A DARE UNA RANDELLATA AL CENTRODESTRA ANCHE GIULIANO URBANI, FONDATORE DI FORZA ITALIA

"LA CLASSE DIRIGENTE NON È ALL'ALTEZZA ORA LA SVOLTA LIBERALE, MANCANO PERSONAGGI ALLA BEPPE SALA - BERLUSCONI HA 85 ANNI.

19.10.2021 dagospia.com

SCELGANO QUALCUNO DI CREDIBILE PER IL DOPO. TAJANI NON CREDO POSSA REGGERE - SALVINI? BRILLA PER SPIRITO POLEMICO MA NON PER QUALITÀ POLITICHE. GIORGETTI E GARAVAGLIA SONO BRAVI MA NON SONO NÉ DEI CAPIPOPOLO NÉ DEI PREMI NOBEL - FRATELLI D'ITALIA? L'INADEGUATEZZA DELLA SUA CLASSE DIRIGENTE È PALESE. VIVONO ALL'OMBRA DI MELONI"

Alberto Mattioli per "la Stampa" Che botte. È il vantaggio di essere fuori dalla mischia: si può brandire serenamente la sferza e iniziare a menare fendenti a destra e a manca: nel caso, soprattutto a destra. Giuliano Urbani, politologo, due volte ministro con Berlusconi, fra i fondatori di Forza Italia in quota professori, è severissimo con il centrodestra attuale.

Facile, dopo una batosta elettorale così...

«Alt. Il centrodestra ha sicuramente perso le elezioni, ma il centrosinistra non ha ancora vinto quelle che contano davvero. Non dimentichiamoci che si è trattato di una tornata in cui gli elettori non hanno scelto la maggioranza di governo, ma gli amministratori locali più adeguati. Anzi, nella maggior parte dei casi, i meno inadeguati».

E qui il centrodestra non ha brillato.

«Non ha certo una classe di amministratori locali all'altezza. Dove c'era, non è andato male, vedi Occhiuto in Calabria oppure Dipiazza a Trieste, che però è un caso a parte perché è una specie di sindaco eterno. Ma in generale al centrodestra mancano i personaggi alla Beppe Sala, amministratori di prim' ordine poi prestati alla politica».

Facciamo allora un giro nei tre partiti dell'alleanza, iniziando da Forza Italia.

«La rivoluzione berlusconiana si è ormai ristretta a quattro gatti. Ma la diminuzione quantitativa del personale politico non ha portato al suo miglioramento qualitativo. Brave persone, per carità, ma gli azzurri attuali non brillano per il contributo al dibattito politico. Però salvo Brunetta, mi sembra il più sveglio».

La Lega.

«Tanti rimpiangono la Lega di Bossi, ruspante ma almeno autenticamente popolare. Oggi ci sono quei due ministri, Giorgetti e Garavaglia, che sono bravi ma restano un po' a mezza strada: né dei veri capipopolo né dei premi Nobel».

Dimentica Salvini.

«Brilla per spirito polemico ma non per qualità politiche. Il suo handicap maggiore è che non sa fare delle vere alleanze. La competizione con Meloni ha danneggiato entrambi, ma più lui di lei».

Infine, Fratelli d'Italia.

«L'inadeguatezza della sua classe dirigente è palese. Vivono all'ombra di Meloni, che almeno ha avuto l'idea giusta di mettersi all'opposizione. Anche se il dislivello fra lei e Draghi è tale che viene da dirle con tenerezza: da brava, Giorgia, non disturbare il manovratore».

La polemica sul fascismo ha davvero un senso?

«No. Che qualcuno dentro FdI sia nostalgico è indubbio. Ma sarebbe assurdo pretendere che non lo fosse: ci sarà sempre qualche vecchietto che rimpiange la gioventù. Che oggi in Italia il neofascismo sia una forza politica rilevante non lo credo».

Stabilito come sono i partiti di centrodestra, parliamo di cosa dovrebbero diventare: Forza Italia.

«Il leader fondatore ha 85 anni. Scelgano finalmente qualcuno di credibile per il dopo».

C'è Tajani.

«Brava persona, ma non credo possa reggere».

E allora chi?

«Qualcuno come Bertolaso, anche se non sono sicuro che sarebbe all'altezza».

E la Lega?

«La Lega deve fare chiarezza. Bisogna che Giorgetti la smetta di bofonchiare e vada da Salvini a spiegargli di cosa le classi produttive del Nord hanno davvero bisogno. Certo, non di qualcuno che suona ai citofoni chiedendo se lì si spaccia».

FdI.

«Tutti sanno che se anche Meloni vincesse le elezioni non potrebbe governare perché non è accreditata a livello europeo. Quel che è urgente, per tutto il centrodestra, è scegliere una linea».

E come?

«Con una svolta liberale che affronti finalmente temi importanti come lo sviluppo sostenibile o la crisi demografica in maniera seria e non demagogica. Si tratta di uscire dalle piccole beghe quotidiane e capire che cosa si sta a fare al mondo».

Non sarebbe meglio dividersi? FI con i centristi, FdI a fare l'antisistema e la Lega che finalmente decide di diventare la Cdu?

«Credo che sia improbabile. Proprio perché le classi dirigenti sono mediocri, difettano anche di immaginazione. Le palingenesi in politica sono sempre difficili. E poi c'è Draghi».

Che c'entra lui?

«Sta facendo quella politica moderata e di buonsenso che dovrebbe essere del centrodestra, col risultato di togliergli spazio e visibilità. Non è un caso che proprio sul sostegno a Draghi la coalizione si sia divisa. Quel che dice e soprattutto fa Draghi è quel che dovrebbe dire Salvini. Oppure Giorgetti».

Commenti   

#1 walter 2021-10-19 11:58
-L'AMBIVALENZA DELLA LEGA DI LOTTA E DI GOVERNO NON CONVINCE NÉ I CETI PRODUTTIVI 'RESPONSABILI' NÉ QUELLI PERIFERICI 'ARRABBIATI'" - ORSINA: "IL FALLIMENTO DI QUESTA "STRATEGIA DELL'AMBIGUITÀ" RAPPRESENTA UN PROBLEMA PER SALVINI, DAVANTI AL QUALE SI APRONO TRE PERCORSI TUTTI COSTELLATI DI CONTROINDICAZIONI: O PUNTARE AI CETI PRODUTTIVI, RISCHIANDO DI REGALARE QUELLI PERIFERICI A GIORGIA MELONI; O PUNTARE A QUELLI PERIFERICI, RISCHIANDO DI ALIENARSI IL NORD; OPPURE PROSEGUIRE NELL'AMBIVALENZA, SPERANDO DI RIUSCIRE A CONVERTIRLA IN RISORSA" Giovanni Orsina per "la Stampa"

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