Luca Zaia pronto a correre da solo alle regionali? Lega, l'ipotesi che spaventa Berlusconi e Meloni

Sono molti gli amministratori locali, compresi i consiglieri regionali uscenti, che spingono per affrancarsi da Fratelli d' Italia e dai Berlusconiani, pur mantenendo l' alleanza in aula e sul territorio.

Alessandro Gonzato 7 Febbraio 2020 liberoquotidiano.it –lettura 2’

E se in Veneto la Lega decidesse di correre da sola? L' ipotesi c' è. A fine maggio, quando si voterà in altre cinque regioni, il Carroccio potrebbe fare corsa a sé. La voce, nell' ex Serenissima, comincia a circolare con una certa insistenza, anche se l' argomento non è ancora stato affrontato ufficialmente. E però da queste parti, dove la Lega alle Europee dell' anno scorso ha preso il 50%, sono molti gli amministratori locali, compresi i consiglieri regionali uscenti, che spingono per affrancarsi da Fratelli d' Italia e dai Berlusconiani, pur mantenendo l' alleanza in aula e sul territorio.

La domanda che iniziano a farsi in parecchi è semplice: perché rinunciare, di fatto regalandoli agli altri due partiti, a un buon numero di seggi sicuri? Che bisogno c' è di dividere la vittoria, e quindi di spartire i posti, con gli altri? D' altronde nell' ex Serenissima, pur presentandosi alle urne in solitaria, il Carroccio vincerebbe a mani basse. Detto delle Europee, è sufficiente guardare il dato delle regionali 2015, quando la Lista Zaia e la Lega presero insieme il 41%. Se pensiamo che Flavio Tosi, allora sindaco di Verona appena uscito dal Carroccio, erose agli ex amici il 12% e che la seconda classificata, la Dem Alessandra Moretti, non andò oltre il 23, è chiaro che per gli avversari non ci sarebbe partita nemmeno se la Lega si mettesse in proprio.

IL SISTEMA DI VOTO

Il governatore Luca Zaia va ripetendo che fino al giorno prima della chiusura delle liste non dirà se si ricandiderà o meno, ma comunque, a meno di sconvolgimenti a livello nazionale, il "doge" resterà al proprio posto. A dare sostanza ai pensieri leghisti, oltre a un certo orgoglio, c' è la nuova legge elettorale del Veneto, un sistema maggioritario con un' aggiunta di proporzionale che scatta oltre il 50% dei consensi, soglia ampiamente alla portata stando ai sondaggi: l' ultimo, quello di Alessandro Amadori per affaritaliani.it, dà il Carroccio tra il 49 e il 51%. La Lega, dovesse ottenere la maggioranza assoluta, si porterebbe a casa almeno 33 seggi su 52. Fratelli d' Italia e Forza Italia, quest' ultima attualmente con 2 soli consiglieri, si spartirebbero al massimo 7-8 posti. L' opposizione, ma questo è un altro discorso, sarebbe (e sarà) comunque inesistente a prescindere dalla scelta della Lega.

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CANDIDATURE SUL TAVOLO

Dell' ipotesi di una corsa in solitaria si era già parlato a Verona a fine dicembre quando i vertici locali, assieme agli europarlamentari, ai deputati e ai senatori del territorio, avevano fatto il punto di fine anno. Peraltro molti leghisti non dimenticano che Fratelli d' Italia si era opposta al referendum per l' autonomia, e per la Lega, in Veneto, l' autonomia è la madre di tutte le battaglie. I rapporti coi forzisti, quei pochi rimasti, non sono poi idilliaci, seppur non si possa assolutamente parlare di clima teso all' interno del vecchio centrodestra. Ieri Matteo Salvini si è detto sicuro che la Lega in Veneto prenderà il 50% e che «il centrodestra vincerà superando il 60», come a rassicurare gli alleati sul blocco unico della coalizione. Il leader del Carroccio, almeno per ora, non sembra intenzionato a stravolgimenti. In parte dipenderà dalle decisioni sulle candidature nelle altre regioni, compresa la Toscana, dove fino a qualche settimana fa pareva scontato il nome dell' europarlamentare leghista Susanna Ceccardi che invece, sempre ieri, Giorgia Meloni ha voluto congelare: «Non è mai stato fatto, è nelle possibilità, ma dobbiamo ancora decidere».

di Alessandro Gonzato

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