo Salvini e forse ne ha avvicinato l’exitus politico, sta nel fatto che lo schieramento progressista si è presentato unitariamente attorno a un candidato ma rivendicando l’autonomia delle singole forze. Questo “polo” sta cambiando il Pd facendogli riscoprire la vocazione di sinistra che negli anni renziani era andata a farsi benedire e lo ha messo in condizione di dialogare senza arroganza con altri soggetti.

Il prossimo congresso del M5s potrebbe creare un raggruppamento in grado di pilotare il grillismo lontanissimo dalla destra e interlocutore scomodo della sinistra

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Il primo è senza dubbi il M5s, ormai partito e come partito ormai destinato a scissioni. L’elettorato è in gran parte scappato, ma non sono state soppresse le domande a cui quel movimento aveva cercato di rispondere. Il prossimo congresso dei cinque stelle potrebbe segnarne la fine definitiva oppure creare un raggruppamento in grado di pilotare il grillismo lontanissimo dalla destra e interlocutore scomodo della sinistra. È la soluzione più opportuna perché l’idea che il movimento si squagli senza eredi lascerebbe un vuoto che oggi nessuna forza in campo è in grado di riempire.

SCHLEIN E SARDINE, LE DUE NOVITÀ DEL FRONTE PROGRESSISTA

La candidata Elly Schlein, vittoriosa in Emilia-Romagna, è un personaggio politico notevole di cui si sentiva la mancanza. Lei può rappresentare a sinistra un dopo-Vendola senza nostalgie e senza imitazioni di Nichi Vendola. È una giovane donna, combattiva, preparata, entusiasta, potrebbe diventare un soggetto significativo se decidesse di rappresentare a livello nazionale più che la versione radical della sinistra la versione moderna dell’ecologismo. Nel suo partito c’è un modello europeo che potrebbe, se sviluppato, portarla molto avanti.

Elly Schlein.

Poi ci sono le sardine a cui sconsiglierei di confluire nel Pd per il bene loro e per quello del Pd. Un movimento di popolo fonda un partito non entra in un partito che c’è. E fondando un partito deve stare attento a farne uno di tipo nuovo, cioè non burocratico, a mantenere le caratteristiche ideali che lo hanno sospinto nei favori popolari, a proporre soluzione concrete ai problemi del Paese, non necessariamente a tutti, basterà che si qualifichino su alcuni temi cruciali, e soprattutto che tenga alta la bandiera della tolleranza e della pacificazione.

ATTENZIONE ALLA SUGGESTIONE DI UN PD A VOCAZIONE MAGGIORITARIA

Credo che la sconfitta di Salvini è stata accelerata dalla sua citofonata. C’è una parte del Paese che ha il coltello fra i denti ed è quella parte che i commentatori più di moda hanno battezzato “popolo” come se fossimo di fronte a una mutazione antropologica degli italiani che avrebbe favorito caratteristiche belliche che mai hanno avuto. Invece gli italiani seguono le “rivoluzioni” ma dopo un po’ vogliono una tregua e soprattutto hanno voglia di urlare, di scontrarsi gli uni contro gli altri ma non di menare le mani.

Il contributo delle sardine può incivilire tutto il mondo politico dando voce a una Italia stanca di cialtroni

Fateci caso, in Calabria un leghista non avrebbe mai potuto vincere. Jole Santelli, che saluto caramente, non è invece un personaggio aggressivo, fa una politica di destra, ma uno di sinistra non si allarma nel vederla in cima a una grande regione. Il contributo delle sardine in questo momento è universale, può incivilire tutto il mondo politico dando voce a una Italia stanca di cialtroni, di quelli che fanno la guerra con motto «andate avanti voi che a me mi viene da ridere», con le persone deideologizzate ma socialmente pericolose perché non ci stanno con la testa (e non dico di chi sto parlando tanto si capisce lo stesso). Quindi eviterei la suggestione prodiana del partito a vocazione maggioritaria, eviterei persino la suggestione, in tema di leggi elettorali, di stampo ultra-maggioritario. Restiamo alla politica dei cento fiori.

La vera soluzione di oggi è una legge elettorale proporzionle con un Governo fatto in parlamento. Solo così cambieranno i partiti e usciranno nuovi leader capaci, che per ora, on ci sono.

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