La grande scrematura

Ma se il coronavirus facesse fino in fondo il suo lavoro con noi anziani, davvero ne sortirebbe un mondo più ricco, più eguale, più libero, più produttivo, più pronto ad affrontare il futuro? Sì o no? Indagine (e chiacchierata) su un pensiero orrendo

di Giuliano Ferrara 29.2 2020 ilfoglio.it –lettura 6’

Commenti 15

Siccome sono un cinico, con le cautele di un’infinita benevolenza e di un umanesimo a prova di bomba, compresa l’ammirazione per la devozione e la carità cristiana, mi sono fatto venire in mente qualcosa di orrendo: ma se il coronavirus funzionasse pandemicamente come una grande scrematura, facendo fuori molti della mia età e oltre a tutte le latitudini, molti con le “patologie pregresse” nei cinque continenti eccetera, ne sortirebbe un mondo più ricco, più eguale, più libero, più produttivo, più capace di innovazione e proiezione nel futuro, posto che il futuro esista, sì o no? Ho chiamato al telefono il professor Francesco Giavazzi, l’economista e analista sociale che più stimo, e la sua risposta è stata agghiacciante: “Sì”. Naturalmente, non essendo una coppia di Stranamore, il professore e io ci siamo a lungo intrattenuti sul significato tragico di quel “sì”, sulla perdita di esperienza e saggezza che la scrematura comporterebbe, sul fatto per noi ovvio che gli esseri umani non sono numeri, meno ovvio per i nazisti e, Dio mi perdoni per averlo anche solo pensato, per gli statistici; abbiamo concordato che la libertà intellettuale è la base della ricerca in ogni campo, e che se il virus sarà sconfitto da un vaccino o da rimedi medicinali, questo a essa e solo a essa sarà dovuto, per non dire del contributo scientifico e filosofico di tanti vecchi e dei morti, e tuttavia nelle scienze umane e sociali la libertà intellettuale implica che ci si facciano anche le domande perverse, che alimentano la perversione in una spirale cieca. La grande scrematura potrebbe rivelarsi una specie di bonanza per il mondo che ne verrebbe?

Ora è certo che il senso comune è un alleato della libertà di pensiero e del dubbio sistematico, che di una sola cosa non è autorizzato a dubitare: il valore della vita e in particolare della vita umana, orizzonte originario e finale di tutte le cose, di tutti i pensieri, di tutto l’amore (mi verrebbe da aggiungere: dal concepimento alla morte naturale). Tuttavia, e qui il vecchio sbrigativo scribacchino e il notevole economista accademico e ricercatore attivo concordano spontaneamente, il senso comune ci dice che “oggi il problema decisivo del mondo è il suo invecchiamento progressivo”. Ci dice che la spesa previdenziale e la spesa sanitaria sono colossi complicati e fecondi, generatori di welfare e di mostri, difficili da abbattere; e se è vero che famiglia, patriarcato, matriarcato, se è vero che i nonni si sono rivelati preziosi tamponi (oops!) a petto delle crisi ricorrenti dello sviluppo, è anche indubitabilmente vero che il grato aumento della vita media e l’affollamento del pianeta nell’abbondanza delle aspettative, e in questo brulichio la progressiva crescita percentuale di organismi fragili, debilitati da diverse patologie, costituiscono un problema, tanto più che gli organismi fragili sono molto costosi socialmente “e le cure non si ripagano con il valore prodotto all’epoca della robustezza” (Giavazzi).

Abbiamo vissuto di recente un melodramma del tutto italiano, chiudiamo la vita, riapriamo la vita, Milano si ferma, Milano non si ferma, ma dobbiamo andare oltre il vago surrealismo di scena in cui sono trascorse settimane di follia del non-sapere-come-orientarsi, salva l’attiva solidarietà e l’attivazione delle competenze, la rifrazione dei talk-show, le procedure d’autorità, e sopra tutto la disinfestazione delle mani con acqua sapone amuchina. Può essere che sia una superbotta invernale di superinfluenza, punto e basta. Può essere che l’Africa calda e l’Oceania ci debbano indurre a pensare, per la loro relativa immunità, tutta ancora da mettere alla prova, che con la buona stagione le cose miglioreranno, punto e basta. Può essere invece che la pandemia, con i suoi aspetti anche benigni, quelli di un’influenza da cui si guarisce nel 90 per cento dei casi, e con quelli maligni, le affezioni che si aggravano e assumono carattere terminale per tanti pazienti di età avanzata e molto avanzata, ci presenti entro un certo tempo un panorama di rovine fatto di sovraffollamento intenibile delle strutture sanitarie e di una selezione eu-anagrafica in cui i vegliardi, con le loro patologie pregresse (che espressione inquietante), soccombono in una percentuale molto più rilevante che non i bambini, gli adolescenti, i giovani e le persone in età semplicemente matura.

