S'avanza un centrodestra di governo

Il Cav. cerca una via per un nuovo patto del Nazareno, Salvini lo minaccia, ma in giro per l'Italia il centrodestra (di governo) chiede ai suoi leader di trovare intese con la maggioranza. Pandemia e futuro, che fare? Chiacchiere con i governatori

CLAUDIO CERASA 20.11. 2020 ilfoglio.it lettura 4’

Nel corso della giornata di ieri, abbiamo contattato alcuni governatori di centrodestra e dai colloqui che abbiamo avuto l’impressione è che in giro per l’Italia vi sia un centrodestra di governo sempre più intenzionato a suggerire al centrodestra di lotta di essere un po’ più di governo.

L’immagine plastica della presenza sulla scena politica di un centrodestra a due velocità – uno disposto a dialogare con il governo italiano, l’altro disposto a dialogare solo con il governo ungherese – è raffigurata bene da due storie molto significative raccolte nella giornata di ieri. La prima storia ha a che fare con una doppia offensiva portata avanti dal leader della Lega, che nel giro di poche ore ha rifilato due schiaffi agli alleati di Forza Italia.

Il primo schiaffetto ha coinciso con l’annuncio dell’ingresso nella Lega di tre deputati provenienti da Forza Italia (Ravetto, Zanella e Carrara, che a forza di vedere Rete 4 si sono convinti che la Lega di Salvini possa essere “il miglior interprete di quella rivoluzione liberale i cui valori sono più che mai attuali e necessari”). Il secondo schiaffetto ha coinciso con l’elogio pubblico rivolto da Salvini al procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri (ah, Catanzaro) autore delle indagini che hanno portato ieri all’arresto di Domenico Tallini, esponente di Forza Italia e presidente del Consiglio regionale della Calabria. Salvini ha detto, parlando di Gratteri, “ben venga chi fa pulizia” e, sempre in nome di quella rivoluzione liberale i cui valori sono più che mai attuali e necessari, ha affermato che “se Gratteri si muove ha ragioni per farlo”.

Il messaggio di Salvini è chiaro: cara Forza Italia, più voi vi avvicinerete ai nemici del governo e più avrete buone possibilità di diventare nostri nemici.

E’ difficile dire che impatto avranno sulla traiettoria del centrodestra i messaggi in codice di Salvini. Ma non è difficile notare invece – e qui arriviamo alla seconda storia – che le reazioni stizzite di Salvini sono dettate più da una posizione di debolezza che da una posizione di forza. E per capire in che senso, è sufficiente fare due passi virtuali nelle stanze dove l’opposizione si presenta con il profilo più di governo che di lotta per comprendere come all’interno del centrodestra la politica dell’unità nazionale sia più solida della politica degli schiaffetti. E così, nel corso della giornata di ieri, abbiamo contattato alcuni governatori di centrodestra e dai colloqui che abbiamo avuto l’impressione è che in giro per l’Italia vi sia un centrodestra di governo sempre più intenzionato a suggerire al centrodestra di lotta di essere un po’ più di governo. La nostra carrellata di telefonate parte dalla Liguria di Giovanni Toti.

E non a caso parte da qui: nel 2014, ai tempi del patto del Nazareno, Toti era uno dei leader più importanti di Forza Italia ma nonostante il suo ruolo non mancò mai di affermare in pubblico le sue perplessità sul patto tra il Pd e Forza Italia. Sei anni dopo la posizione di Toti sembra essere cambiata. “Non mi voglio addentrare in formule politicistiche ma io credo che abbia ragione il presidente della Repubblica quando invita le forze politiche del nostro paese a trovare un modo per mostrare uno spirito di unità nazionale. Il problema dunque non è dal mio punto di vista se farlo e neppure come farlo, ma cosa mettere sul piatto per far sì che un eventuale spirito di solidarietà nazionale si possa trasformare in qualcosa di concreto. E per quel che mi riguarda, io penso che maggioranza e opposizione avrebbero il dovere di collaborare non solo sulle leggi di spesa ma anche sulle leggi finalizzate a creare maggiore semplificazione in Italia.

