Anche Meloni difende il leghista

Salvini difende il sottosegretario Claudio Durigon: “Non ci sono nostalgici nella Lega”

Serena Console — 12 Agosto 2021 riformista lettura2’

Salvini difende il sottosegretario Claudio Durigon: “Non ci sono nostalgici nella Lega”

Il centrodestra blinda Claudio Durigon, il sottosegretario leghista al Mef finito nel ciclone per aver proposto di cambiare il nome del parco pubblico Falcone-Borsellino di Latina e riportarlo alla sua vecchia denominazione “parco Mussolini”, in onore del fratello del duce Arnaldo, morto nel 1931.

Dopo giorni di silenzio, il leader della Lega Matteo Salvini scende in campo per difendere il suo alleato, responsabile del partito del Carroccio nel Lazio. “Durigon è bravissimo, è il papà di ‘Quota cento’“, sostiene Salvini sottolineando che “nella Lega non c’è nessun nostalgico“. Per poi blindare l’ex sindacalista Ugl: “Durigon aveva chiesto al sindaco di occuparsi di immondizia e non di cambiare i nomi ai parchi. La Lega ha i piedi piantati nel presente e nel futuro“.

Salvini è costretto così a intervenire per rispondere e respingere le richieste di dimissioni dal Governo del sottosegretario all’Economia mosse da una platea sempre più ampia della maggioranza. Dal M5S, a Leu, al Pd il coro è unanime: deve lasciare l’incarico.

Ma gli alleati di Durigon puntano l’attenzione su altre priorità.

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non ha dubbi: ci sono altre cose a cui pensare.

Lo afferma in un’intervista rilasciata al Corriera della Sera, durante la quale sostiene che “al di là del merito sull’intitolazione del parco a questa o quella personalità, non avrei toccato due nomi come quelli di Falcone e Borsellino. Per quanto riguarda mozioni o dimissioni, mi sembra che abbiamo cose molto più importanti di cui occuparci. Per dire, la sinistra si scandalizza per la toponomastica e molto meno per i suoi dirigenti che a Latina sono coinvolti nello scandalo di Concorsopoli“, affonda Meloni con chiaro riferimento al concorso del Comune di Allumiere per il quale la maggior parte degli assunti (29 su 44), risorse da cui ha attinto anche la Regione Lazio, avrebbero ricevuto le risposte dal presidente della commissione giudicatrice.

A prendere le difese di Durigon un altro leghista di lungo corso, come Roberto Calderoli. “Dai, sono le solite chiacchiere d’agosto che lasciano il tempo che trovano e a settembre scompaiono nel nulla, neanche esiste lo strumento costituzionale della sfiducia per un sottosegretario, al massimo è un atto di indirizzo che non vincola nessuno”, smorza Calderoli. Per poi specificare la sua posizione: “Si fosse riferito al Duce ok, sarebbe stato grave, ma così è un peccato veniale“.

Ora spetta a Mario Draghi un intervento concreto. Le richieste di sfiducia di Claudio Durigon da una parte della maggioranza parlamentare sono però difficili da applicare nei confronti di un sottosegretario che, non fa parte del governo e non è un organo costituzionale.

Il parlamento può solo chiedere al presidente del Consiglio di intervenire, come già accaduto con casi precedenti. I sottosegretari, su cui si era abbattuta in passato qualche bufera parlamentare, si sono dimessi prima oppure sono stati allontanati con un decreto del capo dello Stato, adottato dal Presidente del Consiglio insieme al ministro competente, previa consultazione con il Consiglio dei ministri.

Serena Console

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata