Nel derby fra giustizialisti e garantisti è in gioco la Costituzione

Forse siamo arrivati all’ora della verità sulla questione giustizia. Oramai il caso è esploso

Lettere Direttore 05 GIU 2021 ilfoglio.it

Al direttore - Forse siamo arrivati all’ora della verità sulla questione giustizia. Oramai il caso è esploso. La crisi strutturale della giustizia italiana (i tempi e l’incredibile aleatorietà delle sentenze penali e civili rendono l’Italia un paese poco raccomandabile per gli investitori stranieri e per lo stesso Recovery plan), il forsennato uso politico della giustizia verificatosi con fasi diverse dal 1992 ai giorni nostri, l’implosione della magistratura in quanto tale con incredibili effetti anche sull’esercizio della giurisdizione (vedi gli ultimi casi, dal sistema di Palamara, alla loggia segreta di Amara, alla sentenza del tribunale del popolo sull’Ilva, alle contorsioni su Stresa), la totale perdita di credibilità del Csm (Mattarella può continuare a osservare in silenzio?) rendono la situazione insostenibile. Della presa d’atto di questa insostenibilità sono le due lettere al Foglio inviate da Di Maio e da Bettini. Queste lettere sono un fatto positivo che va colto senza processi alle intenzioni, ma anche a occhi aperti. E’ inutile nascondersi dietro a un dito. A suo tempo, cioè nel ’92-’94, nei confronti di Craxi e di una parte della Dc, poi dal ’94 nei confronti di Berlusconi, una larga maggioranza del Pds, esclusi i miglioristi, ha cavalcato la tigre del giustizialismo. Poi il vento è cambiato e ciò ha contribuito all’attuale presa di coscienza. Non a caso Bettini, a parte Uggetti, cita Bassolino, Penati, Vendola: all’esterno del suo campo fa un riferimento alla Raggi e ad Alemanno. Evidentemente ancora non sono maturi i tempi per ricordare la barbarie delle monetine al Raphaël. In ogni caso, pur con questi limiti, va dato un giudizio positivo sulla lettera di Bettini, anche perché la dialettica che si è aperta nel M5s porta alla rottura del suo asse strategico con l’avvocato Conte. La lettera di Di Maio, infatti, a nostro avviso, è una cosa seria, tant’è che Di Battista, Barbara Lezzi, ma specialmente l’avvocato Conte hanno espresso il loro dissenso. Conte rimane legato a Bonafede. Forse finalmente nel M5s si apre un dibattito politico e culturale serio, non sui rimborsi e sulla piattaforma Rousseau. Anche nel Pd, però, la risposta di Enrico Letta a Bettini è singolare. Letta parla non di “garantisti”, ma di “impunitisti”: il termine usato è caratterizzato da una sorta di stitichezza mentale che si risolve in un sostanziale intreccio di riduzionismo e di negazionismo. Fortunatamente, però, i 6 referendum dei Radicali consentono ai garantisti di centro, di sinistra e di destra di convergere sul voto, alla faccia di Conte e di un bel pezzo del M5s, di Enrico Letta e di un pezzo del Pd e di sconvolgere le carte anche all’interno del centrodestra.

Fabrizio Cicchitto

Sul futuro della giustizia, per la prima volta da molto tempo a questa parte, si può essere moderatamente ottimisti e il progetto di riforma studiato dal ministro Cartabia va in una direzione ambiziosa e doverosa: riduzione dei poteri per i magistrati, valutazione dell’operato delle procure, paletti per la durata dei processi, riformulazione delle norme sulla prescrizione. Cartabia però, pur essendo mossa dalle migliori intenzioni, giovedì ha commesso un piccolo errore e ha sostenuto che “il dibattito fra giustizialisti e garantisti è utile se non diventa un derby”. Spiace contraddirla, gentile ministro, ma il dibattito tra giustizialisti e garantisti è un dibattito simile a quello che esiste tra i No vax e i Sì vax. Essere giustizialisti è legittimo, così come è legittimo essere No vax, ma essere giustizialisti non è una posizione come le altre, ma è la posizione di chi sceglie deliberatamente di combattere ciò che prescrive la Costituzione: ogni cittadino deve essere considerato innocente fino a prova contraria. Dunque il derby tra giustizialisti e garantisti non è un derby tra due posizioni con pari dignità, ma è un duello tra chi prova a rispettare la Costituzione e chi ci vuole scatarrare sopra. Ogni tanto, vale la pena ricordarlo.

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