Può piacere o no ma in una fase non ordinaria servono anche per la politica soluzioni non ordinarie”. Dalla Liguria di Toti ci spostiamo a due regioni amministrate da due governatori di Forza Italia supportati da giunte all’interno delle quali si trovano sia la Lega sia Fratelli d’Italia: Molise e Basilicata. Il governatore del Molise si chiama Donato Toma e chiacchierando con il Foglio dice che “in un momento come questo occorre mettere da parte le contrapposizioni, occorre ragionare sul bene comune e occorre capire che maggioranza e opposizione non hanno solo il diritto ma hanno a mio avviso il dovere di collaborare, sul bilancio e sui fondi europei, e non solo sul Mes, per costruire insieme i progetti per il futuro dell’Italia. In che forma? Io penso che sia opportuno anche un ingresso di Forza Italia al governo”.

E un’idea simile ce l’ha il governatore della Basilicata Vito Bardi: “In un momento di estrema difficoltà per il paese, così come ha sottolineato più volte il capo dello stato, il buonsenso vorrebbe che al di là della posizione parlamentare attualmente occupata ci fosse un interesse comune a trovare soluzioni per il bene del paese. Ritengo che questa sia la regola principale delle democrazie occidentali quando l’intera nazione viene aggredita. Dalla mia ottica, se mi è concesso, credo sia cruciale puntare una parte cospicua delle risorse del paese – sia dei fondi europei che nazionali – sulle infrastrutture materiali e immateriali e sul potenziamento della Sanità. Non è più ora di aspettare: è ora di agire”.

Il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, ha una linea meno morbida rispetto ai suoi colleghi di Forza Italia ma nonostante questo concorda anche lui con l’invito fatto dal capo dello stato a una “leale collaborazione tra le istituzioni”. “Io – dice Marsilio – penso che la leale collaborazione non sia far finta di ascoltare l’opposizione e non penso sia chiedere all’opposizione solo i voti per lo scostamento di bilancio”.

“Penso che la leale collaborazione sia interessarsi alle idee dell’opposizione non in modo retorico, sia valorizzare il lavoro dell’opposizione senza appropriarsi di nascosto delle idee dell’opposizione, sia rendersi conto che quando le regioni si lamentano di qualcosa, penso per esempio ai 21 parametri, non lo fanno per creare zizzania ma per segnalare un problema reale: l’assenza di trasparenza in decisioni cruciali per il paese. Detto questo, non ho problemi a dire che sarebbe positivo se la maggioranza volesse condividere con l’opposizione un percorso per scegliere come andare a spendere il debito che il nostro paese andrà a contrarre. E se davvero vi fosse la possibilità di scrivere la legge di Bilancio con un doppio relatore sarebbe un passaggio positivo. Facciamolo e non perdiamo più tempo”. Meno schiaffetti, più unità: che aspettiamo?

Commenti   

#1 walter 2020-11-20 08:35
"Possibile che nella testa di Salvini ci sia la convinzione di conquistare un giorno il 51% dei consensi e andare da solo al governo. Ma se così non fosse, e così mai sarà… Tradotto: fare accordi anche con il nemico, come quando lo stesso Salvini "per mero interesse personale, si alleò con gli acerrimi nemici Cinque Stelle pur di andare al governo, tradendo gli impegni e i patti di coalizione". E qui arriva la stoccata: "Non faccia il duro e puro, quindi. Uno che è andato al governo con Toninelli e la Lezzi non può fare oggi lo schizzinoso". Quindi l'invito a ricucire: "Smaltita la rabbia e l'invidia per la resurrezione politica di Berlusconi", esorta Sallusti, faccia "politica e non propaganda"

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