Il Veneto, quasi un deserto
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Dai Benetton agli Zoppas, i campioni regionali sono in crisi. Familismo, campanilismo e altri disastri
di Stefano Cingolani, 20.7.2020 ilfoglio.it
Non c’è solo il risarcimento morale per i morti del Polcevera, né quello economico (chi sbaglia paga), non basta neppure il riflesso pavloviano contro i “padroni delle autostrade”, perché l’amputazione di Atlantia è un tassello della partita politica la cui posta è dentro gli equilibri di potere in Italia e nel Veneto, roccaforte della Lega ancor più oggi dopo il disastro lombardo. E’ vero, i Benetton come famiglia e come gruppo venivano considerati più amici del centrosinistra che del centrodestra e questo ha aizzato contro le polemiche leghiste e gli attacchi pentastellati (a lungo paralleli e convergenti), tuttavia oggi un loro crollo farebbe cadere un altro pezzo importante di quei poteri forti del nord-est che si sono via via indeboliti e poi sgretolati. Una volta tanto non per colpa della pandemia. Certo, il Covid-19 è un luttuoso macigno, ma il capitalismo veneto si è sfarinato nel corso degli ultimi dieci anni come e più che nel resto d’Italia, e i suoi colossi hanno rivelato i loro piedi d’argilla. Colpa della doppia recessione italiana, quella del 2008-2009 e del 2011-2012, colpa della globalizzazione, colpa dell’euro, colpa dei cinesi (con i quali peraltro i veneti hanno sempre trattenuto rapporti privilegiati, fin dai tempi della Serenissima), c’è l’esaurirsi degli spiriti animali, la sindrome dei Buddenbrook, ciascuno cerca il proprio capro espiatorio, a seconda della collocazione politica o della inclinazione culturale, ma la storia è tortuosa e la spiegazione non si presta a semplicistiche scorciatoie. Il catalogo è questo ed è davvero impressionante.
La famiglia Benetton ora nei pasticci aveva preso il testimone dai Marzotto, un tempo il più antico e brillante blasone industriale
La famiglia Benetton ora nei pasticci aveva preso il testimone dai Marzotto, un tempo il più antico e brillante blasone industriale, lacerato dalle guerre di successione; Del Vecchio ha portato in Francia il nocciolo industriale, la Luxottica e comunque muove le sue pedine finanziarie tra Milano, Montecarlo e Lussemburgo; Stefanel è in amministrazione controllata dallo scorso autunno; la Coin, abbandonata dalla famiglia è stata salvata dai manager insieme ai fondi di investimento; Zonin è ancora sotto il peso dallo scandalo della Banca Popolare di Vicenza; Maltauro, la più importante famiglia di costruttori, è stata colpita per via giudiziaria; la Cattolica assicurazioni viene inglobata dalle Assicurazioni Generali; le due principali banche (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) sono ormai parte di Intesa Sanpaolo mentre la Cassa di risparmio di Verona era già finita in Unicredit; c’è Venezia messa a terra dal turismo che rischia di perdere anche Arrigo Cipriani, che non riapre il mitico Harry’s bar; la stessa Fiera di Verona (e qui la colpa è tutta della pandemia) quest’anno non può dare il suo tradizionale supporto; ultima, ma non per importanza, la sorte della casa editrice Marsilio dopo la morte del suo fondatore Cesare De Michelis.
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