HA RAGIONE RUTTE: SIAMO UN PAESE DI MERDA –

PARALIZZATO TRA MILLE POLEMICHE E RISSE, PERCHÉ LE POLTRONE CONTANO PIÙ DELLE RIFORME

29.7.2020 dagospia.com da lastampa.it

SE IL LEADER DEI "FRUGALI" NORD-EUROPEI AVESSE VOGLIA DI FARE UN SALTO A ROMA, FAREBBE DAVVERO FATICA A CAPIRE PERCHÉ, DOPO ESSER STATO GRATIFICATO DALLA QUOTA PIÙ CONSISTENTE DEGLI AIUTI EUROPEI, I 209 MILIARDI, IL NOSTRO PAESE STIA CERCANDO DI SUICIDARSI CON TANTA CONVINZIONE. SAREBBE IMPOSSIBILE SPIEGARGLI CHE TUTTO È FERMO, PARALIZZATO TRA MILLE POLEMICHE E RISSE, PERCHÉ LE POLTRONE CONTANO PIÙ DELLE RIFORME

Marcello Sorgi per “la Stampa” Una prova di irresponsabilità: come altrimenti si potrebbe definire quella che i partiti della maggioranza giallo-rossa che sorregge il governo stanno dando, a dieci giorni dall' incredibile risultato del vertice di Bruxelles? L' Italia ha avuto assegnata, come paese più colpito dall' emergenza Covid, la quota più consistente degli aiuti europei, i 209 miliardi, tra prestiti e sussidi, che dovrebbero servire ad affrontare con più serenità la crisi complicata che il virus ha determinato.

In un Paese normale, dopo legittime manifestazioni di soddisfazione e doverose congratulazioni al premier per il successo nei negoziati, ci si sarebbe messi subito al lavoro per concordare progetti e riforme per i prossimi anni. Progetti e riforme, non va dimenticato, che la Commissione dovrebbe ricevere entro ottobre, e sulle quali misurerà l' effettiva capacità del governo di impiegare i fondi per piani di medio-lungo periodo e per un' effettiva modernizzazione dell' Italia, che nei tre mesi quasi del lockdown ha rivelato tutte le sue debolezze.

Invece, dal giorno dopo, è avvenuto esattamente il contrario. Polemiche all' eventuale ricorso al Mes, il fondo salva-Stati destinato alle strutture sanitarie, ma sul modo di usare i fondi già assegnati, neanche una parola. Polemiche sul prolungamento dello stato d' emergenza, risolte ieri con un voto parlamentare che ha accorciato al 15 ottobre il periodo chiesto dal premier per varare misure ancora urgenti.

Polemiche sulla riapertura della scuola, a tutt' oggi assolutamente incerta.

Polemiche sulla riforma della legge elettorale, che Renzi ha fatto saltare. Polemiche sul ritorno (assolutamente prevedibile) degli sbarchi di immigrati, e sull' esecuzione sommaria, da parte della guardia costiera libica, di due di loro, con una visita dell' ultimo minuto della ministra dell' Interno Lamorgese a Tunisi, perché è di lì che parte in questo momento il maggior numero di carrette del mare, con il loro carico di disperati. Polemiche sull' ulteriore indebitamento di 25 miliardi, ma non sulla decisione in sé, piuttosto sulla destinazione dei fondi.

Bersaglio di tutti questi attacchi è ovviamente il premier Conte. Lo si accusa di qualsiasi cosa, ma soprattutto di essere indeciso e di non riuscire a mediare tra le forze della sua maggioranza e tra la maggioranza e l' opposizione. Si sostiene che ha voluto la proroga dello stato d' emergenza perché preferisce continuare a essere "un uomo solo al comando", e non confrontarsi con i partiti e con il Parlamento.

Intendiamoci, Conte ha i suoi limiti: da avvocato, è più abile nelle trattative, come s' è visto al vertice europeo, che non a dirimere controversie di potere. Ha la debolezza di chi ama apparire e non lo nasconde. Ha il vizio di legarsela al dito. Ma accusarlo di non saper governare un tutti contro tutti come quello in corso sul palcoscenico della politica italiana, onestamente, non si può. Conte, infatti, non ha un partito.

È stato scelto dai 5 Stelle, ai tempi ormai lontani in cui Di Maio ne era il capo; e fin dall' inizio, figuriamoci adesso che il Movimento è in preda all' anarchia, ha ricevuto un appoggio intermittente da quelli che teoricamente dovrebbero sostenerlo di più.

Del Pd ha rifiutato il corteggiamento insistente, ora di Zingaretti, ora del suo consigliere Bettini, proprio per non accendere sospetti tra i grillini. Con Renzi va a corrente alternata, ma a stringere, come sta accadendo proprio in questi giorni, c' è sempre una questione di posti. Con LeU le cose andavano meglio, ma in mezzo ci s' è messa la controversia sul Mes, a cui Speranza, da ministro della Sanità, non intende rinunciare. Con le opposizioni, manco a parlarne: se Conte prova a stabilire un' intesa con Berlusconi, Salvini e Meloni gli saltano addosso.

È quasi miracoloso, in un quadro come l' attuale, che il premier riesca ancora a stare in piedi. Un inviato della Commissione europea, se Ursula von der Leyen avesse voglia di mandarlo qui, per rendersi conto meglio di ciò che sta accadendo a Roma, farebbe davvero fatica a capire perché, dopo esser stato gratificato da tanta attenzione dall' Europa, il nostro Paese stia cercando di suicidarsi con tanta convinzione.

Sarebbe impossibile spiegargli che tutto è fermo, paralizzato, in realtà, perché i partiti non riescono ad accordarsi sulle presidenze delle commissioni parlamentari. Chissà cosa penserebbero, al proposito, i leader "frugali" nord-europei, che ce l' avevano messa tutta per dimostrare che l' Italia, anche dopo l' emergenza, è rimasta inaffidabile.

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