Fino ad ora chiuso il 24,8 percento delle attività. Più dell'80 percento nel settore dei servizi

A dirlo è l'Osservatorio della Confederazione nazionale dell'artigianato e imprese (Cna) del Veneto

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).22.3.2020  qdp.it

Prima delle parole del premier Giuseppe Conte della serata di ieri, sabato 21 marzo, che impone la chiusura di tutte la attività produttive al momento non indispensabili (qui l'articolo), nel Veneto fino ad ora ammonta al 24,8 percento il volume delle attività che hanno abbassato le serrande.

A dirlo è l'Osservatorio della Confederazione nazionale dell'artigianato e imprese (Cna) del Veneto che, secondo alcune stime, ha segnalato come la chiusura abbia coinvolto ben l'80,7 percento delle realtà nell'ambito dei servizi, il 73,2 delle imprese nel settore della ristorazione e il 59,7 delle attività legate al commercio al dettaglio.

“Un'impresa su quattro in Veneto ha chiuso i battenti, - sintetizza il presidente della Cna del Veneto Alessandro Conte - ma allarma quello che sta dietro i numeri. Dietro ogni cifra ci sono storie e famiglie che, oltre alle preoccupazioni evidenti per la propria salute e quella dei loro dipendenti, devono fare i conti con il dopo”.

Conte non cela infatti le difficoltà per l'oggi, ma anche per quella che si annuncia già una ripresa lunga e complicata: “In questo momento tutti siamo chiamati a fare dei sacrifici per il bene comune. Gli aspetti economici arrivano in seconda battuta, ma è chiaro che anche questo tipo di preoccupazione esiste e qualcuno dovrà farsene carico”.

“Ciò significa che la maggior parte delle imprese ha optato per la chiusura, seppur temporanea, del proprio esercizio o attività. - spiega il segretario della Cna del Veneto Matteo Ribon - Il commercio al dettaglio tiene maggiormente perché comprensivo delle attività che vendono alimentari e beni di prima necessità che, al contrario, in questa emergenza hanno visto aumentare le vendite, nonostante anche qualche difficoltà nell'approvvigionamento delle merci".

"La scure del decreto si è abbattuta soprattutto sui servizi alle persona (ad esempio parrucchieri ed estetiste), - prosegue Ribon - mentre la coda del decreto sta mettendo in seria difficoltà i comparti della moda, delle costruzioni e il settore dell'installazione e impianti. Sono pochi e isolati i casi di ristoratori che hanno deciso di restare aperti comunque, offrendo il servizio di consegna a domicilio: tutti gli altri, invece, hanno chiuso i battenti”.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).

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