Il domani sarà ricco. Prepariamoci al prossimo gigantesco boom

Una nuova e magnifica competizione globale a ritmi forsennati vendicherà queste ore drammatiche. Coraggio

di Giuliano Ferrara 19.3 2020 alle 19: ilfoglio.it

Commenti 8

E’ la vendetta dell’economia finanziaria, dei banchieri, dei sorosiani di tutte le risme, fra l’altro. Nel 2008 il presupposto ideologico della crisi fu questo: le cose andavano talmente bene sul terreno che lo speculatore infido nel suo delirio di onnipotenza s’inventò tutte quelle gabole fictional di denaro contro denaro, titoli contro titoli senza contropartita nella realtà, e ci mise tutti nei pasticci. Ora la finanza internazionale si è rivelata innocente, bambina tremolante in un primo stadio, vittima dell’economia reale chiusa letteralmente in casa dal dilagare della pandemia; stavolta non erano tutti quei patti finanziari impuri all’origine del caos dissolutivo, il meccanismo non era top down ma l’opposto, era la chiusura delle fabbriche, delle attività di spesa e di consumo delle folle, era il panico vero, non procurato artificialmente da figurine del Finanzkapital alla Grosz, paura per la salute pubblica, una cosa tangibile che non fa vendere macchine e non le fa produrre, che a parte sezioni decisive ma laterali del settore agricolo, imponeva la liquidazione non virtuale di filiere intere della ricchezza, il turismo, gli aerei, i treni, una quantità di servizi concreti, tutto chiuso, sportelli chiusi, smart working a sostituire l’hard working che aveva fallito a contatto dell’orrendo virus corona.

E la finanza delle favole ideologiche appare adesso come il cavaliere bianco. Ha subìto il primo attacco, ne subirà ancora di durissimi perché è in parte lo specchio di ciò che siamo e di ciò che facciamo, ma è lei a tentare, contro l’andamento delle borse e dei debiti pubblici, degli spread e dei bilanci dissestati dalla vita e dalle sue necessità apocalittiche, procedure di salvezza liquida (750 miliardi qui, un trilione lì, un assegno per tutti gli americani tanto per cominciare). Qualcuno fra i più rancidi ha dato di puttana alla Lagarde per una frase avara e troppo contegnosa, radicalmente sbagliata, ora però deve accettare la mano tesa della Bce, il solito whatever it takes alla Draghi, e deve constatare che nel mondo non c’è solo il green living di certi snob a poterci salvare, non solo sudore e sangue sputati dalla fatica del lavoro e dalla produttività delle macchine, anche il denaro, anche i titoli che la liquidità immensurabile governata dagli gnomi si staglia a difendere, anche la finanza ha la sua brava prova salvifica che l’attende, e si spera che faccia fronte con astuzia e la giusta misura a fronteggiare il contagio di strada, di negozio, di piccola impresa, di grandi catene di distribuzione commerciale, il contagio che fa marxianamente del mondo un immane ammasso di merci non utilizzabili.

Il caos oggi è totale. Una via d’uscita sembra lontana. Nessuno sa, tra picco e picco, quando e a che ritmo il tutto finirà. Economisti teorici e praticoni affacciano perfino la possibile chiusura dei mercati, una soluzione greca che attaccherebbe direttamente i patrimoni, la solvibilità di sistema e delle famiglie, l’approvvigionamento dello sterco del diavolo mai sembrato così virtualmente angelico. E’ una turbolenza senza precedenti che scuote dalle fondamenta la casa che brucia, ma non per le occorrenze fino a ora previste, predicate, fantasticate, cantate, immesse nel circuito della comunicazione conformista. Eppure tocca al governo della finanza, che ha negli stati e nelle classi dirigenti più matematiche, più elitarie che esistano, il suo timone provvisorio ma indispensabile nella tempesta più che perfetta, cercare di arginare le cose e predisporle per un nuovo dopoguerra, che prima o poi dovrà arrivare, si augurano i meno pessimisti: un periodo in cui essendo andate giù tutte le economie si dovrà espandere la grande bonanza nella forma di un nuovo gigantesco boom, di una nuova competizione globale a ritmi forsennati, di una risalita dalla recessione e dalla perdita della ricchezza. Si è visto che senza l’economia dello scarto e del consumo i canali di Venezia tornano limpidi, il cielo sopra Pechino torna azzurro, ma l’intero ciclo dello sviluppo, quello contrastato con tanta sagacia dai teorici della decrescita felice, comincia già da ora, con il conforto si spera di una robusta guerra finanziaria alla disdetta, a fare onore al suo ricordo.

