Una democrazia che sbaglia è meglio della tecnocrazia

La political culture italiana è sempre stata ostile al capitalismo: dalle dottrine sociali della Chiesa all’ideologia del fascismo, passando per il socialismo e le terze vie democratiche.

di Dino Cofrancesco, 9.4.2020 nicolaporro.it lettura 4’

La political culture italiana è sempre stata ostile al capitalismo: dalle dottrine sociali della Chiesa all’ideologia del fascismo, passando per il socialismo e le terze vie democratiche. Anni fa una ricerca sulla figura dell’imprenditore nel romanzo, nel teatro, nel cinema italiano, che non ho mai pubblicato, mi portò alla conclusione che, tranne forse qualche eccezione, mai s’era visto sullo schermo un industriale rispettabile. Ho insegnato diversi anni Storia delle dottrine politiche in una Facoltà di Lettere e Filosofia. I piani di studio erano “liberalizzati” e, pertanto, nessuno era obbligato a sostenere l’esame di Economia politica se, come argomento della tesi di laurea, avesse scelto un tema di storia economica.

Una tesi sull’impegno politico di Ugo Foscolo, analogamente, non comportava la conoscenza (attestata) del pensiero politico dell’Ottocento e, quindi, l’iscrizione al corso di Storia delle dottrine politiche. In un ambiente iperpoliticizzato, erano pochi gli studenti che non restassero sconcertati dalla tesi da me sostenuta: che senza capitalismo e senza mercato è impensabile una democrazia liberale (aggiungevo che la democrazia liberale era solo una forma di governo e che per molti dei nostri compagni di viaggio su questa terra non aveva nulla di particolarmente allettante).

Neppure durante il ventennio fascista: il duce era (e rimase fino all’ultimo) un socialista massimalista e il regime vedeva nella plutocrazia il nemico da battere ma col metodo di Roma e non con quello di Mosca. Il commendator Bracci (Claudio Gora) di Una vita difficile, il grande film di Dino Risi del 1961, resta forse l’idealtipo del capitalista cinico depositato per sempre nell’immaginario collettivo degli italiani. (Vero è che lo stesso Risi, nel film Il vedovo del 1959, aveva affidato al personaggio di Elvira Almiraghi, donna d’affari milanese di successo, magistralmente interpretato da Franca Valeri, il compito di riscattare la categoria, almeno sul piano dell’intelligenza e della simpatia).

Leggendo sul Foglio del 2 aprile l’articolo di Claudio Cerasa: “Smettetela. Il virus non è il capitalismo”, m’è venuto da pensare malinconicamente che al tempo della mia giovinezza, soprattutto nelle scuole, nessuno avrebbe osato stigmatizzare «l’incredibile coalizione culturale tra soggetti diversi – sovranisti, socialisti, millenaristi, protezionisti, postcomunisti, sandersiani, corbyniani, catastrofisti ecologisti radicali – tutti intenzionati a dimostrare che catastrofi come le grandi pestilenze (ieri l’asiatica, oggi il corona virus) siano «la giusta punizione divina per un mondo malato di capitalismo». Cerasa rinvia al saggio – pubblicato sempre sul Foglio il 30 marzo u. s. – di Carlo Stagnaro “Il vaccino per l’economia” un vero e proprio Te Deum Laudamus per aver fatto scoprire alla povera umanità, fragile e sofferente, le benedizioni del mercato. «Per uscire dal coronavirus – è la tesi del Direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale dell’Istituto Bruno Leoni – dobbiamo capire che l’economia è un ecosistema: se vogliamo che prosperi, serve ossigeno. Occorre liberare gli spiriti animali dal mercato, troppo a lungo scacciati come se fossero delle fiere da cui guardarsi o costretti a vivere in cattività».

Commenti   

#1 riki 2020-04-09 13:19
Perchè si va avanti con i Dpcm (Decreto presidente consiglio ministri) e non con i soliti DLG (decreto legge governo ? Perchè il Dpcm è un atto amministrativo che non passa per il Parlamento a differenza del DLG. E tutto questo significa che Conte vuole gestire in prima persona questa difficile situazione Ecco allora che il PD chiede non commissari ma cabine di regia allargate atutti partiti sindacati associazioni ecc.insomma un gran convivio dove non si decide niente e non si va in Parlamento che viene esautorato
Minc

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