Grazie Draghi. La tragicomica parabola del leader Cinquestelle che ora invoca un patto con Berlusconi e la lottizzazione Rai

Una tripletta da Pallone d’oro per l’avvocato del populismo. Ora a Giuseppe Conte manca soltanto di lagnarsi per la mancanza di auto blu e per la riduzione dei vitalizi. Poi il sipario

22.11.2021 Christian Rocca, linkiesta.it lettura2’

La tripletta dell’avvocato del populismo è da Pallone d’oro. In tre giorni, l’ex premier sovranista diventato premier europeista e poi Piangina in Chief perché Renzi, Mattarella e Draghi lo hanno defenestrato dall’affaccio su Largo Chigi da dove aveva fatto più danni di Bertoldo, ne ha fatte tre una dietro l’altra da scompisciarsi dalle risate: tre giorni fa ha rivolto tredici domande a Renzi ma poi ha rifiutato di ascoltare risposte, l’altroieri ha proposto di fare le riforme costituzionali con Berlusconi e infine, ieri, ha annunciato che i Cinquestelle non andranno più in tv perché i vertici Rai non hanno lottizzato nessun esponente grillino nei telegiornali. Voleva il reddito di lottizzazione, il leader fortissimo di tutti i trombati Rai. Che tenero.

A completare il testacoda ideologico dei Cinquestelle, ora che sono anche in attesa di entrare nel gruppo socialista europeo dopo aver bussato invano alle porte dei sovranisti e dei liberali, al leader Conte manca solo una protesta formale per il mancato rinnovo delle flotte di auto blu e per la riduzione dei vitalizi ai parlamentari.

Queste performance da leader grottesco non sono le uniche: da quando l’avvocato di Volturara Appula è Presidente dei Cinquestelle ha perso ovunque fosse possibile perdere qualsiasi battaglia immaginabile, tanto da non essere nemmeno riuscito a eleggere i capogruppo del suo partito in Parlamento.

È molto probabile che sia nella disfatta sui capigruppo sia sui tg Rai ci sia stato lo zampino di Di Maio, collega di analfabetismo democratico di Conte, ma almeno ragazzo scaltro e svelto.

La parabola dell’avvocato del populismo, cui è rimasta devota soltanto la strana coppia formata da Marco Travaglio e Giuliano Ferrara, è la formidabile conclusione della storia tragicomica di un segnaposto scelto da Casaleggio per fare da vice ai due vicepremier Di Maio e Salvini, ma ben tenuto al guinzaglio da Rocco Casalino, il quale a un certo punto ha cominciato a credere alla sua stessa propaganda, sua di Casalino, e ora è finito a invocare un patto del Nazareno e la lottizzazione Rai pur di segnalare al pubblico la sua presenza.

E ora, addirittura, per ripicca nei confronti di chi ha liberato la Rai dai suoi navigator, annuncia che i Cinquestelle non andranno più in televisione. Volesse il cielo! Ovviamente non sarà in grado di garantire nemmeno questo proclama stentoreo. Intanto, grazie Draghi.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata