Il M5s era già un partito, ci dice Piergiorgio Corbetta

L’uscita di scena del Beppe Grillo urlante sul palco e poi l'arrivo al governo. Così i grillini si sono lentamente normalizzati. "Nel momento in cui il principale partito di opposizione al sistema diventa un asse portante del sistema, la trasformazione è radicale"

DAVID ALLEGRANTI 16.11. 2020 ilfoglio.it lettura3’

Il M5s non è diventato adesso un partito, dice al Foglio il professor Piergiorgio Corbetta, che già nel 2017 scriveva un libro per il Mulino su “come cambia il partito di Grillo”. “C’è stato un duplice passaggio cruciale. Da una parte c’è stata l’uscita di scena di Beppe Grillo, e se Grillo era esagerato, urlante dal palco, scapigliato, Luigi Di Maio era ingessato con giacca, cravatta e camicia bianca. È stato un primo passo verso la normalizzazione. Il secondo passaggio, più serio dal punto di vista politico, è l’arrivo al governo. Nel momento in cui il principale partito di opposizione al sistema diventa un asse portante del sistema, la trasformazione è radicale. Questa trasformazione è stato un atto non indolore. Le istanze risvegliate dal grillo anarcoide sono ancora lì, ma se c’è un elemento di stupore in questa storia è che le resistenze al passaggio di istituzionalizzazione tutto sommato si sono fermate al solo Di Battista. Stupisce la scarsa resistenza dell’ala movimentista originaria che si richiamava ai temi fondamentali di Grillo, l’uno vale uno, non fare alleanze, il limite dei due mandati. Questa resistenza dell’ideologia originaria si è affievolita dopo l’uscita di Grillo, che aveva capacità uniche di leadership, di comunicazione, di trascinamento, di sintesi negli slogan. Le istanze profonde del M5s politicamente non possono realizzarsi nelle istituzioni. Se voleva restare fede all’origine, il M5s doveva restare movimento, anche se questo avrebbe avuto un costo altissimo in termini elettorali. Costo che tuttavia non viene evitato con l’attuale istituzionalizzazione governativa. Dal 33 per cento di due anni fa a oggi c’è stato un ridimensionamento formidabile, tutt’ora in corso”.

Ma come è potuto accadere? “La storia ci dice che tutti i movimenti prima o poi si istituzionalizzano, a meno di accettare la marginalizzazione assoluta. Ora, la storia sarebbe potuta anche andare diversamente. Il destino dei Cinque stelle non era per forza istituzionale. Certo l’alternativa era diventare un partito di testimonianza, perennemente all’opposizione, simile al ruolo che giocò il Partito Radicale a cavallo fra 70-80, quando al massimo arrivò al 3,9 per cento (1979). Avrebbe dovuto accettare di avere un ruolo di nicchia, mantenendo una carica intransigente, di testimonianza, di protesta. Avrebbe dovuto svolgere un ‘ruolo di controllo’ come dice Pierre Rosanvallon, che avrebbe impersonificato lo slogan di Grillo ‘apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno’. Invece, tutte le idee caratterizzati del M5s, come l’uno vale uno, sono state a poco a poco abbandonate. Ma, ripeto, non era un destino inevitabile. Né credo che diventando un partito come gli altri, con un’organizzazione burocratica tradizionale, con le correnti e per di più partito di governo, possano mantenere il successo elettorale acquisito nelle due precedenti elezioni politiche. Il ridimensionamento era comunque inevitabile. Per mantenere la loro capacità innovativa nella politica italiana avrebbero dovuto rimanere fermi alla linea ideologica iniziale. Va tuttavia aggiunto che la scelta alternativa, quella di fare una scelta di campo, collocandosi quindi nel centrosinistra, fa saltare il sistema tripolare - difficilmente governabile – e migliora la qualità e la gestibilità della nostra democrazia. D’altronde su questo non avrebbero potuto fare diversamente, Salvini non era adatto a incorporare bensì a dominare gli alleati”.

  

Bisogna ricordare, osserva il professor Corbetta, come è cresciuto il M5s. Altrimenti non si spiega il percorso che lo sta portando al progressivo crollo elettorale. “I Cinque stelle originari del 2013 mettevano insieme Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. L’arruffapopolo e l’ideologo. Usciti di scena questi due personaggi, sono rimaste solo figure scolorite assolutamente simili alla classe politica degli altri partiti, con in più l’inesperienza, che in un certo senso poteva avere essere un elemento positivo. Ma l’assenza di commistione con il potere, un fatto positivo ripeto, è venuta meno in anni di governo. Non dobbiamo dimenticare che il risultato del 2013 era dovuto alla carica eversiva, alla novità, il successo del 2018 era dovuto ai cinque anni di opposizione. Nel momento in cui diventano governativi, i Cinque stelle assomigliano a tutti i partiti. La mancanza di ideologia, il dirsi né di sinistra né di destra serve a prendere voti ma non a governare”.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata