Brunetta striglia il Cav.: "Sul Mes non possiamo andare contro l'Europa"

Brunetta striglia il Cav.: "Sul Mes non possiamo andare contro l'Europa. I 25 anni al fianco di Berlusconi, i mille dossier redatti. "Resto fedele ai valori europeisti di Forza Italia. Il voto in Aula? Non si può sperare di governare sulle macerie"

VALERIO VALENTINI 03.12. 2020 ilfoglio.it lettura6’

Parla il responsabile economico di Forza Italia. "Opporci, unici in tutto il Ppe, ci isolerebbe a livello internazionale. Sarebbe un disastro". Il centrodestra? "Se cediamo ai diktat di Salvini stavolta, finiremo col fare i sovranisti". Prove di dissenso interno

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Sulla frase deve aver ragionato a lungo, perché appena lo s’interpella subito ce la fornisce: “Berlusconi mi è caro, ma la verità mi è ancora più cara”. Dichiarazione di dissidenza, dunque, quella di Renato Brunetta? Lui, deputato e responsabile economico del partito, ovviamente, ci tiene a dire che non rinnega nulla. E anzi ricorda “con orgoglio i venticinque anni trascorsi al fianco del Cav.”, e con più trasporto, tra tutte, rammenta “le conversazioni di economia che, sin dal 1995, tenevo col presidente, con Letta e Bonaiuti”. Per un quarto di secolo, insomma, “sono stato il suo professore, ho curato i programmi elettorali di Forza Italia, ho redatto più di mille dossier. Per venticinque anni sono stato il più ascoltato. Fino a ieri”. E qui forse il lapsus è significativo. Che sia già oggi l’inizio di una nuova stagione, per Brunetta? “No, sono un inguaribile ottimista. E sono convinto che su una questione così delicata come il Mes, il Cav. e tutta FI possano ritrovare il loro orientamento di sempre: europeista, concreto, per il bene del paese”.

E del resto, sarebbe il colmo se proprio ora che pare aver trovato un nuovo allievo in Luigi Di Maio, elogiato per la sua statura di leader, il prof. Brunetta dovesse rinunciare al magistero sul suo studente prediletto. “Ho apprezzato la svolta del ministro degli Esteri senza ipocrisia. Ma è stato un modo per ribadire che FI ha ragione, e che è stato il M5s a dover riconoscere i suoi errori su fisco, economia, Europa”. Brunetta insomma rimane dov’è, tetragono agli scantonamenti del Cav.? “Per sempre fedele ai nostri ideali di sempre”.

E dunque pronto, il 9 dicembre prossimo, a votare in dissenso, contro l’indicazione di Berlusconi? “La verità, che mi è più cara di ogni cosa, mi impone di riconoscere che FI non può che stare dalla parte dell’Europa. E al Cav. proverò a spiegarglielo, una volta di più”.

Con quali argomenti? “Con un’analisi storica, innanzitutto”, ci dice Brunetta. Sentiamo. “Il Mes, impostato nel 2011 dal governo di cui il Cav. era premier e io ministro, e poi ultimato dall’esecutivo Monti che noi sostenevamo, è stato pensato come un defibrillatore: serve a rimettere in vita una finanza pubblica al collasso. Era una situazione d’emergenza: e dunque si ideò uno strumento un po’ rudimentale, ma comunque efficace. Poi, dopo alcuni anni di stand-by, si è deciso opportunamente di ripensarlo, attribuendogli una nuova funzione: quella di rete di garanzia per le banche, imbottitesi di crediti deteriorati e di derivati”. Serve solo alla Germania, si dice. “E’ vero, serve alle banche tedesche. Ma anche a quelle francesi. E a quelle italiane. Serve al sistema europeo: è un’arma di deterrenza contro la speculazione, per evitare effetti domino in caso di tensione sulle banche di sistema. Questa riforma, insomma, avrà pure degli aspetti non del tutto soddisfacenti, ma affianca allo strumento d’emergenza, al defibrillatore, una rete di garanzia solida e strutturale per le banche europee. Consentendo peraltro di poter attivare in contemporanea entrambi i percorsi”.

 

E d’altronde, quali sarebbero gli effetti di un eventuale veto italiano? “Disastrosi”, sentenzia Brunetta. “Sia politicamente, sia finanziariamente”. Andiamo con ordine. “Lunedì l’Eurogruppo ha accolto all’unanimità la nuova riforma del Mes. Tutti i governi dell’Eurozona e i rispettivi partiti, tutte le grandi famiglie politiche europee (liberali, popolari, socialisti), hanno espresso parere favorevole. Noi saremmo l’unica componente del Ppe a prendere posizione insieme ai sovranisti, ai populisti, agli euroscettici. Davvero Forza Italia è diventata questo? Il nostro paese si porrebbe alla stregua dell’Ungheria di Orbán, che pone il veto sul Bilancio europeo e quindi sul Next Generation Eu. E si attirerebbe tutte le antipatie e i sospetti, proprio nel mentre che giustamente si vede assegnare la quota più cospicua dei fondi del Recovery pur avendo il debito pubblico più preoccupante dell’Unione. E qui le ragioni politiche intrecciano quelle economiche. Perché insieme all’avversità dei governi di mezza Europa ci tireremmo dietro i dubbi dei mercati, che si interrogherebbero sulla nostra contrarietà alla creazione di un fondo di sicurezza per le banche, e magari potrebbero voler scommettere sulla tenuta del nostro sistema creditizio e finanziario. Significa spread, tutto ciò. Significa credit crunch, tassi più alti sui mutui per famiglie e imprese. Se l’Italia non vota prima e ratifica poi il Mes, diventa la responsabile del sabotaggio dell’Unione bancaria europea agli occhi degli analisti finanziari. E noi, di FI, possiamo accettare di essere gli artefici di un simile disastro?”.

 

Possibile che il Cav. non capisca tutto ciò? Possibile che Antonio Tajani, che è stato presidente del Parlamento europeo e ora sostiene questa svolta anti Mes, s’inganni a tal punto? “E’ la cosa che più mi addolora, questa. Il vento che asciuga le mie vigne, nella campagna a sud-ovest di Roma, soffia da Pratica di Mare. Ogni volta che ci penso, e ricordo la centralità che l’Italia riuscì a rivestire grazie a Berlusconi nello scacchiere internazionale, mi viene un brivido. E’ quello il dna di Forza Italia”. Ma anche le identità mutano, no? “E quasi sempre, però, si producono devianze mostruose. E poi per quale ragione? Per andare dietro ai diktat di Salvini?”.

E’ davvero tutto riconducibile all’ultimatum del capo della Lega? “Sto ai fatti. Martedì mattina invio il mio dossier sul Mes al Cav., un dossier che spiega chiaramente le ragioni del sì convinto alla riforma. Nel mentre Salvini dirama il suo editto: ‘Chi vota il Mes è fuori dal centrodestra’. Pochi minuti dopo la nostra senatrice Licia Ronzulli annuncia il nostro voto contrario. Poi il Cav. conferma questa svolta”. Però, si dice, FI resta favorevole alla richiesta del Mes pandemico. “E per quanto, ancora? Se accettiamo che, siccome Salvini pone il suo aut aut, noi ci tiriamo indietro da una riforma fondamentale per l’Italia e per l’Europa, cosa faremo quando il leader della Lega dirà che chi vuole restare nel centrodestra deve opporsi ai 37 miliardi di prestiti del Mes sanitario? Questa strana concezione che Salvini ha del suo supposto ruolo di ‘federatore’ è inaccettabile. Anche perché per noi di FI l’europeismo è un valore sacro, che prescinde dalle tattiche del momento”.

 

Dunque sì al Mes anche a costo della rottura della coalizione? “Nella coalizione, finora, ci sono stati due partiti che hanno tenuto una posizione coerente, sulla riforma del Mes. Fratelli d’Italia, sempre contraria. E Forza Italia, sempre a favore del completamento dell’Unione bancaria e degli strumenti connessi. La Lega, invece, era al governo quando il ministro Tria ha, con pieno merito, dato il via libera a questa riforma del trattato del Mes, ottenendo peraltro significativi miglioramenti. Salvini era vicepremier, Giorgetti sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Cos’è: erano distratti mentre il loro governo trattava in Europa, chiudendo accordi, o erano incapaci di controllare quel che accadeva sotto i loro occhi? O, magari, stanno semplicemente aizzando una propaganda inutile e ipocrita adesso? Farci fare la lezione sulla coerenza e la fedeltà alla coalizione da Salvini, anche no. E del resto, la riforma del Mes in discussione servirà proprio a rafforzare il common backstop per le banche, che dopo la pandemia, e con la fine del programma speciale di aiuti della Bce, accuseranno nuove e più acute sofferenze sugli Npl. E dunque noi di FI ci opponiamo a una riforma che consente al Mes di trasformarsi da un semplice strumento di emergenza per i debiti sovrani, il defibrillatore appunto, a un sistema di garanzie diffuso per tutti i paesi dell’Eurozona, e poi però ci illudiamo di poter accedere a un canale di prestito agevolato per l’epidemia? Suvvia”.

 

E però c’è chi dice: sono problemi della maggioranza, questi. Perché correre in soccorso di Pd e M5s proprio nel momento in cui le contraddizioni della loro alleanza deflagrano? “Perché il Cav. non è mai stato quello del tanto peggio, tanto meglio. E illudersi di poter governare sulle macerie, dopo esserci isolati a livello internazionale, è da irresponsabili, oltreché da illusi”. Ma forse anche certi toni di elogio sperticato a Conte e Di Maio, paradossalmente, finiscono con l’irrigidire chi pure condivide le sue tesi, onorevole. “Io mi sto spendendo perché ho capito da tempo che i guai di questa legislatura derivano dal veto ideologico del M5s nei confronti del Cav. Far cadere quel veto, assumendosi anche la responsabilità di rispondere col dialogo agli insulti, è uno sforzo che serve al paese”

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