ANCHE I 5STELLE HANNO IMPARATO A FARE POLITICA - BEPPE GRILLO CHIAMAVA BERLUSCONI "PSICONANO",

DI MAIO EVOCAVA I SUOI RAPPORTI CON LA MAFIA. E ORA, NON SOLO SONO AL GOVERNO CON LUI, MA DEVONO DIALOGARE CON IL CAV SE NON VOGLIONO ESSERE SCAVALCATI

18.11.2021 Dagospia.com

DA TUTTE LE MANOVRE CENTRISTE PER LE RIFORME COSTITUZIONALI E PER IL QUIRINALE - IACOBONI: "È DAVVERO UNA NEMESI DELLA STORIA PER I GRILLINI, A CANOSSA SUL CAVALIERE SONO ANDATI DA UN PEZZO…"

Jacopo Iacoboni per "la Stampa" Lo chiamavano «lo Psiconano», e «Berlusconi mafia». Dicevano «mai con Berlusconi». Con cui, quindi, sono ora al governo insieme. Non solo Beppe Grillo, attenzione, ma tutte le sue creature, quei giovani da lui lanciati in politica e diventati chi ministro, chi capo politico del M5S, ogni volta che erano costretti a nominare Berlusconi, persino in interviste concesse quand'erano ormai diventati parlamentari, dicevano «lo Psiconano». Di Maio e Di Battista facevano dirette Instagram in cui ghignavano così: «Berlusconi si è impegnato a versare alla mafia, ora deve solo rendicontare».

Gli faceva orrore persino pronunciarne il nome, Ber-lu-sco-ni. Poi qualcosa cambiò. Luigi Di Maio arrivò a sospirare, ospite in tv a La7, «non averlo voluto incontrare forse mi è costato la presidenza del Consiglio». Con forse una nota di rammarico, perché poi nel frattempo Di Maio aveva intrapreso un percorso evolutivo che lo aveva portato lontano. Alla fine di ottobre, quindi pochissimo tempo fa, Di Maio fece pure una battuta (c'è chi dice si riferisse a Conte), ricordando di non aver mai contattato telefonicamente il leader di Forza Italia, lui: «Forse sono l'unico», scherzò (ma diceva la verità).

«Oggi però vorrei chiamarlo per dirgli "stai attento ai tuoi compagni di percorso, a Salvini e Meloni"». E chissà cosa deve aver pensato adesso, il ministro degli esteri, quando il suo successore (c'è chi sostiene, il suo antagonista) alla guida dei grillini, Giuseppe Conte, ha detto a La Stampa che le riforme costituzionali vanno fatte anche con lui, l'orrido, l'un tempo demonizzatissimo, il mostruoso «psiconano»: Silvio Berlusconi.

È sempre pittoresco il Cavaliere quando spiega le ragioni per cui in fondo «Conte ha un po' il mio stile»: «L'aspetto impeccabile, mai fuori posto, sbarbato» (Silvio com' è noto ritiene le barbe lunghe un retaggio degli anni settanta-ottanta, le aveva tassativamente vietate nei kit di Publitalia fin dalla stagione in cui invece lui girava con gli stivaletti e si faceva fotografare con la pistola sul tavolo - come da celebre copertina de L'Espresso).

Ma è davvero una Nemesi della storia, questa dei grillini che adesso si trovano non di rado a parlare non male di Berlusconi e anzi, forse addirittura devono trovare il modo di dialogarci davvero, politicamente, se non vogliono essere scavalcati da tutte le manovre centriste, non solo per le riforme costituzionali, forse prima ancora per il futuro Quirinale (benché i Toninelli, peraltro ormai marginalizzati, continuino a strepitare e definire «vomitevole» il nome dell'ex premier di Forza Italia).

E d'altra parte, almeno Conte il dialogo con quel mondo l'aveva da un pezzo. La Stampa raccontò, mai smentita, che l'allora premier grillino si sentiva periodicamente con Gianni Letta (Di Maio aveva invece sapientemente costruito, per tempo, una interlocuzione con Mario Draghi).

Se i cinque stelle dicevano di odiare Berlusconi, il Cavaliere li ha sì talora sferzati, l'agenzia Dire pubblicò un video in cui, nei corridoi del Quirinale, Conte prova a inseguire/salutare Silvio, ma quello neanche si gira (forse non l'aveva visto, forse no).

Però altre volte il leader di Forza Italia si è fatto scappare anche degli apprezzamenti per i grillini che per lui valevano oro, come quando - parlando di tv, la cosa a cui più tiene al mondo - disse: «Persone a me vicine (probabilmente si riferiva a Cesare Previti, l'uomo da cui Raggi aveva fatto la pratica di avvocato, come scoprì La Stampa, ndr.) mi hanno parlato bene di Virginia Raggi. Mi dicono che non è soltanto telegenica, ma è anche un bravo avvocato».

Poi cominciò ad aggiungere qualche postilla acre, riferendosi a Di Battista e Di Maio: «Sono telegenici, ma non hanno esperienza di amministrazione». In anni più vicini, Berlusconi era invece stato brutale (a dir poco): «A Mediaset li prenderei per pulire i cessi».

Ma era polemica politica. Niente da cui non si possa tornare indietro. E infatti, mentre Di Maio non andava a parlare con Berlusconi giocandosi (dice lui) Palazzo Chigi, i grillini dovevano poi acconciarsi a eleggere (con i loro voti) una parlamentare berlusconiana come Elisabetta Casellati alla guida del Senato, e infine a stare nello stesso governo con i voti decisivi di Forza Italia, e ministre e ministri di Berlusconi. Lo chiamavano «Psiconano», ma a Canossa sul Cavaliere sono andati da un pezzo.

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