I Democratici americani investono, politicamente e non solo, nel centrosinistra italiano

La politica ha un costo. Se non ci pensa più il finanziamento pubblico, ci pensa qualcun altro

DAVID ALLEGRANTI 15 OTT 2020 ilfoglio.it

Il Pd e altri hanno potuto beneficiare del contributo di Social Changes, organizzazione diretta dal filmmaker della Casa Bianca ai tempi di Obama, che ha finalità politiche precise: battere la destra, finanziando candidati con profili progressisti

Il filmmaker di Obama recluta candidati alle regionali in Toscana

Gli eventuali soldi dei russi ai leghisti sono frutto di un’influenza straniera non gradita ma quelli degli americani al centrosinistra vanno bene? Con i partiti sempre più poveri, senza finanziamento pubblico, le campagne elettorali sono state – comprensibilmente – contaminate dall’esterno. Ognuno, insomma, s’attrezza come può. Alle ultime elezioni regionali, il Pd (e non solo) in giro per l’Italia ha potuto beneficiare del contributo di Social Changes, organizzazione diretta da Arun Chaudhary, già filmmaker della Casa Bianca ai tempi di Barack Obama, di cui il Foglio si è occupato in altri articoli.

In questo modo sono state finanziate le campagne elettorali dei singoli candidati ai vari consigli regionali, che hanno prodotto risultati sorprendenti. Prendiamo il caso di Federica Benifei, candidata a Livorno. Ostetrica, 26 anni, sconosciuta ai più (e nota soprattutto per essere la nipote del partigiano Garibaldo), militante dei Giovani democratici. Benifei è arrivata terza nel suo collegio prendendo 6.332 voti, a poca distanza da un professionista della politica come Francesco Gazzetti, arrivato secondo con 7.028 e candidato designato dal partito per entrare in consiglio attraverso accordi interni finalizzati a spingerlo (roba di caminetti, insomma). Per adesso la giovane Benifei è fuori dal consiglio, ma entrerebbe se Gianni Anselmi diventasse assessore della giunta regionale Giani (di voti lui, che pure è stato sindaco di Piombino, ne ha presi 8.299). L’aspetto più interessante della candidatura Benifei sono le risorse economiche impiegate nella campagna elettorale: tra il 28 luglio e il 23 settembre sono stati spesi 11 mila e 267 euro di sponsorizzazioni (140 in totale) su Facebook. Prima di fine luglio 2020, il registro pubblico delle inserzioni su Facebook non aveva alcun contenuto sponsorizzato.

A quanto risulta al Foglio, Social Changes interviene anche soltanto nelle ultime settimane di campagna elettorale, dando sostegno economico per sponsorizzare, fra le altre cose, post su Facebook. In questo caso, siccome sono campagne progressiste, sono influenze straniere negative o positive? Oppure possiamo semplicemente pensare, avalutativamente, per dirla con Max Weber, che siccome la politica ha un costo, se non ci pensa più il finanziamento pubblico allora è normale che ci pensi qualcun altro, visto che la politica soffre di horror vacui?

I finanziatori privati hanno sostituito le risorse statali, anche se nei giorni scorsi spiegavamo perché c’è tutt’ora un afflusso di finanziamento indiretto ai partiti attraverso i fondi ai gruppi parlamentari. Il caso di Benifei peraltro pare un esperimento politico interessante di costruzione di una candidatura, visto che è stata sostenuta anche da Progressive Acts, una piattaforma progressista che consente di raccogliere fondi su Internet (dove ha raccolto 770 euro).

Come si capisce dalle cifre, specie dalle sponsorizzazioni su Facebook, in questo caso non si tratta di pensionati di Varese che danno 100 euro al nipote candidato al consiglio comunale. Gli americani di Social Changes hanno finalità politiche precise: battere la destra o “le destre”, come direbbe Zingaretti, finanziando candidati che hanno profili progressisti. La loro piattaforma è calibrata su contenuti eminentemente progressisti: vogliono “tassare i ricchi” e lanciare “il prossimo movimento per la pace globale”.

Nella squadra di Social Changes, di cui fanno parte fra gli altri Jessica Shearer, che ha lavorato alla campagna elettorale di Obama, Sara Critchfield, direttore editoriale e fondatrice di upworthy.com, Daraka Larimore-Hall, educatore e vicepresidente del Partito democratico della California – come già spiegato sul Foglio nelle settimane scorse – c’è anche un italiano, Ludovico Manzoni, milanese, che è stato presidente del comitato elettorale di Giorgio Gori alle elezioni regionali del 2018.

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