Mes e soldi per le aziende: burocrati del Mef contro il governo

Dal Fondo salva-Stati senza condizionalità alla richiesta di aumentare i miliardi per le imprese: il governo si scontra con i burocrati di via XX settembre

Federico Giuliani - Ven, 03/04/2020 - 11:32 ilgiornal.it

Il governo è in mezzo a due fuochi: da una parte ci sono le imprese che lamentano una pericolosa mancanza di liquidità mentre dall'altra siedono i “custodi del debito” del ministero dell'Economia, impegnati a far quadrare i conti, onde evitare cedimenti finanziari.

Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri sono sotto pressione. Entrambi vorrebbero sfornare un decreto a favore delle imprese ma, pere una cosa del genere, servono altri 200 miliardi a garanzia degli istituti bancari, che a loro volta devono assicurare credito. I tempi restano incerti e i nodi da sciogliere non mancano.

Uno dei problemi sarebbe da ricercare, a detta del quotidiano La Stampa, all'interno del Tesoro. L'ostacolo avrebbe un nome e un cognome: Alessandro Rivera, direttore generale del ministero. Fonti del governo sostengono che “Rivera è un problema” perché “ci sta ostacolando su tutto”. Il suo ruolo è di fondamentale importanza, visto che il dg è in prima fila anche nella partita sul Mes.

A proposito del Meccanismo europeo di stabilità, il premier Conte chiede l'uso speciale di linee di credito del fondo per fronteggiare l'emergenza provocata dal coronavirus, ma senza tutta quella serie di obblighi che condizionerebbero l'Italia. Martedì prossimo l'Eurogruppo esaminerà le varie soluzioni, tra le quali non dovrebbero trovare spazio né la sospensione delle condizionalità né, tanto meno, la firma del Memorandum.

Dubbi e sospetti

Il documento in questione è stato redatto dall'Eurogroup working group, formato dai dirigenti dei ministeri delle Finanze dei Paesi Ue. Questo significa che le proposte hanno ricevuto la bollinatura tecnica del Mef, cioè di Rivera e dei suoi collaboratori.

Da qui, dunque, le frizioni tra il governo e il gruppo di burocrati di via XX settembre. Oggetto della contesa: la richiesta di aumentare i denari (leggasi miliardi) a garanzia dei prestiti di Cassa depositi e prestiti. Rivera ha un mandato chiaro ma all'interno della maggioranza c'è chi sostiene che Gualtieri possa aver presto le distanze con la componente tecnica del suo ministero.

Per quanto riguarda il Fondo salva-Stati, Rivera abbraccia la linea tradizionale. È a conoscenza dei meccanismi europei e sa anche che è impossibile ribaltare i tavoli, con il rischio di compromettere fragili equilibri, importanti anche in chiave interna.

In ogni caso, prosegue La Stampa, Rivera non si sentirebbe gradito dalla parte grillina del governo. Il dirigente sconterebbe la diffidenza di Laura Agea, sottosegretaria alle Politiche europee, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro e di Antonio Rizzo, collaboratore di quest'ultimo.

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