POLITICA. La burocrazia continua a crescere

E non può essere bloccata dalle leggi perché è la burocrazia che le fa per autoperpetuarsi. Solo i vandali (nel 455 dc) riuscirono a spazzarla via

di Roberto Motta, 30.5.2020 italiaoggi.it lettura3’

Non vi è dubbio, diceva Luigi De Marchi nel 1995, che la piaga sociale e politica, più pervasiva e onnipresente dei nostri tempi ha sempre e ovunque lo stesso nome, Burocrazia. Venticinque anni prima, alla Cattolica, attendevo il verdetto sul mio ultimo esame, Dottrina dello Stato. Di là dalla scrivania, gli occhi spiritati di Gianfranco Miglio. Scandendo, mi fissa e chiede: «Ma lo sa che lei ha fatto un esame in più del necessario?» Sì Professore, con lei ne ho fatti già tre, questo è il quarto, potevo non farlo.

Mi appassiona come lei insegna. Le sue lezioni restano dentro. Quando parla della burocrazia, l'aiutantato, lo trasforma in un cancro vivo. Ricordo come lo introdusse.

I piemontesi, nel 1865 misero a un gigante il vestito di un nano. Di qui il disastro burocratico che dura tuttora. «Uno strapotere che crescerà all'infinito», aggiunse.

Chi esercita il potere ha bisogno sia del consenso dei governati che di quello dell'organizzazione di governo, che Miglio chiamava «l'aiutantato», vale a dire la burocrazia. Che costa sempre di più e ha sempre più potere. Anche perché i Primi ministri si cambiano, i direttori generali della Pubblica amministrazione restano. A volte creando dinastie.

Non è una cosa nuova.

Ricordiamo l'imperatore romano Settimio Severo, del secondo secolo d.C, che, per accattivarsi il sostegno dei soldati (burocrazia militare) ne aumentò la retribuzione, tanto che fu costretto a diminuire il saggio di metallo prezioso delle monete. Ciò provocò inflazione e lo scontento della burocrazia civile cui dovette aumentare il soldo. Caracalla seguì le orme del padre, ma, per comperare il favore dei soldati e dell'aiutantato, servirono somme sempre più grandi. Caracalla estese la cittadinanza romana a tutti i cittadini dell'impero per tassarli meglio. Furono emanati provvedimenti straordinari rinforzando la burocrazia fiscale tanto che le relazioni tra Stato e contribuenti, scrive lo storico Dione, «assumevano l'aspetto di una rapina metodica».

Il combinato disposto burocrazia – fisco si rivelò economicamente disastroso per lo Stato, ma lucroso per i funzionari imperiali, per gli aiutanti e per gli esattori fiscali. I sudditi romani cominciarono a scappare da Roma. Il potere burocratico, e il suo arricchimento smisurato, ha concorso in modo decisivo alla decadenza dell'Impero romano. Diocleziano e Costantino riuscirono solo a ritardare la fine.

A spazzar via fisicamente burocrazia e fisco furono i Vandali di Genserico nel 455. Non ci auguriamo di vedere un altro sacco di Roma da parte di libici, nigeriani e sudanesi, per abbattere la burocrazia. Ma non saranno nuove leggi a farlo. Con le leggi e con i regolamenti di attuazione, i burocrati vanno a nozze, diceva Miglio citando Max Weber. La burocrazia, in quanto portatrice di propri interessi, tende ad applicare il diritto, elaborandolo a proprio vantaggio. Non le interessa se e come la legge vada applicata, ma se e come l'ufficio debba applicarla.

Per sbaragliarla, una sola possibilità. Una rivoluzione che, come tutte le rivoluzioni, deve partire da un esponente della stessa classe che vuole colpire. Cioè un burocrate. Così disse Miglio. Un burocrate che cominci da qualcosa di molto semplice. Come il crollo della Baliverna. Ricordiamo Buzzati. La Baliverna era un grandissimo e lugubre edificio da trecento anni. Squallido e torvo, torreggiava ricordando la prigione, l'ospedale e la fortezza. Un giorno qualcuno si attaccò a un'asta di ferro che sporgeva. L'asta si ruppe e, per una mostruosa progressione di cause ed effetti, propagò lo sfacelo all'intero mastodontico castello.

Era bastato togliere quell'asta per scardinare tutto quanto in pochi minuti.

Quello che non era successo per secoli, accadde in meno di un giorno.Basta che un burocrate di rango cominci a far scrivere da un giornalista col tocco di Tacito i suoi atti. Il resto viene da se.

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