La Taverna delle nomine. Una "geniale" proposta della senatrice grillina

Promuove una riforma per introdurre il “merito” nelle nomine pubbliche. Ma il problema non è la legge. Che già esiste. Il problema è che il grillini poi nominano amici e sciroccati

SALVATORE MERLO 26.11. 2020 ilfoglio.it lettura2’

Paola Taverna promuove una riforma per introdurre il “merito” nelle nomine pubbliche. Ma il problema non è la legge. Che già esiste. Il problema è che il grillini poi nominano amici e sciroccati

Poiché deve evidentemente ritenere di bassissimo profilo le nomine pubbliche fin qui fatte da questo e dal precedente governo del Movimento cinque stelle – e come darle torto – ecco che Paola Taverna ha trovato l’uovo di Colombo. Come scegliere i migliori? Ecco che dunque, presa carta e penna, la nostra vicepresidente del Senato ha proposto un disegno di legge che modifica l’articolo 9 del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica. Un paragrafo geniale. In pratica chi vuole candidarsi, chi voglia per esempio proporsi come presidente di Terna o consigliere di amministrazione dell’Eni, deve presentare una candidatura “trasparente” pubblicando il suo curriculum sul sito internet della società nella quale intende andare a lavorare. Geniale. Talmente geniale che è esattamente così che il sistema funziona già. Da anni.

 

Infatti ci si candida via web, si presenta un curriculum pubblico, tutto si fa online   sul sito del Mef (agevoliamo qui il link alla senatrice Taverna: http://www.dt.mef.gov.it/it/attivita_istituzionali/partecipazioni/organi_sociali/). La legge c’è. La trasparenza pure. Ma il problema resta, e non solo nelle partecipate. La cronaca rivela infatti che si entra nei cda pubblici (o si diventa presidenti dell’Inps e dell’Anpal) per combinazione cabarettistica. E i casi di Pasquale Tridico, Mimmo Parisi e Carmine America (ex alunno del liceo Imbriani di Pomigliano, che è tipo l’Ena del M5s), per tacere di altri cetrioli presi al lazo e trasformati in manager, sembrano precisare in cosa consista esattamente la suddetta combinazione. Gary Lineker diceva che il calcio è un gioco semplice: ventidue uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince. Ecco. Si potrebbe dire, parafrasando Lineaker, che anche le nomine pubbliche sono un gioco semplice: i migliori si candidano online, e alla fine vincono i compagni di classe di Di Maio.

Ovviamente la signora Taverna, che non sa come funzionano le leggi sulle nomine pubbliche ma comunque vorrebbe riformarle, non ce l’aveva con gli strambi specialisti individuati e piazzati dal suo partito. Insomma non ce l’ha con se stessa. A lei interessava soprattutto mettersi in mostra. Trovare qualcosa da fare. Da mesi girava infatti a vuoto come una mosca nel bicchiere. Da una parte Di Maio, il leader dei governisti, dall’altra Dibba, il leader dei rivoluzionari. E lei? “E io?”. Poiché aspira a fare la portavoce della nuova segreteria grillina, doveva assolutamente trovare una battaglia che fosse sua. Ed ecco l’idea! “La trasparenza”. Il “merito”. Ma la legge esiste già. Il problema, semmai, è che ad applicarla in maggioranza c’è lei, la Taverna appunto.

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