Borghi & Bagnai e la favola dello spread

“Ci hanno ascoltato”, dicono. Così i due dioscuri no euro, con sprezzo del ridicolo, si prendono il merito della decisione della Bce

di Luciano Capone 20 Marzo 2020 ilfoglio.it ledttura 5’

Commenti 4

Roma. Sono due personaggi da favola Borghi & Bagnai. Nel senso che per descriverli, mentre si attribuiscono il merito di aver dato impulso al piano straordinario antipandemia da 750 miliardi della Bce, bisogna ricorrere alle favole di Fedro e di Jean de La Fontaine. Alla “mosca cocchiera”, che è stata prima figura letteraria di Carducci per poi diventare categoria politica con Gramsci e Togliatti. “Ci siamo fatti sentire: hanno ascoltato”, twitta Bagnai.

Se il linguaggio del professore pescarese Alberto Bagnai – che dà a intendere ai seguaci sovranisti chissà quale influenza sulla decisione straordinaria del Consiglio direttivo della Bce di sparare 750 miliardi di acquisti di titoli per placare i mercati – è allusivo, quello di Claudio Borghi è più esplicito: “Ragazzi, vittoria! Vista la situazione più grave del previsto il nostro premier non ha fatto in tempo a svenderci. Come da me chiesto interviene direttamente la Bce”. Secondo i due guru no euro e consiglieri economici di Matteo Salvini sono stati loro – a colpi di tweet – a piegare le resistenze tedesche e a modificare l’indirizzo di politica monetaria dell’Eurotower. Probabilmente il presidente della commissione Finanze al Senato Bagnai, quello che molti giornali descrivono addirittura come cortese e pacato, ritiene che per convincere la Bce ad agire sia stato determinante il recente post sul suo blog, Goofynomics, in cui invita Christine Lagarde a prostituirsi: riferendosi a una frase della presidente della Bce sulla sua vita sessuale, Bagnai scrive: “Se ci potessimo permettere un consiglio, sarebbe appunto quello di tornare a dedicarsi ad essa, magari professionalmente”.

Il presidente della commissione Bilancio Claudio Borghi al lessico triviale preferisce quello bellico, e così dopo aver spezzato le reni alla Bce già guarda al prossimo obiettivo, che non è più far uscire l’Italia dall’euro ma sbattere fuori la Germania: “Adesso aspettiamo che, dopo il fallimento del piano di conquistarci via Mes con la complicità di Conte, Gualtieri, Letta, Tinagli & Co. la Germania, pressata dagli eventi, abbandoni lei la Ue – twitta alle sue truppe – Saremo liberi e i nostri cari saranno ricordati come gli eroi caduti di Vittorio Veneto”. Dopo la Caporetto del Papeete ci deve essere per forza una Vittorio Veneto, pensa l’Armando Diaz leghista, a cui manca solo uno scolapasta in testa.

Non vorremmo ridimensionare l’alta considerazione di sé di Borghi e Bagnai, ma è difficile ipotizzare una loro influenza sulla linea della Bce mentre il loro partito è all’opposizione e loro due hanno meno influenza di prima sulla linea del partito. I due generali no euro, infatti, dopo la disfatta del Papeete sono stati degradati dal Capitano Salvini: prima erano i responsabili economici della Lega e ora sono colonnelli di un comitato allargato, una specie di Politburo economico, di cui fanno parte anche Massimo Bitonci, Claudio Durigon, Dario Galli, Massimo Garavaglia, Alberto Gusmeroli e Armando Siri (più sensatamente di Borghi & Bagnai, nessuno di questi esponent si è attribuito alcun merito del Pandemic emergency purchase programme lanciato mercoledì notte dalla Bce).

La posizione dei dioscuri no euro rispetto alle loro capacità di influenzare i mercati e le istituzioni internazionali, oltre a essere un tantino irrealistica, è però anche contraddittoria. Quando erano al governo, con un impatto sullo spread superiore a quello del coronavirus, e ogni loro dichiarazione contro l’euro faceva impennare il rendimento dei titoli di stato, Borghi & Bagnai sostenevano che le loro posizioni politiche non avevano alcuna influenza sui mercati. Ora invece, che sono esponenti degradati di un partito di opposizione, affermano addirittura di essere capaci di determinare l’indirizzo della Bce a colpi di tweet. “Ci siamo fatti sentire: hanno ascoltato”, afferma compiaciuto l’uno. “Vittoria! Come da me chiesto interviene direttamente la Bce”, annuncia trionfante l’altro.

Entrambi, Borghi & Bagnai, si atteggiano come la mosca della favola di La Fontaine, che si prende il merito di aver trascinato, a colpi di ronzii, per la salita la carrozza dopo aver punzecchiato e infastidito i cavalli che stremati l’avevano trainata su. “Intanto che l’insetto ronza queste note moleste, il legno arrivò su. E la Mosca: ‘Buon Dio, ci siamo alfine su queste alte colline. Ehi, signori cavalli, ringraziatemi, la strada ora va in piano, non vi rincresca a dar la buonamano’. Così fanno quei certi faccendoni, che nelle imprese sembran necessari, e guastano gli affari”.

Luciano Capone

Luciano Capone

Sono cresciuto in Irpinia, a Savignano. Sono al Foglio da 12-13 anni, anche se il Foglio non l’ha mai saputo, da quando è diventato la mia piacevole lettura quotidiana. Dal 2014 sono sul Foglio e stavolta lo sa anche il Foglio. Liberista sfrenato, a volte persino selvaggio.

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Caratteri rimanenti: 1000Commenti all'articoloMinerva

20 Marzo 2020 - 09:56

Una piccola coincidenza, che forse Luciano Capone puo' trovare intrigante. Presso l'Universita' intolata a D'Annunzio (!), operano sia Bagnai, Dip. di Economia, sia Emanuele Felice, giovanissimo ordinario del Dip. di scienze filosofiche pedagogiche ed economico-quantitative (!!!), novello responsabile economico del PD.

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Rispondibranzanti

20 Marzo 2020 - 09:51

Due narcisisti patologici ed incompetenti in totale confusione mentale. Basta dire che arrivano ad elogiare l'odiata Europa. È una fortuna che la lega non sia al governo nell'attuale situazione.

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RispondiCacciapuoti

20 Marzo 2020 - 09:45

Capone parla per sé (così il suo 'disperato' fan).

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RispondiCaronte

20 Marzo 2020 - 09:33

Chissà se arriverà un giorno in cui non leggeremo i soliti ossessivi articoli contra personam, ormai sofisticamente costruiti visto che al momento la persona fa persino fatica a ricordare che è vivo. Possibile che non ci sia una critica, una, da fare all'inutile Vanesio e all'accolita uno vale uno?

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