“CORONAVIRUS? SI ANDRÀ AVANTI COSÌ PER ALTRI 3 O 4 MESI” –

IL VIROLOGO FABRIZIO PREGLIASCO: “NON DOBBIAMO SOLO LIMITARE IL CONTAGIO MA DOBBIAMO PREOCCUPARCI DI NON RESTARE SENZA POSTI PER LA RIANIMAZIONE

Lorena Loiacono www.ilmessaggero.it

 LA MAGGIOR PARTE DI CASI SEGUE L'ITER DELL'INFLUENZA NORMALE MA UNA QUOTA DEL 6-8% DI PAZIENTI HA LA NECESSITÀ DI ASSISTENZA VENTILATORIA. QUINDI HA BISOGNO DELLA TERAPIA INTENSIVA...”

Settimana decisiva per l'epidemia da nuovo coronavirus in Italia, per gli esperti è arrivato il momento di adottare nuove strategie.

Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano, che cosa potrebbe davvero accadere nei prossimi giorni?

«Nella prossima settimana vedremo i risultati delle misure adottate in Lombardia e da lì si deciderà se mitigarle o, piuttosto, se insistere il più possibile per riuscire a frenare la diffusione».

L'obiettivo è limitare il numero dei contagi?

«Sì ma non solo. Arrivati a questo punto di diffusione, in Lombardia ad esempio, dobbiamo preoccuparci di non avere un affollamento negli ospedali. Quindi la diffusione va scaglionata nel tempo. E' importante che le persone si ammalino in modo contenuto, senza un eccessivo affollamento».

Mancano le strutture ospedaliere?

«Non dobbiamo rischiare di restare senza posti per la rianimazione, qualora dovesse servire a un elevato numero di pazienti. Il problema quindi è garantire una gestione corretta delle rianimazioni».

Quanti posti potrebbero servire?

«La maggior parte di casi segue l'iter dell'influenza normale ma stiamo osservando che si presenta una quota del 6-8% di pazienti che ha la necessità di assistenza ventilatoria. Quindi ha bisogno della terapia intensiva e questo rappresenta un elemento critico preoccupante. In Lombardia si sta studiando un piano per potenziare i posti necessari».

Intanto si va avanti con l'isolamento

«In questa situazione è inevitabile. Mi rendo conto che si tratta di misure difficili da sostenere perché colpiscono la vita delle persone ma sono necessarie. Le zone rosse o gialle devono andare avanti su questa strada. Su questo però si interverrà con una nuova modulazione in base ai risultati che verranno riscontrati. Sia a livello locale sia nazionale».

A Roma come ci si muove?

«Nell'area romana non ci sono focolai e questo è un vantaggio perché è possibile tracciare i contagi e rintracciare le persone a rischio, per fare le analisi. Andando avanti così non ci sarà bisogno di misure drastiche, come l'isolamento e lo stesso vale per le altre città italiane dove il contagio è stato, per così dire, importato e non ha nuovi focolai».

I romani come devono regolarsi?

«Devono prestare attenzione e adottare le misure igieniche consigliate, la comunità deve portare comunque avanti le buone pratiche anche riducendo i contatti. Questo è l'unico modo di fare fronte all'allarme e di evitare un picco di contagi».

Quanto si andrà avanti così?

«Possiamo prevedere che si andrà avanti per alcuni mesi, direi 3-4 mesi. Considerando anche le code che arrivano dai singoli soggetti ammalati. Sul conto dei contagiati si deciderà se allargare le maglie del controllo in modo mirato o stringere ancora i bulloni».

Commenti   

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