Dalle macerie del coronavirus nasce un nuovo ordine mondiale

I morti se li è portati via con la prima, deflagrante ondata.

Andrea Indini , Matteo Carnieletto

23.4. 2020 ilgiornale.it lettura 5’

Inside the news, Over the world.it -La pandemia da Covid-19 sta travolgendo il mondo come uno tsunami imprevisto. I morti se li è portati via con la prima, deflagrante ondata. Dagli ospedali di Wuhan, in Cina, alle fosse comuni di Hart Island, a New York, i decessi hanno continuato a crescere mentre i governi dichiaravano il lockdown. Nel momento in cui eravamo preoccupati a non farci contagiare, l’ordine mondiale ha subito un importante cambiamento. Le strategie (politiche) e le crisi (economiche) generate dalla quarantena forzata hanno accelerato processi già in atto, portando la Cina a estendere la propria sfera di ingerenza sull’Occidente, gli Stati Uniti a isolarsi e l’Unione europea a collassare su se stessa.

A sollevare il tema del nuovo assetto politico mondiale è stato Le Monde, affidando a Sylvie Kauffmann un’analisi molto attenta che prendeva in esame le principali potenze che negli ultimi anni stanno cercando di imporsi nello scacchiere. “Il virus – è la sua tesi – ha seriamente attaccato le fondamenta, già piene di crepe, dell’ordine

internazionale lasciatoci in eredita dal XX secolo”.

Secondo la firma di punta del quotidiano francese, la pandemia ha assestato un durissimo colpo sia agli Stati Uniti, in quanto super potenza, sia al loro presidente Donald Trump. “La crisi ha rivelato la vulnerabilità del modello sociale e politico americano – ha spiegato – 22 milioni di disoccupati senza protezioni, molti dei quali senza assicurazione sanitaria; un sistema della sanità pubblica, un Paese diviso”. Questo quadro, che ha portato Washington a disinteressarsi di quanto stava succedendo tra le macerie del Vecchio Continente, ha permesso a Pechino di imporsi in Europa e nel mondo come il Paese che è riuscito a isolare e sconfiggere il “Demone”, come lo ha chiamato lo stesso Xi Jinping.

La Cina infatti è riuscita, complice anche i suoi silenzi di fronte all’emergenza, a ritagliarsi un vantaggio tattico nei confronti del mondo. Prima che le “strane polmoniti” dello Hubei venissero prese seriamente in considerazione, Xi ha tentennato. E non poco. Come mai? Diverse sono le voci a tal proposito. C’è chi parla dei presunti silenzi delle autorità politiche locali e chi, con più malizia, sostiene che il leader cinese abbia voluto insabbiare tutto. Sia come sia, ora la Cina si trova, almeno tempisticamente, davanti a tutti. E può giocare questa carta a proprio vantaggio. Anche perché il suo diretto rivale, Trump, si trova in un momento parecchio complesso sia per l’emergenza coronavirus sia per le elezioni ormai alle porte.

Cosa succederà allora a presidente americano? La linea portata avanti da Trump non finirà per abbatterlo, come invece vorrebbe l’opposizione democratica. Il presidente Usa è infatti riuscito a portare avanti la linea dell’America first (dalla pioggia di soldi erogata con il piano “Helicopter money” all’azzeramento delle green card, fino al sostegno delle compagnie petrolifere in vista dell’imponente guerra sul greggio che si è aperta con la Russia e l’Arabia Saudita) che gli ha permesso di far fronte alla drammatica crisi economica che sta travolgendo anche gli Stati Uniti. Chi ne esce, invece, con le ossa rotta su tutti i fronti è quello che ormai resta dell’Unione europea. Ancora una volta gli Stati che la compongono hanno dimostrato il proprio egoismo: dapprima abbandonando l’Italia al proprio destino di malato d’Europa, poi non riuscendo a trovare la quadra sulle misure economiche da immettere per sostenere un sistema al collasso.

Un sistema che, invece, pare aver retto in Russia. Almeno a livello di facciata. Mosca ha infatti avviato diverse procedure, che si sono rivelate poi efficaci, per anticipare il contagio da Covid-19. Vladimir Putin ha infatti compreso fin da subito che il coronavirus rappresentava una sfida non solo per la tenuta del proprio potere ma anche per la solidità stessa dello Stato ed è quindi corso ai ripari. Il primo punto, gestire l’emergenza per continuare a governare. Il consenso di Putin è molto alto nelle periferie, ma comincia a perdere terreno nelle grandi città. Il sistema sanitario russo, inoltre, è piegato da pesanti problemi e, come riporta un’indagine governativa, il 40% degli ospedali non è dotato di riscaldamento centralizzato e più del 50% è privo di acqua calda. A queste condizioni, bisogna aggiungere anche i tagli che, come riporta Limes, hanno lasciato “85 mila dei 130 mila insediamenti rurali del Paese senza assistenza sanitaria”.

Davanti a uno scenario simile, Putin ha dovuto per forza di cose agire d’anticipo, arginando il virus e costruendo delle strutture in grado di accogliere e di curare in maniera dignitosa i malati affetti da Covid-19. Una missione che sembra esser stata portata a termine da parte del governo russo e che è stata affiancata da un’imponente campagna di aiuti ai Paesi più legati a Mosca. Un po’ come è successo in Italia, dove il Cremlino ha deciso di schierare una task force, addestrata anche alla guerra batteriologica, al fianco dei medici italiani. Un aiuto che, come tutti quelli forniti in questa emergenza, non sarà certamente gratuito e che ha come obiettivo, da parte del Cremlino, di giocarsi un credito nei confronti dell’Italia.

Più in generale il coronavirus ha scardinato quello che restava della globalizzazione. Come spiegava Giulio Tremonti in una recente intervista al Giornale.it, “anche questa pandemia sarà battuta dalla scienza”. Quello che resterà è un intero sistema in crisi. “La ‘tragedia’ non è tanto nella pandemia in sé e nei suoi effetti sanitari quanto nel fatto che svela i limiti della globalizzazione – spiegava – una volta usciti dal lock down ne troveremo le macerie”.

Secondo la Kauffmann, “la penuria di forniture sanitarie che ha ostacolato la lotta all’epidemia in Occidente” ne ha fatto venire a galla tutti i suoi limiti permettendo così “il ritorno dello Stato-nazione”. E questo, secondo un’analisi del Financial Times, non farà altro che rafforzare il nazionalismo. Lo dimostrano le campagne di Trump contro la Cina “untrice del mondo” e la serrata di Pechino per difendersi da questi attacchi mediatici.

Certo è che chi manovrerà il nuovo ordine mondiale sarà più forte di quello che lo orchestrava prima. In primis perché la crisi economica avrà messo in ginocchio Paesi che fino a ieri erano considerati vere e proprie potenze. E in secondo luogo perché, come spiega lo stesso Financial Times, “per contenere la pandemia, persone spaventate in tutto il mondo hanno accettato straordinarie violazioni delle libertà personali”.

In quella che Zbigniew Brzezinski ha chiamato la “grande scacchiera” le pedine si muovono con una velocità e un’abilità impressionante. E quelle che oggi sembrano solo potenze regionali e “torri” si stanno già muovendo per dare scacco matto al re.

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