1-La terza via di Draghi. Quirinale o Palazzo Chigi? E se lasciasse invece lui?

2-La disobbedienza ha un senso se poi se ne accettano le conseguenze. Trieste, i no green pass annullano il corteo: "Rischio violenze, rimanete a casa"

CARMELO CARUSO- Currado 22.10. 2021ilfoglio.it

1-Al Qurinale lo si elegge con un'elezione condivisa, una “democratica incoronazione del Parlamento”.La politica lo strattona e rischia di non saper tutelare un patrimonio di credibilità. Lo vuole al Quirinale convinta di poter ottenere elezioni. Potrebbe essere Draghi infastidito a sciogliere il problema e lasciare. Attenzione

Rischiano di non saperlo eleggere come presidente della Repubblica, di perderlo come premier, di rompere un cristallo. Lo vogliono “assumere” come garante ma a “condizione che”, “in cambio di”, “se è pronto a”. E’ così che i partiti italiani tutelano una “figura patrimonio”, “la voce della nuova Europa”? C’è una possibilità che non è mai stata esplorata e che merita invece di essere percorsa. E’ la possibilità che Mario Draghi si sottragga a questo mercato di cariche, a questo commercio di futuro. E’ il rischio concreto che quel pezzo d’Italia, quel pezzo che lo vuole “immettere” al Quirinale, lo perda a Palazzo Chigi. E’ il rischio che questa corsa senza decoro (dove lo mandiamo?) indisponga un uomo di decoro. Esiste un partito, che non è un partito, e che vuole bene al presidente, che oggi avvisa: “La sua reputazione non può essere diluita in questo chiacchiericcio. Se dovesse accorgersi di essere il problema sarà lui stesso a sciogliere il problema”….

- La disobbedienza ha un senso se poi se ne accettano le conseguenze

ANTONIO GURRADO 22 OTT 2021

    

La pletora di disobbedienti proliferati grazie al Covid nutre un'idea bizzarra di libertà, in cui si sottintende che il cittadino possa rinunciare a ciò che lo stato gli presenta come oneroso senza mollare un’oncia dei vantaggi che lo stesso stato gli assicura

Trieste, i no green pass annullano il corteo: "Rischio violenze, rimanete a casa"

"Disobbedienti" è l’aggettivo che di frequente accompagna chi protesta contro il green pass, forte di un precedente storico di rilievo quando viene accostato agli accademici che si mostrano apertamente critici. Dal docente di Napoli che associa il qr code al nazismo, al professore di Bologna sospeso per non aver voluto mostrare il green pass (per tacere di un uomo altrimenti sensato come Alessandro Barbero che lo fa rientrare nei “certificati di obbedienza” utilizzati da governi autoritari), è inevitabile sentire l’eco del rifiuto opposto nel 1931 dalla dozzina di professori universitari che non volle giurare “di essere fedele al re, ai suoi reali successori e al regime fascista”.

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