Il vaccino per l'economia

Il rifiuto intellettuale dell’industria e del progresso ci fa dimenticare quanto acqua, plastica, energia, petrolio siano determinanti anche in questi giorni di emergenza. E quanto saranno necessari, domani, il dinamismo imprenditoriale, la fiducia nelle competenze e uno stato efficiente

di Carlo Stagnaro 30.3.2020 il foglio.it -lettura 5’

Solo il tempo dirà quanto sono profondi i cambiamenti indotti dal coronavirus. Ma sappiamo da subito che dovremo conviverci a lungo…. . Luigi Guiso e Daniele Terlizzese hanno stimato un impatto negativo sul prodotto interno lordo nell’ordine dei 9 punti percentuali (il Foglio, 24 marzo 2020). Forse andrà anche peggio, secondo la severità dell’epidemia e la durata del lockdown…..

Sunto di un articolo oggi in edicola Il Foglio

…La strada non sarà né breve né semplice, perché richiede di compiere in fretta e sotto stress uno sforzo riformista che avremmo dovuto perseguire (e che gli altri hanno perseguito) nei vent’anni trascorsi dall’adozione dell’euro..

È importante fare un uso ragionevole del denaro dei contribuenti presenti (le tasse) e futuri (l’indebitamento). Ma è ancora più importante spingere perché siano rilassati quei vincoli regolatori che fanno del nostro paese la cenerentola di tutte le classifiche internazionali sulla qualità

del settore pubblico … Solo il tempo dirà quanto sono profondi i cambiamenti indotti dal coronavirus. Ma sappiamo da subito che dovremo conviverci a lungo. Abbiamo perso la fiducia in molte cose che davamo quasi per scontate: uscire non è più sicuro, le imprese sono costrette alla chiusura, le nostre più banali libertà sono temporaneamente sospese. Perfino il pluridecennale declino italiano, che ci eravamo quasi abituati a vedere come una sorta di decrescita dolce, adesso ci appare come una folle caduta a precipizio. Luigi Guiso e Daniele Terlizzese hanno stimato un impatto negativo sul prodotto interno lordo nell’ordine dei 9 punti percentuali (il Foglio, 24 marzo 2020). Forse andrà anche peggio, secondo la severità dell’epidemia e la durata del lockdown.

 

 

 

Mentre vecchie certezze vengono erose, altre – che avevamo perso – sembrano riemergere. Se avremo la forza e la lucidità di comprenderle, forse potranno rappresentare la leva a cui affidare la ripresa. La strada non sarà né breve né semplice, perché richiede di compiere in fretta e sotto stress uno sforzo riformista che avremmo dovuto perseguire (e che gli altri hanno perseguito) nei vent’anni trascorsi dall’adozione dell’euro. Ma, più ancora della fatica politica, è importante che affrontiamo una sfida intellettuale: rigettare i pregiudizi che informano la nostra sovrastruttura sociale e tornare ad apprezzare – marxianamente – la struttura sottostante. Il modo più semplice per esprimere il concetto è questo: la nostra relativa prosperità è figlia della civiltà industriale di cui siamo parte. Il rifiuto intellettuale dell’industria e del progresso è una delle cause della nostra incapacità di reagire. Se vogliamo ripartire, dobbiamo anzitutto riscoprire la fonte del nostro benessere e ripulirla dalle erbacce.

È importante fare un uso ragionevole del denaro dei contribuenti presenti

(le tasse) e futuri (l’indebitamento). Ma è ancora più importante spingere perché siano rilassati quei vincoli regolatori che fanno del nostro paese

la cenerentola di tutte le classifiche internazionali sulla qualità

del settore pubblico

La fonte è inquinata. E’ inquinata dalla diffusa credenza che l’uomo sia vittima dell’industria;… consigliera di Giuseppe Conte, Mariana Mazzucato, ha scritto mercoledì su Repubblica che questa crisi va presa “come modo per capire come fare capitalismo in modo diverso”…

.. Ciò nonostante, senza energia elettrica, oggi vivremmo vite più misere o non vivremmo affatto.

L’energia elettrica è un input fondamentale del mondo moderno.

L’efficacia e la capacità innovativa del sistema finanziario sono uno snodo nevralgico per uscire dalla crisi. E’ necessario che,in tempi rapidi, il governo e i regolatori individuino strumenti

per promuovere l’innovazione finanziaria e assicurativa e canalizzare il risparmio verso l’economia reale

.. La chimica (da cui dipende pure la produttività dei campi e dunque il nostro sostentamento) ha una gemella cui stiamo affidando letteralmente il nostro futuro: l’industria farmaceutica

.. Ilaria Capua ed Elena Cattaneo: dovremmo fare i conti col nostro tormentato rapporto con la scienza e gli scienziati. E chiedere loro scusa per tutte le volte che li abbiamo ignorati o svillaneggiati…

.. Da Hollywood alla politica italiana, farmaci, vaccini e imprese farmaceutiche sono storicamente in cima alla lista dei “cattivi”: forse è il momento di abbandonare i pregiudizi. Vale anche per l’industria finanziaria, bancaria e assicurativa, che oggi invochiamo per proteggere i nostri risparmi..

…Per spostarsi, gli italiani dovranno dipendere dalla mobilità individuale. Questo chiama in causa le tanto odiate compagnie petrolifere..

.. Nelle aree più densamente popolate, è impensabile che tutti si muovano con l’auto di proprietà, se non vogliamo rimanere bloccati nella congestione o alla ricerca di un parcheggio. Dobbiamo quindi promuovere modalità alternative per spostarsi.

Che fare?

Per uscire dalla crisi indotta dal coronavirus (e, in parte, dalla nostra risposta al coronavirus) dobbiamo capire che l’economia è un ecosistema: se vogliamo che prosperi, serve ossigeno…

Lo stato ha una parte cruciale: tutelare i più deboli, tamponare l’emergenza, garantire le cure sanitarie, soccorrere le imprese in crisi di liquidità e a secco di fatturati…

….ci saranno infiniti rivoli di spesa improduttiva e clientelare (citofonare Alitalia). Forse alcune imprese saranno nazionalizzate senza un motivo

…..come attuare una riapertura graduale della nostra vita economica e sociale? Per citare Michele Boldrin: come passare da uno stato che “chiude, proibisce e punisce sulla base di improvvise ed erratiche decisioni” a uno che “informa pacatamente ed esaurientemente, supporta e aiuta le persone contagiate o vulnerabili e utilizza le sue risorse per aiutare i cittadini che cercano di continuare a lavorare e produrre per il bene collettivo

.. Gli orari di apertura degli esercizi commerciali: abbiamo passato mesi

e mesi a discutere di quanto fosse estraniante la pretesa di tenere alzata

la saracinesca 24 ore al giorno. Solo adesso ci accorgiamo che spalmare

gli accessi su un periodo di tempo più lungo tutela clienti e lavoratori

..Facciamo alcuni esempi. C’è una cosa ovvia, che peraltro in parte è già stata esplorata, ma di complesso disegno: lo stato deve offrire protezione a lavoratori e imprese…

. Chiedere al pubblico di approfittare della situazione per prendere la guida del settore privato – come chiedono Mazzucato, Pauli e altri – è sbagliato in generale, sarebbe disastroso adesso. Atro che capitalismo clientelare e stato impiccione: c’è assoluta urgenza di un capitalismo coraggioso e uno stato efficiente.

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