Commenti

Giovanni Attinà

20 Marzo 2020 - 12:36

Per adesso quello che conta è la salvaguardia della salute di tutti. Poi avremo tempo per agire per la ricostruzione economica. Altre alternative non esistono, perché altrimenti la depressione e l'ansia sono di casa. Ricordiamoci della storia d'Italia: dopo l'ultima guerra sembrava tutto perduto, poi c'è stata la grande ripresa. Per andare più indietro ci sono state varie fasi storiche dove si è visto che , dopo la caduta, c'è la fase successiva di alzarsi e combattere in modo più intenso.La speranza del resto deve essere la nostra bandiera e le considerazioni di Giuliano Ferrara sono da condividere.

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Rispondiemiliosisi

20 Marzo 2020 - 09:44

Non c'è dubbio; ha ragione Ferrara: ci sarà un boom, come sempre. Il nodo sta che ogni paese lo affronterà con le strutture e la cultura propri. Così continueremo a salvare le aziende, a fare assistenzialismo, a garantire "il successo formativo" nelle scuole. La forbice con gli altri paesi si allargherà.

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RispondiSkybolt

20 Marzo 2020 - 11:21

Gentilissimo, "salvare le aziende", visto il livello sistemico della crisi, vuol dire salvare la società e lo Stato. Ha fatto due conti? Evidentemente no.

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RispondiIn77rn

20 Marzo 2020 - 09:37

In realtà dobbiamo scegliere tra far correre liberamente la Grande Mietitrice a far pulizia (del virus) per qualche mese o tenercelo come malattia cronica e invalidante per anni e anni. Forse la prima scelta si rivelerà inevitabile, a meno di non trasformare il mondo in un grande carcere in cui tutti ci infetteremo comunque. Alla fine la somma dei caduti sarà uguale, anzi nel secondo caso avremo carestie, povertà e anarchia. E dire che fino ad oggi ogni giorno migliaia di vecchi e malati italiani sono morti da anni nella solitudine e indifferenza più totale. Ora sotto la bandiera comune, tutti moriremo per il virus in un formidabile boom?

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Rispondimristoratore

20 Marzo 2020 - 12:20

Non è detto. Nel giro di mesi potranno essere disponibili cure e soprattutto vaccini. In questo caso aver resistito si dimostrera vincente. Un po' come la linea di Churchill : alla fine arrivarono gli americani

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Rispondiemiliosisi

20 Marzo 2020 - 10:01

Sono d'accordo al 100%

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RispondiCaronte

20 Marzo 2020 - 09:25

Ancora non sappiamo quando finirà e come ci lascerà questa nostra accompagnatrice epidemia; in secondo luogo, avremo una pluriennale caduta della domanda, soprattutto per quanto riguarda gli oggetti inutili che sono quelli che danno più margine all'industria; in terzo luogo, se come penso la presente situazione si dovesse trascinare a lungo e con effetti molto sensibili, cambieremo un po' tutti i nostri punti di vista che a ieri apparivano scontati. A mio parere si, ci sarà un boom ma non come lo immaginiamo noi, secondo i nostri parametri attuali

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RispondiCacciapuoti

20 Marzo 2020 - 09:19

Chi l'avrebbe detto? L'Eldorado esiste e sarà qui, domani. Allegria!

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Rispondioliolà

19 Marzo 2020 - 22:44

Bene. Vedo che non si avanza risposta alla domanda. Non avrai altra risposta se non quella di Giona.

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