Il rinnovamento del mondo è sempre intessuto di crudeltà, perché è legato a quello che eufemisticamente chiamiamo il “ricambio delle generazioni” ovvero la morte dei vecchi. La crudeltà livellatrice di un male potenziale potrebbe definitivamente rivelarsi come l’ingiusta retribuzione di un’umanità che aveva reinventato la vita autorizzando una vecchiaia sempre più lunga: ecco la Cosa alla quale ci troviamo forse di fronte. Le guerre fottono prevalentemente i giovani, le pandemie di questo tipo i vecchi. Fosse vivo John Maynard Keynes, si metterebbe a tavolino e inizierebbe a scrivere un pamphlet intitolato: “Le conseguenze economiche e civili della pandemia da coronavirus”. E non è detto che sarebbe soltanto un’opera di denuncia, non è detto che non vi si esprimerebbe una cinica, disperante speranza.

COMMENTI

oliolà

29 Febbraio 2020 - 22:27

Perché i giovani, oggi come oggi, mi sembrano un po' mollicci.

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Rispondioliolà

29 Febbraio 2020 - 22:03

Oggi come oggi, gli uomini si dividono in tre categorie: gli ottimisti, i pessimisti e i credenti. I pessimisti dicono: stiamo correndo troppo, fermiamoci a riflettere. Gli ottimisti: macché, corriamo più veloci e andiamocene a spasso per l'universo. I credenti sono sia ottimisti che pessimisti. Questi ultimi, però, tra i credenti, cedono il passo e, all'inferno, sono sempre di meno a crederci. Tutti in paradiso. Evidente che il virus di corona potrebbe rivelarsi un pericolo per gli ottimisti increduli.

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Rispondialbertoxmura

29 Febbraio 2020 - 18:34

Pensiero orrendo, ma che diversi quotidiani hanno suggerito con i loro titoli. Ad esempio quando leggo: "Altri tre morti. Erano tutti anziani e con altre patologie" non posso fare a meno di vederci una di quelle che il filosofo oxoniense Paul Grice chiamava "conversational implicatures". Si tratta di proferimenti che non dicono esplicitamente certe cose, ma le lasciano intendere. Tutti converranno che l'età dei pazienti deceduti è un dettaglio marginale. Perché allora metterlo così in evidenza nei titoli? E ribadirlo ogni volta? Che cosa si vuole lasciare intendere? La prima parte è la vera notizia. La seconda sembra essere messa lì per attenuarne l'effetto sul lettore. Esplicitiamo quel che manca e la seconda parte diventa: "Meno male che erano tutti anziani e con altre patologie". Quindi il pensiero orrendo ha circolato davvero ed è stato inoculato nell'opinione pubblica, eccome. E' la scopa di cui parla Don Abbondio. Ora ad essere spazzati via sarebbero i costosi e inutili anziani.

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Rispondialdo.vanini

29 Febbraio 2020 - 18:00

Non sarebbe neanche necessario coronavirus (che non mi pare strumento adeguato al risultato),basterebbe destinare tutte le risorse della ricerca medica alla qualità e non alla quantità dell'esistenza, al contrario di quanto si sta facendo oggi. L'aspirazione illogica dell'umanità è rimanere in vita più a lungo possibile, a qualunque condizione, e il risultato sarà l'impossibilità di gestire l'economia per un mondo invecchiato, invalidato, bavoso , che pretende di lavorare per un terzo dell'esistenza e per due terzi essere mantenuto in queste condizioni bavose. Sarà un mondo differente, certo, ma pezzente e puzzolente come un ospizio. La condizione è già evidente e chiara, ma nessuno si sforza a sottolinearlo e a proporre soluzioni o alternative,perché nessuno starebbe ad ascoltare, per rimandare al più tardi quella morte che nessuno sa più affrontare filosoficamente. Pianeti, intelligenza artificiale? Ma dove si dovrebbero trovare le risorse per tutto questo nell'ospizio puzzolente?

