Ricatti di un alleato minore. Il Pd non faccia con Conte lo stesso errore commesso con Alfano

Il Movimento 5 stelle invia velate minacce di guerriglia contro il governo Draghi, a cominciare dalla giustizia, ma è tutto da vedere se sopravviverà alla guerriglia interna tra contiani, grillini e casaleggesi. Lasciatelo al suo destino

Francesco Cundari 23.6.2021 linkiesta.it lettura2’

Il Movimento 5 stelle è il nuovo centrodestra di questa legislatura. Non nel senso della coalizione, nel senso del partito di Angelino Alfano, che si chiamava proprio così: Nuovo centrodestra (Ncd). Anche se stava nel centrosinistra.

Se non ve ne ricordavate più, non è colpa vostra. Anzi, vorrei dire che il punto è proprio questo: è altamente probabile che tra qualche anno nessuno si ricordi più nemmeno del Movimento 5 stelle. Pertanto il Partito democratico farebbe bene a non ripetere l’errore compiuto nella scorsa legislatura con Ncd, durante il governo Renzi e ancor più clamorosamente sotto il governo Gentiloni, quando per il veto di Alfano rinunciò a mettere la fiducia sullo ius soli, facendo arrabbiare quelli che lo volevano (perché non lo faceva) e ancor più quelli che non lo volevano (perché l’argomento avrebbe continuato ad aleggiare come un fantasma fino alla successiva campagna elettorale, per la gioia di Matteo Salvini).

La guerriglia sulla giustizia, e non solo, annunciata da un partito peraltro moribondo, incapace di accordarsi persino sul proprio statuto, sembra ripresentare al Pd un dilemma analogo a quello di allora. C’è dunque da augurarsi che l’esperienza serva di lezione: sacrificare i propri principi e le proprie scelte strategiche pensando di ottenerne un vantaggio tattico può avere un senso nel brevissimo periodo, ma alla lunga è come fare un buco nel serbatoio pensando che alleggeriti dal peso del carburante si correrà più veloci. Potrà funzionare forse per qualche metro, ma di sicuro non si andrà lontano.

Se poi guardiamo alle convulsioni attuali dei Cinquestelle, dove allo scontro tra contiani e casaleggesi, appena concluso, è già subentrato quello tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, c’è da chiedersi con chi pensino ancora di interloquire i volenterosi alleati del Pd.

La storia dovrebbe avere insegnato che peggio del venir meno ai propri principi per cedere al ricatto di un alleato minore, obiettivamente, c’è solo una cosa: venir meno ai propri principi per cedere al ricatto di un alleato moribondo.

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