Guerini: "Gli italiani schedati in Cina? Preoccupante". E su Renzi nel Pd: "Non è all'ordine del giorno"

Il ministro della Difesa a tutto campo: dai rapporti con Pechino alle sorti del governo passando per il futuro del Pd

SIMONE CANETTIERI 16 SET 2020 ilfoglio.it

"Sulla vicenda della società Zhenhua ci sarà un'attività deI Copasir e un'informativa del Dis. Il 5G? Prima la sicurezza del Paese". E sul Pd: "La posizione Bettini è la negazione del partito"

La società cinese Zhenhua, come raccontato da questo giornale, ha schedato 4.544 italiani: politici, imprenditori e criminali.

“Questa vicenda va inquadrata meglio e, giustamente, ci sarà un’attività di approfondimento del Copasir – dice al Foglio il ministro della Difesa Lorenzo Guerini – che presto sarà aggiornato da una nota informativa del Dis”. Uno spaccato inquietante. “E’ un elemento di preoccupazione. Ma il tema non è tanto l’acquisizione dei dati attraverso fonti aperte. Il problema è la targetizzazione, la profilazione”.

Ministro, la Cina deve spiegare?

“Pur trattandosi di un’azienda privata serve chiarezza nei rapporti. Al momento non è possibile esprimere dei giudizi definitivi, ma seguirò l’evolversi di questa vicenda con grande attenzione.

Ministro Guerini, da questa vicenda oscura alla partita sul 5G il passo è brevissimo.

“Posso solo ribadire la mia posizione – dice ancora il ministro – siamo un paese con una forte vocazione all’export, che quindi deve avere rapporti con tutti i paesi. Ma la sicurezza nazionale viene prima di ogni altra valutazione economica   o tecnologica che sia. La Ue sta affrontando la discussione sulla sicurezza delle infrastrutture critiche, non possiamo permetterci di andare in ordine sparso. Certamente senza alcun pregiudizio nei confronti di nessuno".

Inutile ricordarle la Via della seta, gli incontri riservati di Beppe Grillo con l’ambasciatore cinese in Italia. Certe opacità del Conte I ci sono ancora?

“Non ci sono opacità. In questo anno abbiamo fatto scelte importanti nel settore, soprattutto attraverso   la definizione del perimetro cibernetico nazionale e la golden power rafforzata”.

Domenica si vota in sette regioni. A proposito: metterebbe la firma per un 4-3 per loro, vero? E il 5-2 o 6-1 per la destra sarebbe esiziale per i destini del governo?

“Non faccio pronostici, i nostri sono i candidati migliori . La scelta è tra noi e la destra”. Secondo lei qual è la strategia nella corsa, quasi solipsistica, del M5s? “Non sono certo un sostenitore dell’alleanza organica, tuttavia in alcuni territori potevano essere fatti sforzi maggiori: penso che abbiano perso un’occasione”.

Troppo scontato domandarle se Conte rischia, ma bisogna farlo.

“C’è una maggioranza parlamentare solida che sta lavorando con forza e intensità per il paese”.

E però il rimpasto è evocato da molti anche nel Pd. Visto che ci saranno da gestire i 209 miliardi del Recovery fund, la squadra di governo va rafforzata?

“Il rimpasto è un termine che non esiste rispetto alla nostra costituzione e inoltre, facendo parte della squadra, è inelegante parlare della squadra. Rispetto alle scelte che saremo chiamati a prendere, il governo adotterà decisioni chiare con la consapevolezza che va messo in campo un progetto strategico per l’Italia e non una sommatoria di misure”.

Invece il particulare è sempre in agguato. Così come l’assalto alla diligenza. C’è di tutto di più, fra i progetti. Aria di caos, ministro?

“Stiamo lavorando affinché si realizzi per il Recovery una cornice di riferimento, per macroaree. Lavoreremo su alcune grandi direttrici: reti, strutture, imprese, qualità della Pa, ambiente. Con un confronto serrato sia nel governo che con il parlamento”.

Ah, domenica si vota anche per il referendum. Voterà sì turandosi il naso?

“Deve essere il primo passo verso una riforma per l’ammodernamento delle nostre istituzioni   riprendendo un percorso interrottosi con il referendum del 2016. La sola riduzione dei parlamentari non è decisiva né pericolosa: rischia di essere semplicemente inutile. Fermarsi alle forbici che tagliano le poltrone non serve. Per questo dobbiamo interpretarlo come un primo passo verso la ripresa del cantiere per le riforme istituzionali e costituzionali”.

Intanto, l’affermazione del sì sarà rivendicata da Luigi Di Maio più che da Nicola Zingaretti.

“Adesso ci sono passaggi importanti da chiudere: la nuova legge elettorale deve procedere speditamente".

Venerdì Stefano Bonaccini ha aperto al doppio ritorno di Renzi e Bersani: concorda?

“Ho vissuto con dolore le scissioni nel Pd, ma ora non mi pare che il tema sia all’ordine del giorno. Dobbiamo invece pensare e lavorare a un Pd ancorato alla sua vocazione maggioritaria, anche in un sistema proporzionale. Un partito ampio, coraggiosamente riformatore”.

Eppure Bettini preconizza il ritorno dei Ds e della Margherita.

“E’ la negazione del Pd”.

Di sicuro intorno alla segreteria di Nicola Zingaretti volteggiano strani presagi.

“Il segretario ha la nostra piena lealtà, il lavoro che stiamo portando avanti anche come Base riformista ne è la testimonianza”.

D'accordo ma se il Pd perderà la Toscana e la Puglia Zingaretti dovrà dimettersi?

“Non c’è alcuna discussione sulla leadership. E comunque le elezioni andranno bene, e non si porrà questo problema”.

Ottimista.

“Di natura”.

Commenti   

#1 riki 2020-09-16 09:25
leggere qui in simo l'articolo: Ecco come vengono schedati .
Mi domando come, chi dovrebbe controllare, non si sia accorto prima. WW la sicurezza !

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