I mezzi per liberare i binari dall'incidente ferroviario ci sono ma le norme bloccano tutto

L'aratro a chiodo della giustizia Norme antidiluviane in un mondo che è ipertecnologico

Domenico Cacopardo 11.2.2020, italiaoggi.it –lettura2’

Giovedì 6 settembre, il treno Freccia Rossa Milano-Salerno, intorno alle 5 e 10, è deragliato nei pressi di Ospedaletto Lodigiano: 2 morti (i macchinisti) e 31 feriti. La causa, indiscussa, è il posizionamento erroneo di uno scambio che ha determinato l'uscita dai binari del convoglio, lanciato ad alta velocità. Il disastro ha provocato l'interruzione della linea nei due sensi e costretto Trenitalia a instradare i treni sulla vecchia linea Milano-Piacenza, determinando ritardi superiori all'ora, un colpo alla gestione del percorso più frequentato del Paese, e, ovviamente, il più ricco per i ricavi di gestione e per gli utili indiretti destinati agli utenti. Non a caso si dice che questa nuova modalità di trasporto, vincitrice alla grande del confronto con l'aereo, contribuisce ogni anno al Pil nazionale con vari (secondo i criteri di calcolo) punti.

I tecnici delle ferrovie, dopo l'evento hanno dichiarato che in un paio di giorni, la linea sarebbe stata riattivata. La situazione, invece, è completamente cambiata. Infatti, il sequestro del sito, disposto dalla procura della Repubblica di Lodi ha obbligato i tecnici all'inazione, tanto che le costosissime gru inviate immediatamente sul posto per sgombrare i resti del treno deragliato, fanno bella mostra di sé a debita distanza dal sito: non possono né avvicinarsi né intervenire. Oggi, si parla di un paio di settimane per la riattivazione della linea, per esigenze giudiziarie.

Se ci fosse voluta una prova concreta dell'inefficienza del sistema giudiziario nazionale, il caso di Ospedaletto Lodigiano (con quello del ponte Morandi di Genova: inchiesta non ancora completata e, quindi, rinvio a giudizio di là da venire -nell'attonito silenzio di tutte le autorità interessate-) è il plateale paradigma di ciò che nel mondo occidentale non si può fare. Non si possono infatti bloccare le relazioni di trasporto oltre il minimo necessario; non si può attendere la nomina dei periti giudiziari (prevista per oggi) oltre il minimo necessario (probabilmente lo stesso giorno di giovedì 6 settembre); non si possono ignorare le conseguenze economiche dell'interruzione e della indefinita attesa.

Certo, la procura di Lodi non ha operato né opera a capriccio o neghittosamente. La procura sa che i rilievi non condotti alla presenza delle parti lese e della difesa non sono utilizzabili in dibattimento. E, quindi, si regola in conseguenza, prendendosi tempo per individuare le professionalità interessate e le persone medesime dei periti. Eppure, oggi, sono disponibili tecnologie capaci di rilevare con esattezza totale lo stato dei luoghi. Tecnologie capaci di riprodurre in scala la zona dell'evento e tutti i particolari che un giorno non tanto vicino saranno rilevati dai consulenti tecnici d'ufficio e delle parti. Ebbene, nonostante tutto ciò, nessuna accelerazione è stata possibile: si è dovuto affrontare il caso con lo stesso metodo con il quale si affronta un normale incidente stradale, un sinistro dalle conseguenze trascurabili sulla microeconomia coinvolta. Qui, invece, è coinvolta la contabilità nazionale, da contabilizzare i danni per il Paese, ma il sistema dell'aratro a chiodo rimane fisso, insuperabile. Una condanna biblica.

Domenico Cacopardo www.cacopardo.it

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Commenti   

#1 riki 2020-02-11 13:32
E poi Mastella DC ex ministro, 10 anni sotto processo per essere poi assolto. Non è che il problema sia la lentezza dei Giudici o Pubblici ministeri nello svolgimento delle loro mansioni e, prim, nel voler mettere sotto processo il cittadino senza prove adeguate (che si cercano dopo) ?
lafontina

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