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RispondiCacciapuoti

29 Febbraio 2020 - 17:34

siamo già alle magnifiche sorti e progressive? Finora la storia mostra il contrario, stante che gli uomini (artificiali e non) si fottono da soli. Circa i visionari, la Chiesa cattolica è insuperabile... perché attingere da uno yankee?

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RispondiGiancarlo Jocteau

29 Febbraio 2020 - 17:33

ci avevo pensato anch'io: una terribile astuzia della ragione g.joc

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Rispondijoepelikan

29 Febbraio 2020 - 17:27

Se non altro posso ringraziarla per aver disvelato in modo esplicito di cos'è, moralmente, Giavazzi. Non che non lo avessi intuito. Ma vedere questo disvelamento nella sua plasticità mi toglie definitivamente ogni dubbio.

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Rispondiavv.ferri

29 Febbraio 2020 - 17:04

Ecco quando leggo FERRARA capisco la differenza fra me e lui Anch’io ( e sono vecchio) ho pensato la stessa Identica cosa solo quando lo dette nella cerchia dei miei amici mi sono sentito prendere in giro. Invece detta con le parole di Ferrara diventa addirittura un pensiero nobile bravo

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Rispondijoepelikan

29 Febbraio 2020 - 16:52

Caro Ferrara, lei deve riconoscere una cosa: che col post-liberalismo postmoderno, che Lei e questo giornale, sotto la deplorevole direzione attuale, avete abbracciato, sta portando al trionfo di tutte le tesi biopolitche del nazismo. Aggiungo che stranamente i vecchi che propalano queste tesi neo-malthusiane (una ripugnante tesi analoga era comparsa qualche anno fa in modo velato in un libro di Monti) sono gli ultimi a desiderare di crepare.

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RispondiCacciapuoti

29 Febbraio 2020 - 15:50

già l'occuparsene vuol dire dare una qualche importanza alle idiozie... finiremo per occuparci solo dello squallore.

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Rispondigianniboss

29 Febbraio 2020 - 15:27

L'avevo scherzosamente e cinicamente buttata la con un paio d'amici al caffè di mezza mattina. Sintesi brutale:una festa per l'INPS. Un saluto e un grazie all'impareggiabile Ferrara

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Rispondiagostinomanzi

29 Febbraio 2020 - 15:23

Non escluderei, al posto di una scrematura selettiva di tipo naturale, un taglio orizzontale da guerra atomica, il cui rischio è sempre sottaciuto perché drammatico e reale. In questo caso niente selezione, forse solo la fortuna di appartenere al gruppo dei vincitori.

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Rispondilisa

29 Febbraio 2020 - 14:40

Per me che non sono una raffinata pensatrice, né una economista di fama, rimarrebbero tanti vanagloriosi esseri umani, solo più giovani.

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Rispondizucconir

29 Febbraio 2020 - 09:05

Credo che nel futuro, massimo 50 anni, si aprirà una terza strada. I progressi della medicina, l'intelligenza artificiale, la scienza e la tecnica, ci stanno preparando un uomo del tutto nuovo. Che non invecchiera' più, forse che potrebbe anche non morire più, di molto più facile manutenzione. Logicamente sempre meno umano. Pronto a trasferirsi su altri pianeti, con prestazioni fisiche e intellettuali oggi difficilmente inimmaginabili. Per noi vecchi umanisti uno scenario da brividi, ma su quel terreno siamo incamminati. E nessuno ci potrà fermare. Come asseriva Gunther Grass con amarezza "tutto quello che sarà possibile verrà fatto". Non è fantascienza, ma la fantascienza ci può fare da guida. Ray Bradbury, un ragazzo californiano di 24 anni, 70 anni fa ha scritto un visionario "Cronache Marziane", libro umanista quanto altri mai.

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Rispondijoepelikan

29 Febbraio 2020 - 16:57

L'Umanesimo senza Cristianesimo l'abbiamo già visto all'opera nella strage massonica del '14-'18 e nel nazicomunismo. Purtroppo quella è la direzione del mondo: un nazismo "pink" travestito da umanesimo.

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